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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica Podenzano

La Provincia mette in vendita il suo 4% della corte "La Faggiola"

Il consigliere e sindaco di Podenzano Piva: «Ce lo impone il decreto Madia, proprio adesso che La Faggiola registra buoni risultati dobbiamo vendere le quote». Il centrodestra soddisfatto: «Tutte le società partecipate della Provincia sono esperienze fallimentari». Venduta la mini-quota di Banca Etica

La Provincia di Piacenza mette sul mercato il suo 4% (per un valore di 52mila euro) della corte “La Faggiola”, la cascina storica (vincolata dalla Soprintendenza) di Gariga di Podenzano, diventata negli ultimi tempi (dopo anni e bilanci difficili) un punto di riferimento per l’enogastronomia locale e un luogo di promozione delle eccellenze locali.  «Ogni amministrazione pubblica – ha spiegato in Consiglio provinciale il presidente Francesco Rolleri - deve effettuare una ricognizione delle proprie società partecipate, secondo il decreto Madia. La Provincia ha già provveduto a una propria ricognizione delle società nel 2015. Rimangono le nostre quote in Piacenza Expo, Tempi Agenzia e Lepida, che si occupano di funzioni che competono ancora a questo ente dopo la riforma Delrio». È notizia proprio di oggi la vendita anche della quota di Banca Popolare Etica: sarà la stessa banca a prendersi la piccola quota dell’ente di via Garibaldi (lo 0,0063%, 3150 euro di capitale sociale). Soprip e Piacenza Turismi sono attualmente in fase di liquidazione.

La Faggiola non rientra nelle attività e nelle funzioni della Provincia e non rispetta alcuni parametri del decreto Madia. «La nostra proposta di cedere la quota della Faggiola – ha chiarito Rolleri - non è un giudizio sulla gestione della società stessa. E che la funzione non compete più a noi, siamo perciò obbligati a vendere la nostra quota».Alessandro Piva-3

Ha votato per dovere a favore della vendita della quota de La Faggiola il consigliere provinciale Pd e sindaco di Podenzano Alessandro Piva, che però difende a spada tratta i risultati conseguiti dalla società negli ultimi tempi. «Peccato che per legge dobbiamo uscire – ha spiegato - dopo un lungo periodo di tribolazioni e incertezze queste titubanze dei soci sono cadute. Si nota un certo interesse di istituzioni, privati e associazioni di categoria verso la Faggiola. Si sta recuperando un fabbricato importante, la Camera di Commercio sta portando avanti iniziative impianti dentro la Faggiola. La corte funziona, è viva, stanno collaborando con il Consorzio Grana Padano. Hanno registrato 4mila visitatori nella stagione maggio-giugno-luglio e valorizzano i prodotti tipici del territorio. Con rammarico vedo la Provincia lasciare questa compagine sociale. Dobbiamo rispettare la legge, peccato perché proprio adesso la società stava andando bene». 

«Sono tutte società fallimentari – ha tuonato Matteo Lunni (Forza Italia) -.  Quattromila persone sono un disastro, Veleia Romana fa 20mila visite in una stagione, il Wine Festival ne registra 4mila in una giornata, il museo delle cere di Grazzano ne fa 60 mila in una stagione. Finalmente ne prendete atto e usciamo da questa società. È una ciambella senza buco, un bel sogno che purtroppo è andato». Lapidario il commento di Sergio Bursi (Fratelli d’Italia). «Sono società decotte, tenute in vita da soldi pubblici, è giusto dire basta».

«In 5 anni di centrodestra con Trespidi in Provincia – ha replicato ancora Piva – perché l’ente non è uscito dalla società? Evidentemente ci teneva a restare. La Provincia non ci ha messo soldi nella Faggiola, solo capitale sociale. Quanto costa la Faggiola alla Provincia? Non mi risulta che siano stati messi soldi in passato per questa società. Oggi decidiamo di vendere le quote solamente perché c'è una legge che lo impone. E comunque La Faggiola ha fatto 4mila presenze in soli tre eventi, è animata tutte le sere, è frequentata nel weekend. La nostra decisione di oggi è soltanto una questione tecnica e non politica».  D’accordo con Piva il consigliere e sindaco di Castelvetro Luca Quintavalla (Pd). «Ci vuole responsabilità , non mettiamoci a fare i professoroni. La Faggiola era nel “Patto per Piacenza” del 2000 - firmato da Guidotti, sindaco di Piacenza del centrodestra e da Dario Squeri (allora presidente della Provincia) - tra i progetti centrali».

«La Faggiola – ha detto il vicepresidente Patrizia Calza - opera nel settore enogastronomico che nel nostro territorio vede la presenza di tanta concorrenza. È comunque da riconoscere lo sforzo dei soci e del mondo agricolo verso questa struttura».

Anche il presidente Rolleri ha voluto ribadire l’obbligatorietà dell’alienazione per l’ente. «Stiamo solo rispettando una normativa. Nel caso in cui non cediamo la quota, è prevista una sanzione fino da 5mila fino a 500 mila euro. Se non affrontiamo l’intero piano di razionalizzazione imposto dal decreto Madia, non avremmo comunque la possibilità di votare nei Cda delle singole società e saremmo poi obbligati a cedere tutte le partecipazioni». Dopo la discussione, il Consiglio provinciale ha votato all’unanimità il provvedimento. La quota de La Faggiola è sul mercato.

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