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Linee di mandato di Bonaccini, le repliche di Rancan e Tagliaferri

Il capogruppo leghista: «Nessun bazooka, solo una cerbottana di vecchi impegni già presi». Il consigliere di Fd’I: «Vogliamo che la Regione corra veloce»

“Noi lavoreremo per dare una Regione migliore alle generazioni future. Questo passa attraverso proposte ma anche la verifica della miriade di promesse che avete fatto anche solo per un voto in più. Di certo dalle linee di mandato della Giunta Bonaccini il passo avanti non c’è: la risposta all’emergenza Covid 19 è stato il cosiddetto bazooka regionale da 14 miliardi annunciato per dare sostegno alla ripartenza. In realtà si è trattato di un elenco di impegni di spesa in gran parte già assunti prima dell’emergenza: più che un bazooka ci è sembrata una cerbottana da scuola”. Così Matteo Rancan, capogruppo della Lega in consiglio regionale, ha commentato le linee di mandato illustrate dal presidente della Giunta regionale Bonaccini. Rancan ha definito “un libro dei sogni e un’autoproclamazione” la relazione di Bonaccini che ha tracciato le linee del nuovo mandato legislativo. Il capogruppo della Lega ha annunciato che l’azione della Lega, presente in aula in forza dello storico risultato ottenuto alle elezioni di gennaio con il 31,9% dei consensi, sarà contraddistinta da concretezza, serietà e buonsenso. Rancan, prima di esaminare i singoli punti della relazione per evidenziarne le incongruenze, ha denunciato che durante l’emergenza Coronavirus il comportamento della Giunta non è stato all’insegna della trasparenza. “A cominciare dal commissariamento dell’assessore alla Sanità, Donini, rimpiazzato dal commissario Venturi. Ma poi, quanto a competenze, come si giustifica il passaggio di Donini dai trasporti, nell’altra giunta, alla Sanità?” E una doppia frecciata sulla composizione della giunta: “Manca l’assessorato alla sicurezza e alla legalità” ha aggiunto Rancan, “mentre la vicepresidenza della Regione affidata a Elly Schlein è il prezzo pagato per l’appoggio elettorale delle Sardine, un movimento nato non per qualcosa ma contro qualcosa”. Il capogruppo della Lega ha poi esaminato i vari capitoli di intervento denunciando le difficoltà delle imprese: serve liquidità e azzeramento dell’Irap; la sconfessione delle ultime politiche sanitarie con il ritorno a una presenza territoriale; serve una rete infrastrutturale sul territorio con attenzione alle stazioni ferroviarie minori; la difesa dei prodotti agricoli del territorio con la creazione del marchio “Made in Emilia Romagna”; necessario piano strategico per la montagna con copertura telefonica e internet; turismo, sport e cultura da valorizzare anche con la internazionalizzazione dei brand, specie dopo l’emergenza Covid; politiche sociali attente agli emiliano romagnoli per case popolari e controlli in case famiglia e attenzione al sistema degli affidi. “Tutto questo -ha concluso il capogruppo della Lega Rancan – si può fare prime e meglio con una maggiore autonomia, con i fatti per cui è auspicabile una interlocuzione con il Governo”.

TAGLIAFERRI (FDI): «VOGLIAMO ANCHE NOI UNA REGIONE CHE SI RIALZI DA QUESTA TERRIBILE EMERGENZA E CORRA VELOCE»

 Oggi finalmente viene restituita a quest’aula la corretta considerazione istituzionale dovuta all’Assemblea legislativa. Abbiamo atteso forse troppo a lungo che Lei fosse disponibile. La scusa dell’emergenza Covid ha retto per un po’ di tempo. Ma non a lungo. Mi lasci dire che proprio l’emergenza Covid19 e le sue devastanti conseguenze sulla vita e sull’economia degli emiliano-romagnoli avrebbero dovuto costituire un valido e ulteriore motivo perché Lei venisse in Aula a riferire il suo programma di mandato. Al contrario questo esame è stato rimandato tanto che abbiamo dovuto pretendere che Lei si degnasse di riferire all’Aula le linee guida del suo programma, che certamente dovrà subire non pochi aggiustamenti, almeno è quello che crediamo, rispetto sia alle conseguenze del troppo lungo lockdown su tanti aspetti della nostra vita, sia rispetto agli errori del Governo nazionale che ricadranno inevitabilmente sulle Regioni.

