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La Provincia è viva più che mai e tornerà ad assumere

L'incontro dell'Amministrazione Rolleri con la stampa dopo il "No" alla Riforma Costituzionale. Il presidente: «Torneremo al passato, con Elezioni vere e proprie. Lo Stato dovrà diminuire i tagli e permetterci di assumere nuovi dipendenti»

«Due anni vissuti pericolosamente». Le parole del direttore generale della Provincia Vittorio Silva ben fotografano gli ultimi mesi dell’ente di via Garibaldi. Doveva estinguersi, gli ultimi 24 mesi erano lì a dimostrarlo (con tagli, pre-pensionamenti, precari non confermati e amministratori senza stipendio), ma ora le Province rimarranno vive e vegete dopo il “No” al Referendum Costituzionale del 4 dicembre. «Questa è stata la decisione dei cittadini, perciò credo proprio che a Roma abbiano i disegni di legge pronti nel cassetto – aggiunge il presidente Francesco Rolleri -, le Province torneranno come prima, e avranno bisogno di assumere dipendenti».

L’Amministrazione uscente della Provincia - il 10 gennaio si terranno le elezioni dell'ente di secondo livello - ha incontrato nella sala consiliare la stampa locale per gli auguri di Natale e per rendere chiaro il quadro, alla luce del Referendum che ha imposto un brusco stop al percorso sancito dalla Legge Delrio del 2014. «il 2016 è stato l’ennesimo anno – ha esordito Rolleri - complesso e complicato. Abbiamo lavorato in una situazione di precarietà. Abbiamo vissuto l’anno attendendo la Riforma Costituzionale, per un approdo definitivo di questo percorso, ma la mancata applicazione ha confermato le Province. Il 2016 è stato difficile dal punto di vista finanziario: su 24 milioni di entrate abbiamo versato allo Stato oltre 14 milioni di euro. La situazione è insostenibile. Senza una correzione di rotta sarà impossibile garantire ai cittadini la continuità dei servizi. Nonostante le difficoltà non è venuto meno l’impegno nell’ente, per raggiungere traguardi ambiziosi».

Rolleri ha ricordato alcuni passaggi cruciali del 2016, come la vendita a Invimit di prefettura e caserma dei carabinieri di via Beverora, l’acquisizione dal Demanio di una porzione del Laboratorio Pontieri per realizzare due palestre scolastiche, il confronto con Parma per l’Area Vasta e i sei milioni di euro investiti sul territorio.

Ora il futuro si fa certo - le Province non verranno abolite e faranno ancora da raccordo tra Regioni e Comuni - ma pieno di ostacoli e insidie. «Fondamentale per noi – ha aggiunto Rolleri – è l’apporto del personale dell’ente. Il 2017 porterà a un ripensamento delle politiche nazionali: questi enti rimangono, bisogna metterli nelle condizioni di portare avanti le loro funzioni. Ci vogliono interventi urgenti, bisogna rivedere i tagli dello Stato, sono troppi. Ci vuole un decreto legge urgente, altrimenti tutte le Province italiane subiranno un dissesto finanziario. È necessario inoltre riaprire l’opportunità di assunzione. Tra prepensionamenti e mobilità il problema è grave. Sarà necessario rivedere il sistema di finanziamento. Assumeremo, non torneremo ai numeri del passato ma qualcuno ci vuole per portare avanti il lavoro».

Torneranno anche le Elezioni Provinciali a suffragio universale, la Giunta con gli assessorati, i consiglieri provinciali a tutti gli effetti. Tutti stipendiati e rimborsati, come nella vecchia Provincia. «Ci saranno amministratori a tempo pieno – ha precisato il presidente attuale, che rimarrà in carica ancora due anni (fino a che la legge Delrio terrà botta) e aspetta di conoscere chi saranno i dieci nuovi consiglieri eletti a gennaio -, l’assetto attuale con amministratori dei comuni aveva senso in questo momento, ma non per il futuro.

«È un momento – ha aggiunto il vicepresidente uscente Patrizia Calza - importante: le Province rimangono come istituzione. Le normative ci stavano portando verso l’eliminazione dell’ente definitiva. Erano decenni che si parlava delle necessità di cambiare l’ente, di eliminarlo: sottoposto questo quesito agli italiani, è arrivata la risposta da loro di mantenerlo. Perciò questo discorso è chiuso. L’ente rimarrà, magari un po’ diverso rispetto al passato, terrà le funzioni necessarie, implementando però le risorse e il personale di questi mesi. Sarà di supporto e aiuto ai comuni. La Provincia sarà un ente che in alcuni settori darà una mano ai Comuni del territorio, però ci vogliono persone competenti al lavoro per farlo».

«Avevamo immaginato – ha detto il consigliere con delega ai trasporti Luca Quintavalla - comuni più grandi e forti e le Province abolite. Ma i cittadini hanno bocciato questo progetto. Fusioni e Unioni hanno avuto difficoltà, la Provincia tornerà perciò ad avere il ruolo di prima. Noi amministratori comunque ci siamo fatti un bel mazzo, abbiamo lavorato senza compensi. Due anni folli, in cui siamo stati impegnati tra il nostro comune, le Unioni dei comuni e la Provincia. In più abbiamo anche un lavoro e una famiglia. Due anni che sono sembrati dieci».

Una Provincia che torna alle origini, a come l’abbiamo sempre conosciuta. «Siamo rimasti con 12 cantonieri – è la riflessione del direttore generale Vittorio Silva - per oltre mille chilometri di strade. Così non possiamo andare avanti. C’è una macchina amministrativa da ricostruire». La Provincia inizia ora la sua marcia indietro e torna a essere l'ente che è stato.

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