rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Politica

«La sinistra deve fare una mossa, serve una novità per agganciare il tema sociale»

Bersani: «Manca l’iniziativa, potrei tornare nel Pd anche domani mattina ma non rappresento una novità, che serve per intercettare i bisogni che colmavano i 5 Stelle. Rischiamo di rifare l’Unione del 2006 con tante sigle»

«Bisogna agganciare il “tema sociale”, il lavoro. Se vogliamo chiamarci ancora centrosinistra. Altrimenti stiamo fermi e ci riposiamo». Pier Luigi Bersani, durante il dialogo con Romano Prodi ospitato in Sant’Ilario, si è soffermato a parlare dello scenario nazionale del centrosinistra. «Ma quando rientra Bersani nel Pd?», gli ha chiesto Venanzio Postiglione, firma di prestigio del “Corriere della Sera. «Io non sono mai uscito di casa – la risposta dell’ex ministro bettolese. Se servisse alla “ditta”, cioè all’Ulivo, al Pd, ai riformisti veri, ci entro domani mattina. Ma facciamo il gioco dei quattro cantoni? Non posso essere io la novità. Ci vuole un gesto».

Nei suoi ragionamenti Bersani non tocca minimamente l’argomento “Elezioni a Piacenza”. Ma le sue riflessioni hanno fatto “fischiare le orecchie” a chi segue da vicino le dinamiche locali. «Perché ogni volta fatichiamo a ricomporre persone e sigle che si conoscono bene? Sono andato in una città a fare un incontro, mi spiegavano che “c’era da riparlarsi”, “da riunire sigle che si sono combattute…”».

Insomma, «il centrosinistra vince se si dà una mossa». «L’Ulivo - è l’analisi con Prodi - fu una buona prova di governo, una buona esperienza, ma un’incompiuta. L’Unione fu un’altra cosa».

Ma la strada non sarebbe così in salita come qualcuno può credere. «Secondo me c’è un mondo più largo a nostro favore rispetto a quello espresso dai partiti in campo». L’ex segretario dem è pragmatico. «Tutti i sondaggisti ci dicono che il 40% sa già adesso chi votare. Il 20% a votare non ci va proprio per nessuna ragione. Il 40% è un voto intermittente: l’elettore deciderà “se andare” e “cosa votare” solo nelle ultime settimane». E qua crescono le preoccupazioni. «Il bisogno di novità da chi verrà colmato? Il voto dei 5 Stelle dove andrà a finire? Abbiamo i salari fermi da dieci anni e le bollette che aumentano. Chi darà voce agli italiani dopo l’esperienza dei 5 Stelle? Insomma, vince chi presenterà più novità. Alla sinistra consiglio di riunirsi attorno a 3-4 proposte di base sul lavoro».

Lo spauracchio da evitare è di riproporre un modello di sinistra che non funziona. «Altrimenti rifacciamo l’Unione (la coalizione di 9 partiti del 2006 che vinse le elezioni per un soffio ma si trovò impantanato nell’ingovernabilità, nda) ovvero tante sigle insieme. Ma qua manca l’iniziativa! Si parla solo di far entrare uno o di escludere un altro come Calenda».

Non si può girare attorno al tema del momento: il successore di Sergio Mattarella. Il profilo del prossimo presidente della Repubblica? «Serve uno con il più largo appoggio possibile, che sia capace, integerrimo. Quando si sceglie il presidente si dà un messaggio al Paese. Gli italiani vogliono sapere se è una persona perbene, non se è più di sinistra, di centro o di destra. Mattarella non era così conosciuto da quella maggioranza di italiani che non seguono assiduamente la politica e lo hanno apprezzato».

E Mario Draghi cosa fa? «Per me Draghi rimane premier e si trova un altro». Sempre in tema Quirinale, Bersani ha fatto una distinzione tra centrodestra e centrosinistra. «Abbiamo idee diverse sui candidati per il Colle. Noi lo pensiamo autorevole, che sappia dirigere e che si faccia ubbidire. Accettiamo che si metta di traverso a stoppare una legge, che suggerisca di smetterla con i decreti. A loro conviene un presidente con meno caratteristiche, che sia permissivo, quindi hanno più candidati e chances. Però sarebbe importante cercare una figura tutti assieme che abbia un profilo inattaccabile. Ma stiamo volando basso».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

«La sinistra deve fare una mossa, serve una novità per agganciare il tema sociale»

IlPiacenza è in caricamento