E che le conseguenze del lockdown troppo lungo e severo siano e saranno devastanti per il Paese e la nostra regione lo ha dichiarato perfino uno dei protagonisti dell’emergenza Covid. Pochi giorni fa come un fulmine a ciel sereno Sergio Venturi, l’ex assessore padre padrone della Sanità regionale e nientepopodimeno che ex commissario ad acta per l’emergenza Covid, ha dichiarato che il lockdown così come imposto all’Italia è stato un errore e che non si può chiudere un intero paese se non se ne ravvede un bisogno incalzante, meglio è intervenire in piccole zone colpite da focolai più virulenti. Non possiamo che concordare. Ma proprio da Venturi non ce lo saremmo aspettati, dopo le strigliate quotidiane durante il lockdown, dopo le sanzioni, dopo i diktat calati dall’alto.

Cosa può essere successo a Venturi che per almeno due mesi aveva agito e si era espresso in modo difforme? E neppure l’addio anticipato all’incarico di commissario ad acta per l’emergenza Covid conferitogli il 5 marzo scorso dal presidente Bonaccini è stato chiarito. Ma ci saranno i modi per capire perché Venturi, che è stato il numero uno per anni della sanità regionale, abbia detto di ritenere necessario ripensare all’assistenza agli anziani, evidenziando che è nelle case protette che il virus ha colpito di più, e a ‘tutte le politiche che sono dentro la sanità’. Incredibile ma vero. Dunque, Presidente, dopo queste dichiarazioni come potrà glissare sui deficit del sistema sanitario emiliano-romagnolo? E’ ora di una profonda rivisitazione del sistema anche se certamente concordiamo con Lei quando non più tardi di una ventina di giorni fa ha dichiarato di opporsi in modo assoluto al ritorno ad una sanità ‘centralista’ guidata da Roma. In questa battaglia, se mai si presentasse, la sosterremo.

Il solo pensiero di vedere una sanità gestita dai ministri del Governo che Lei stesso sostiene fa rabbrividire. Di sicuro, comunque, questa emergenza ha fornito la prova provata che il sistema sanitario dell’Emilia-Romagna va rivisto. Quindi passando ai contenuti del suo programma crediamo che sulla voce sanità ci sia molto da dire e che Lei debba, anzi sia obbligato, ad ascoltare le nostre proposte. Se le avesse ascoltate in passato forse molte criticità emerse in questo periodo di emergenza sarebbero potute risultare di minore impatto. Ma torneremo sul tema. Per i restanti argomenti: imprese e lavoro, ricerca e formazione, ambiente e dissesto idrogeologico avremo tempo nei prossimi mesi di valutare le sue scelte e quelle dell’esecutivo. Per quanto ci riguarda saremo attenti osservatori, offrendo il nostro contributo convinti che i provvedimenti che saranno licenziati dall’Aula debbano rispondere effettivamente al tessuto economico e sociale della nostra regione. Purtroppo l’esperienza del quinquennio precedente non ci fa ben sperare. Eppure egregio Presidente questa regione è anche nostra, è anche delle minoranze, è anche di chi non sa nulla della Regione e di questa assise e non se ne interessa. Sono tutte queste realtà, e non certo solo la maggioranza che Lei rappresenta (sempre più risicata), che hanno fatto grande l’Emilia-Romagna, che hanno creato una società avanzata, in grado di competere con le più sviluppate regioni europee.

E me lo lasci dire da esponente di un territorio sempre considerato marginale e periferico, come Piacenza, dove spesso si è fatta attendere la risposta dell’ente Regione e dove, purtroppo, è stato il Covid ad accendere i riflettori portando attenzione là dove da tempo i cittadini piacentini la reclamavano. Abbiamo letto con attenzione il suo libro. Forse fra i pochi che l’hanno effettivamente letto. Contiene alcuni interessanti spunti per noi che, come lei afferma, siamo gli sconfitti di questa ultima tornata elettorale. Penso che mediteremo sulla sua analisi della sconfitta, nel bene e nel male. Lei ammette anche che la nostra regione sentiva un forte desiderio di cambiamento. Strana contraddizione. Nonostante la sua squadra abbia lavorato benissimo nel quinquennio passato (e la prova potrebbe essere l’aver richiamato l’ex assessore alla sanità quale commissario ad acta), Lei ha preso la decisione di rinnovarla per buona parte, cercando, tra l’altro, di accantonare (come titolava un quotidiano nazionale pochi giorni fa-Libero 22 maggio) il simbolo ingombrante e poco efficiente del PD, soprattutto in questa emergenza sanitaria dove il PD di Governo ha avallato scelte forse poco condivise anche da Lei, presidente.

