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Irregolarità al "Boat" sul lungo Po, il Comune impone la chiusura anticipata del locale

Disposta dal Comune di Piacenza la chiusura con qualche giorno di anticipo rispetto alla convenzione. Nel frattempo il capogruppo Pd Cugini rincara la dose: «Pratica gestita in modo sconsiderato, c'è imbarazzo. L’Amministrazione non brilla per operosità»

Il locale - stando alla convenzione siglata - avrebbe dovuto tenere aperto sicuramente fino al 15 settembre, ma il Comune di Piacenza ha deciso diversamente. Così per il "Boat" sul lungo Po - gestito dalla società "I 4 Cantoni" - è arrivato lo stop dagli uffici del Comune, dopo alcune irregolarità emerse nella gestione della concessione e degli spazi (pubblici) e segnalate anche alla Guardia di Finanza nel corso dell'estate. Il locale è stato perciò chiuso con qualche giorno di anticipo sul previsto in queste ore. Numerosi sono i rilievi che l'ente comunale ha evidenziato - tra cui il mancato rispetto dei limiti acustici e degli orari - nell'ordinanza che chiedeva la cessazione dell'attività sul lungo Po, nell'area di 12mila metri quadrati inaugurata solamente verso la fine del luglio di quest'anno. La vicenda amministrativa del locale è diventata, ora, anche politica. Dopo l'interrogazione del Partito Democratico presentata nelle scorse settimane, durante il Consiglio comunale di lunedì scorso i dem sono passati all'attacco nei confronti dell'assessore Filiberto Putzu, che ha seguito la pratica in quanto assessore alla valorizzazione del Grande Fiume. 

CUGINI (PD) RINCARA LA DOSE NEI CONFRONTI DELL'ASSESSORE PUTZU

«Chi sale sul Boat? È una pratica che fa acqua». Con questo gioco di parole Stefano Cugini, capogruppo del Partito Democratico in Stefano Cugini-19Consiglio comunale, ha commentato la vicenda Boat e la gestione, prima ancora di essere a conoscenza della chiusura anticipata del locale disposta dal Comune. Il Pd ha infatti chiesto, durante la seduta di Consiglio del 10 settembre, la sfiducia dell’assessore alla valorizzazione del Grande Fiume Filiberto Putzu. «Il pressapochismo politico – spiega Cugini - e i tempi di risposta da narcolettici hanno consentito al gestore del locale di concludere la sua stagione commerciale in tutta tranquillità, alla faccia di chi le regole le rispetta davvero. Sosteneva George Orwell che tutti gli animali sono uguali. (Ma alcuni sono più uguali degli altri). Ecco, questo è il sentimento che resta dallo studio di questa ingarbugliata pratica. La collega Giorgia Buscarini, nonché ex assessore al commercio, ha intuito subito che qualcosa non era trasparente come ci si aspetta da un Ente pubblico: da qui nascono i vari atti che hanno dato seguito alla seduta del 30 luglio, in cui non siamo stati i soli a lanciare l’allarme. Ciò nonostante, silenzio. Il 6 agosto depositiamo formale interrogazione, firmata Buscarini/Cugini, articolata in 28 domande circostanziate, cui abbiamo fatto seguire vari passaggi negli uffici competenti per farci mostrare le carte dai funzionari e parlare con il Dirigente». 

«Le irregolarità rilevate sono state diverse – prosegue Cugini - dalla comunicazione inizio lavori, alla presentazione di documenti per eventi con numeri di persone chiaramente sottostimati. A balzare all’occhio però sono stati alcuni ammonimenti scritti degli uffici, tra i quali “quest’attività, condotta con aspetti che destano perplessità e richiedono approfondimenti, potrebbe danneggiare altre attività commerciali già autorizzate. Da ciò non si esclude che potrebbe scaturire contenzioso da parte di questi ultimi”, oltre a uno strano accordo, non previsto dalla convenzione, che prevedrebbe l’esborso di 10.000 euro l’anno per sei anni, non si capisce bene a quale titolo effettivo. Si aggiunga l’assenza di firma da parte del dirigente competente in merito alla realizzazione del locale e la presenza invece di un documento firmato dall’Assessore, che non può farlo, per acconsentire la posa di una recinzione. L’elenco di svarioni di questo pasticciaccio brutto che sarà pure noioso, molto tecnico e per nulla appassionante, ma che dovrebbe interessare parecchio i cittadini, perché si tratta di interesse pubblico, è ancora lungo e in divenire. Giusto un ultimo esempio per chiedere a chi mi legge se gli/le verrebbe mai in mente di apporre un cartello con scritto “proprietà privata – vietato l’accesso” all’ingresso di un luogo sito su area pubblica in nome di una convenzione che stabilisce: “viene mantenuta la finalità pubblica” e “la suddetta (area) potrà essere recintata dal concessionario, purché accessibile durante le ore del giorno”». Filiberto Putzu-6

