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Venerdì, 26 Aprile 2024
Politica

«Dal 5 dicembre penseremo a “ribaltare” Piacenza. Mi sono rotto di gente che litiga nella Lega»

Il segretario federale Matteo Salvini ha chiesto ai militanti il massimo impegno in questi ultimi giorni di campagna referendaria per il No. Sant'Ilario gremita per ascoltare il discorso del leader, che lancia un messaggio per le Amministrative e dice la sua sulle beghe interne al Carroccio piacentino

Referendum, Salvini a Piacenza ©IlPiacenza

Massimo impegno per convincere gli indecisi ad andare a votare al Referendum Costituzionale, poi si penserà anche alle Amministrative di Piacenza. Il segretario federale Matteo Salvini ha fatto tappa in città con il camper per il suo "Io voto no tour". Arriva a Piacenza in un momento particolare: poche ore fa Umberto Bossi ha criticato la linea del partito sparando a zero proprio su di lui. «A Bossi non rispondo – dichiara subito Salvini mentre scende dal camper parcheggiato in piazzetta Mercanti -, fino al 4 dicembre sto cercando di dare un futuro al Paese con il “No”. Non ho tempo per polemiche o beghe». Il leader arriva in una città che vede la Lega dilaniata e divisa in due correnti interne: salviniani da una parte e bossiani dall’altra. Ma la disputa interna e il futuro degli espulsi locali è rimandato al dopo Referendum. «Vale anche per loro quello che ho detto su Bossi. Prima salviamo il Paese, poi parliamo di tutto il resto e vediamo di sedare beghe e polemiche interne a Piacenza». Ma espellere gente dal partito è un metodo giusto per calmare le acque?  «Non siamo una caserma, ci sono idee diverse, fortunatamente c’è però una linea da seguire». Ma questa riforma non ricorda un po’ la Devolution del 2006 voluta dal centrodestra e fallita? «No, è l’esatto contrario perché quella dava poteri e soldi ai territori: da Roma venivano trasferiti a Piacenza. Con il Sì i soldi e i poteri di Roma tornano a Bruxelles». Finchè Berlusconi rimane in campo è difficile per lei fare il leader del centrodestra? «Il leader lo sceglieranno gli elettori e i cittadini nelle piazze, nei gazebo. Non ci sono più leader autoproclamati. Chi sfida Renzi lo sceglieranno gli italiani».

Ad aspettare Salvini in Sant’Ilario c’è una fiumana di persone. «Matteo, Matteo», invocano giovani e pensionati. I cartelli “Salvini premier” in stile "Trump" vengono agitati dai sostenitori. La testa è al Referendum, il cuore forse alle possibili dimissioni del premier Renzi e, perché no, alle Comunali del 2017 in città. «Ci siamo mossi – ha esordito il segretario provinciale Pietro Pisani in Sant’Ilario - per venire a sentire le ragioni del No. Renzi sta cercando di ammazzare la democrazia e togliere a tutti la possibilità di eleggere i nostri rappresentanti. Fermiamolo! Se per caso vince quest’uomo, la democrazia è finita. Ci vuole un “no” secco, deciso e fermo contro questa deriva autoritaria». Dopo Pisani ha preso la parola proprio Gianluca Vinci, il segretario emiliano con cui non corre buon sangue. «Ci hanno raccontato che le Province erano il vero problema dell’Italia. È passato del tempo, sono state abolite ma esistono ancora, e il taglio non ha portato nulla. Costavano 80 centesimi al cittadino e ora ci vogliono riproporre la stessa ricetta con il Senato, che non verrà cancellato. Non ci sarà un controllo politico forte sul Senato, perché non sono eletti coloro che ne faranno parte. Non ci si può fidare di questo Governo. Noi non siamo un partito di sola protesta. Abbiamo anche un programma economico». Armando Siri, ideologo della Lega e consigliere fidato di Salvini, ha snocciolato alcuni dei temi dell’agenda del Carroccio. «Il No alla riforma Renzi-Boschi – è la sintesi del suo lungo intervento - non è un no al cambiamento. Stiamo lavorando a una nostra alternativa di governo. Se vince il no, senza indugio, chiederemo che si torni a votare. Sono i cittadini che devono decidere».