Giustamente Lei ha detto in Tv pochi giorni fa che “servono risposte veloci e un piano gigantesco di investimenti”. Ma è proprio sicuro che il Governo lo farà? E Lei cosa metterà in campo per la nostra regione? Ora siamo noi a chiederle un ulteriore “passo avanti”, proprio come lei ha promesso in campagna elettorale. Oggi più che mai la nostra regione ha bisogno di fiducia, risorse, progetti concreti e di procedere nella giusta direzione, con una pubblica amministrazione all'altezza della sfida che abbiamo davanti. Lei ha detto che serve un piano Marshall per l’Emilia-Romagna.  Questa dichiarazione ha un significato ben preciso. Rispetto alla scorsa legislatura, Lei presidente ha cambiato il look per la recente campagna elettorale. Il nuovo ‘Bonaccini’, soprattutto durante questa emergenza, ha usato un approccio più moderato, meno ideologico, leggermente meno arrogante, un atteggiamento più apartitico puntando a ottenere risultati, forse solo all’apparenza, tramite il dialogo e le mediazioni. Ben diverso il Bonaccini della scorsa legislatura che con toni minacciosi anche nei confronti dei dipendenti regionali prometteva una svolta e una riorganizzazione poi naufragati miseramente. Di quel Bonaccini sono rimasti i provvedimenti populisti in campagna elettorale: l’abbonamento ferroviario gratuito agli studenti come i famosi 500 euro regalati dal suo sodale Matteo Renzi a tutti i 18enni, risorse che alla luce degli eventi si sarebbero potuti destinare a ben altri obiettivi. A questo proposito, mi piace riconoscere il suo parere negativo, Presidente Bonaccini, sul decreto scuola. Non possiamo che concordare. Come è altrettanto evidente che le lezioni a distanza non possono sostituire, se non emergenzialmente e per poco tempo, le lezioni in aula a contatto con insegnanti e compagni di scuola.

In questo scenario non credo che le sia sfuggito come anche nella nostra regione il lockdown e la scuola a distanza abbiano messo in evidenza l’esistenza di un drammatico digital divide che io tradurrei in disuguaglianza sociale. Ci sono bambini e ragazzi che la scuola smart come è stata definita non l’hanno proprio vista. Se questa comunità, che lei dice di voler costruire, si deve fondare sull’uguaglianza di opportunità bisogna fare in modo che questo principio diventi realtà. E non mi riferisco solo alla mancanza di computer e tablet, che molte famiglie non sono in grado di procurare ai propri figli, ma soprattutto alla semplice disponibilità della connessione che, per esempio a Piacenza, non arriva.

Ci chiediamo, presidente Bonaccini, a che punto sia il “Piano banda ultra larga dell’Emilia-Romagna” che avrebbe dovuto portare internet ultra veloce in tutte le case, imprese, scuole e nell’intera pubblica amministrazione dell’Emilia-Romagna. Ci chiediamo quanto veritiera si sia dimostrata la dichiarazione dell’allora assessore alle Infrastrutture Raffaele Donini, nel luglio 2017, quando presentò insieme a Lei, presidente Bonaccini, il piano triennale per connettere anche le aree bianche. “Eliminare per sempre il digital divide che impedisce alle realtà più periferiche di competere”. Questo avete promesso. Alla scadenza 2020 i risultati quali sono? Mi sembra che siano davvero pochi. (tra parentesi faccio presente che proprio Lepida la quale porta la banda ultralarga per la Regione, ha una tv che da noi, nel piacentino, non si vede.) Di sanità ho già parlato. Lei conosce bene le esigenze delle comunità avendo girato (quasi) tutti i Comuni della regione.

Si tratta ora di ascoltare quei bisogni per i quali in passato – caro Presidente – ha fatto orecchie da mercante. Non voglio dilungarmi qui a parlare del noto capitolo dei centri nascita, della trasformazione degli ospedali di montagna in strutture poliambulatoriali insufficienti a coprire i bisogni di salute. Parliamo anche delle esigenze della sanità territoriale e della più volte denunciata mancanza di coordinamento tra il livello sanitario gestito da ausl e regioni e quello socioassistenziale gestito da comuni e ambiti territoriali. Siamo al punto in cui si plaude se dentro all’intera Ausl di Piacenza il direttore Baldino riesce a trovare un medico per coprire le ore notturne all’ospedale di Bobbio che serve l’intera Valtrebbia. Il decreto Rilancio approvato dal Governo sostenuto dal Pd dovrebbe destinare finalmente risorse, anche se largamente insufficienti, per l’organizzazione della sanità territoriale, a proposito della quale ho personalmente presentato numerosi atti ispettivi.

Sarà questo un tema su cui vorremo avere voce in capitolo e di cui vigileremo i passaggi applicativi. I miei colleghi dell’opposizione hanno messo in evidenza una serie di punti da attenzionare per quanto riguarda le politiche che verranno messe in atto per lo sviluppo della Regione nei prossimi 5 anni. A me preme sottolineare un ragionamento di sistema per potenziare e migliorare il funzionamento della Pubblica Amministrazione al servizio dei cittadini.