«Beh, davanti al Boat – sottolinea il capogruppo dem in Consiglio comunale - quel cartello fa bella mostra di sé. A fronte di tutto questo e altro ancora, a noi è toccato invece leggere basiti una nota piccata in cui l’Amministrazione comunale si attribuisce “totale e piena estraneità”, non solo lanciando la palla agli uffici, ma addirittura informando che è stato attivato l’ufficio legale per valutare azioni nei confronti di alcuni consiglieri di minoranza (chissà chi!), che si sono azzardati a svolgere il compito ispettivo che la legge riserva loro. A questo punto è chiaro, dal nervosismo che traspare, che il Sindaco ha preso atto di trovarsi tra le mani un vero e proprio “regò”, così come par di capire non sappia quali pesci pigliare per uscirne».

«Sorge il dubbio che a presentare in conferenza stampa la bella iniziativa, il 25 luglio scorso, siano andati i sosia di Patrizia Barbieri e Filiberto Putzu, che parevano invece ben consci di quanto stavano illustrando, così come tendiamo a credere che sempre i sosia abbiano partecipato alla conferenza dei servizi del 31 luglio, con l’assessore Paolo Mancioppi, in cui, tra le altre cose, è emerso un parere legale che farebbero meglio a rileggere. Forse, prima di attivare l’avvocatura per risibili azioni ritorsive, converrebbe chiedere alla stessa un aiuto nel ripasso degli atti e della convenzione: sarebbero soldi pubblici certamente meglio spesi. Una giunta pronta allo scaricabarile preventivo su una vicenda che riguarda il territorio che governa e sulla quale da un mese c’è chi rileva qualcosa che non va per il verso giusto, sfiora il paradosso. “A nostra insaputa” è un alibi che non regge più. Il comune ha agito la funzione di controllo che gli compete rispetto a una convenzione che lo stesso ha istruito? Ecco l’unico vero nocciolo della questione, da cui la politica non può dirsi estranea. Se prima di minacciare le vie legali avessero la bontà di dirci se la pratica è corretta, se tutte le autorizzazioni ci sono, se la convenzione è rispettata, rispondendo all’interrogazione, avrebbero in cambio tutta la nostra gratitudine. Poi, dopo, agiscano pure come ritengono: per noi vale il principio del “male non fare, paura non avere”. Confidiamo, anche per loro».

Il capogruppo Cugini aggiunge poi alcune considerazioni più di carattere generale sulla Giunta. «Al netto dei proclami, che questa Amministrazione non brilli per operosità è sotto gli occhi di tutti. Persino nei bar cominciano i mugugni. Per carità, le difficoltà a gestire la macchina comunale di una città da 100.000 persone sono enormi. Se però ti presenti in campagna elettorale col piglio del risolutore, di chi inebria le folle di aria nuova, poi qualcosina devi pur dimostrare. Ora però stiamo rasentando l’imbarazzo politico: ieri è andato in scena il primo consiglio comunale post-vacanze e l’opposizione che indegnamente rappresentiamo parte all’attacco con una sfiducia a un assessore figlia della sconsiderata gestione della pratica Boat. Due mesi di tam tam sulla stampa, negli uffici e in comunicazioni private, un’interrogazione a cui si è risposto in modo indecoroso per un ente pubblico, per sentirci alla fine chiedere dal Sindaco altri 10 giorni “perché la pratica è complessa, serve ricostruire bene la questione e completare le risposte mancanti?”».

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