rotate-mobile
Politica

Le ombre sul traffico di immigrati che viene lasciato senza regole

“I Misteri del Mediterraneo” presentato alla Fondazione, il libro inchiesta sulle Ong di Massimo Polledri. Renato Farina: «Governare il fenomeno dentro regole certe per non lasciare le persone in balia dei trafficanti»

Il 26 ottobre, in tutta sicurezza, all’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, si è tenuta la presentazione del Libro Inchiesta sulle ONG “I Misteri del Mediterraneo” di Massimo Polledri edito da Rubbettino. Una partecipazione sentita quella del pubblico che nonostante le limitazioni imposte dal DPCM è voluto essere presente e con interesse ha manifestato l’apprezzamento per il lavoro dell’autore. Evento che aveva come protagonisti il direttore di Libertà , Pietro Visconti in collegamento a distanza, e in sala Renato Farina, editorialista di Libero e un testimone, Christian Ricci, che è stato team leader e si è occupato della sicurezza di una delle navi che recuperano i naufraghi.

Polledri mostra documenti inediti non inseriti nel libro in cui vi sono evidenze sui rapporti tra lo Stato e le ONG: la formazione in una base militare dove si formano gli operatori del salvataggio, personale tecnico operativo delle Ong su nave Dattilo, con la Guardia Costiera. Il compito delle Ong era quello di fermare il traffico, ma si evidenzia che un terzo del Pil della Tripolitania dipende da questo traffico dei migranti (dati Onu) e il maggior trafficante, Bijia, l’11 maggio 2017 è arrivato da Tripoli nel centro di accoglienza, ha visitato il Comando Generale delle Capitanerie per un incontro formativo.

Il libro si basa su un documento segreto che l’Ammiraglio Credendino, che guidava la missione Sophia nel Mediterraneo (una missione gestita dall’Europa), che getta una certa luce sull’operato delle Ong, sul ruolo degli scafisti, sui rapporti tra Stato, Ong e scafisti. Visconti ha introdotto il libro come un tentativo di ragionare e documentare le vicende della tratta degli immigrati, con un punto di vista ostile alle Ong, rappresentate come plotone di disordine e alveo di affarismo e ne prende le distanze: «Dalla lettura che ho fatto di questo libro i misteri sono indicati, però è un tentativo di mettere agli atti un problema, di aprire delle fessure su un muro di conformismo».

Farina ha raccontato la vicenda di Bijia  che è stato messo dalla Guardia costiera libica come ufficiale e faceva questo “doppio lavoro”, che si incontrava tra funzionari governativi italiani e che ora è sotto scorta per minacce libiche. «Ciascun governo - ha continuato Farina - ha cercato di fare sopra traccia e sotto traccia di tutto per evitare il problema, a volte causando problemi maggiori come è secondo me quello che hanno fatto le Ong. Molti che salgono su quelle navi lo fanno come lo facevano i crociati nel Medioevo, chi lo fa per ragioni ideali per avere la santa indulgenza plenaria e la certezza del paradiso, altri che lo fanno per spirito di avventura, altri ancora comunque perché è un lavoro ben retribuito, poi ci sono quelli che hanno piacere a dare fastidio al governo e anche chi ha una visione ideologica. Non vedo un progetto diabolico organizzato, ma certo tutto questo causa un effetto spinta: la certezza di essere soccorsi attraverso tutti i contatti che il libro di Polledri dimostra che dall’Italia c’è la garanzia che dall’Italia nessuno viene mandato via». Secondo Farina, si «tratta di capire se tutto questo è un aiuto alla crescita dell’umanità o non diventa una specie di trappola (magari in buona fede) di cui alla fine restano vittima. Non c’è niente di peggio che essere trattati come materia di accoglienza assistita, per cui senza la dignità del lavoro, oppure per essere guardati come chi porta via i soldi di chi ne ha bisogno essendo del posto. La forza di questo libro attraverso un punto di vista molto preciso mai occultato da Polledri, dà modo a tutti, attraverso un particolare, di allargare lo sguardo e di cogliere la problematica generale, questo è il merito di questo libro. Siamo avanti a un paradosso: non è vero che aiutandoli a casa loro ne partono di meno, ne partono di più: perché “più stai bene, più cechi di stare meglio dunque hai più soldi per partire”; si tratta di governare il fenomeno dentro regole certe».

Ricci nel 2016 e 2017 è stato a bordo di una unità delle Ong occupandosi di sicurezza come team leader delle unità di soccorso; grazie a lui e ai suoi colleghi è stata aperta l’inchiesta della procura di Trapani. «Le Ong hanno rapporti con la Guardia Costiera e con il ministero - ha detto Ricci - purtroppo abbiamo potuto vedere accordi con gli scafisti per oltrepassare le acque internazionali e venire in Italia. Le persone “trafficate” sono il nodo debole, da proteggere, ma il traffico “sicuro” e impunito è una facilitazione di questo traffico, non è un aiuto alla sua sospensione. Queste persone non sapevano nemmeno dove stavano andando, sono state costrette ad arrivare in Italia, persone abusate, scelte e spinte a partire per aumentare il traffico illecito della prostituzione, della droga. Ho raccolto tante persone affogate … mamme che mi hanno consegnato il proprio figlio per salvarlo, bisogna focalizzare l’aiuto su queste povere persone, non bisogna salvarle dall’acqua, non dovrebbero arrivare lì; le Ong facevano le foto, donate...donate… abbiamo sbagliato nel non proteggere queste persone».

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Le ombre sul traffico di immigrati che viene lasciato senza regole

IlPiacenza è in caricamento