Le chiediamo di dare segnali chiari da subito vista l’attesa riorganizzazione entro fine giugno degli incarichi dirigenziali. Crediamo che ormai sia giunto il momento di valutare con serietà il merito e la capacità. Nella selezione della classe dirigente conta la conoscenza più che le conoscenze, ovvero le relazioni personali intrecciate nelle sedi di partito. Lo deve ai dipendenti di questa regione su cui si regge il peso delle azioni che vorrà mettere in campo, ma soprattutto lo deve alla nostra comunità regionale oppressa da ritardi e lentezze burocratiche spesso determinate da una cattiva gestione delle procedure. A questo proposito, come rappresentante dell'opposizione, le faccio una richiesta sulla quale le chiedo di riflettere. Gli atti ispettivi che noi presentiamo ricevono spesso risposte evasive, non complete di dati.

Ecco… io ignoro se lei quotidianamente si interessi a questo aspetto così come, abbiamo visto, cura i rapporti con i media. Come rappresentante dell’ufficio di presidenza, oltre che come consigliere d’opposizione, le devo dire che così non si va avanti. La Giunta deve valutare altre modalità di risposta. Non stiamo giocando, né ci stiamo divertendo a presentare interrogazioni e interpellanze che segnalano disfunzioni, problemi, richieste impellenti di cittadini emiliano-romagnoli. Si tratta di questioni serie che meritano risposte serie e esaustive. In questi anni più e più volte ci siamo accorti che la Regione non è in grado o non intende fornirci le informazioni che ci servono. I dati vengono raccolti in modo direi quasi spontaneistico dai diversi assessorati e certamente disomogeneo. Il lavoro di valutazione delle politiche è pressoché impossibile e anche le clausole di valutazione delle leggi approvate in questa assemblea sono misure che possono essere applicate in modo approssimativo. Spesso i consiglieri ricevono informazioni solo dopo il termine delle commissioni dove i dati vengono troppe volte forniti in modo orale. Le proteste e le richieste cadono spesso nel vuoto. È questo il rapporto leale che vuole con le opposizioni? Sono questi i presupposti di una buona amministrazione, quando si censurano le basilari prerogative di controllo che hanno i consiglieri? Rifletta su questo Presidente. Domenica scorsa la nostra Regione ha compiuto 50 anni. Un percorso importante che ha visto l’Emilia-Romagna protagonista di un cambiamento istituzionale a cui hanno contribuito tutte le forze politiche anche nei momenti di forte opposizione. Facciamo in modo che questo compleanno sia anche un momento di riflessione sul cambiamento nell’ottica di un ripensamento della macchina organizzativa e delle politiche su cui non faremo certo mancare la collaborazione quando ne saremo convinti. Vogliamo, come lei, una Regione che si rialzi da questa terribile emergenza e corra veloce. Per fare questo serve un’amministrazione competente e rapida nel dare le risposte. Ecco perché Fratelli d’Italia ha pensato di proporre a fianco al suo programma di mandato una risoluzione dove chiediamo: di promuovere la semplificazione amministrativa; adottare, in coerenza con le disposizioni nazionali, ogni misura atta a prevenire e respingere l’infiltrazione mafiosa nel sistema imprenditoriale ed economico del territorio regionale, nelle pubbliche amministrazioni e negli appalti, anche con la sigla di protocolli con le istituzioni preposte; di incentivare l’adozione di misure chiare e trasparenti di valutazione delle politiche che consentano all’Assemblea legislativa e ai cittadini di monitorare l’andamento e l’efficacia dei provvedimenti adottati e la misurazione dei risultati, l’uso dei fondi pubblici e la relativa tempistica; di predisporre in tutti gli assessorati di indicazioni omogenee e coerenti per la raccolta e pubblicazione in tempi certi e celeri dei dati sulle politiche regionali tali da attuare una reale trasparenza della Pa e favorire l’uso degli open data. A tal fine valutando l’introduzione di criteri penalizzanti per gli enti che non collaborano; di vigilare sulla reale applicazione dei criteri di meritocrazia nella selezione della classe dirigente nella Pa e a promuover una riforma organizzativa della Regione Emilia-Romagna centrata sulla valorizzazione e sviluppo delle risorse umane. La risoluzione contiene elementi a nostro avviso non negoziabili e certamente condivisibili da tutta l’aula. Sostenete, cari colleghi, al di là degli schieramenti politici questi indirizzi in nome di quel “passo avanti” tanto caro al presidente Bonaccini.

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