Referendum, Salvini a Piacenza ©IlPiacenza

«Domenica 4 dicembre - è l'intervento di Salvini sul voto referendario - c’è in ballo il futuro dei nostri figli. Un piacentino su due, stando ai sondaggi, starà a casa. Sono qua per lanciare un messaggio: questo non è il referendum sulle trivelle, qua trivellano la costituzione. Tutti dicono – da Benigni in giù - che la riforma fa schifo ma intanto la votano, o adesso o mai più. Ma sei scemo?!? Il nostro non è un no perché non vogliamo toccarla, ma perché è modificata in peggio. Leggo la cronaca di Piacenza di oggi, che parla di un nigeriano con mezzo chilo di droga. Fa sorridere ma c’entra con il voto. Se passa il Sì le competenze sulle droghe sono solo dello Stato: significa che se arriva un nuovo sindaco può fare poco sul tema. Così l’ultima parola su tutto è dello Stato centrale, perché c’è questa clausola di supremazia. Potete eleggere il sindaco o il governatore che volete ma tanto decide un altro. Voglio una Costituzione che renda protagonisti i nostri figli, non li vogliamo servi della Merkel o dell’Europa. Non fidatevi di me se volete, ma perdete mezz’ora e leggete la riforma». 

Durante il suo intervento – che in diverse occasioni ha strappato le risate del pubblico, molto eterogeneo (diversi giovanissimi hanno affollato la sala) – Salvini se l’è presa anche con Coldiretti e Confindustria. «Le segretarie di queste associazioni sono costrette a telefonare ai soci per invogliarli a votare Sì, e si beccano le pernacchie. Si sono comprati i capocchioni, ma non la gente che si alza al mattino presto per lavorare. Il Tg1 sta dicendo che ci sono sciagure inenarrabili se vince il no: il Piacenza non andrà mai più in serie B, ci sarà l’invasione delle locuste e delle cavallette, chiuderanno le banche. Sono in malafede. Noi abbiamo pochi soldi, Renzi sta spendendo un sacco per scrivere lettere ovunque. Voi prendete su i volantini e distribuiteli, condominio per condominio, campanello per campanello».

A sentirlo c'erano tutti i dirigenti locali del Carroccio, di entrambe le fazioni, mischiati qua e là nel pubblico. Unici assenti l'espulso Angelo Boledi e Giampaolo Maloberti, sospeso. «La vittoria di domenica – ha concluso Salvini - la decidono i cittadini e chi sta a casa. Vi chiedo di bussare casa per casa. “Lui” - l'altro Matteo - compra i voti, promette aumenti a tutti. Dà 500 euro ai 18enni». Spazio anche alla Fornero - «va esiliata su un’isola deserta per i danni che ha provocato» - e per i 13 profughi di Vigolzone che hanno protestato sulla Cementirossi qualche settimana fa.

Infine, prima di ricevere una polo da Miriam Palumbo, coordinatore territoriale del sindacato degli agenti di polizia locale Sulpl, e di essere travolto dai selfie richiesti dai militanti, c'è tempo ancora per due riflessioni sulla realtà locale. «La mia prima morosa era di Piacenza: di conseguenza ho frequentato la città per diversi anni. Che tristezza oggi vedere le saracinesche chiuse. Questa è una città bellissima, non vorrei che diventasse un dormitorio. Dal 5 dicembre in poi penseremo a ribaltare Piacenza. Mi auguro che cambi il sindaco perché qua a Piacenza l’attuale ne ha combinate abbastanza. Mi sono però rotto le palle di gente che litiga...Nel frattempo date una pastiglietta ai piacentini che voteranno Sì. È da ricoverare chi fa una scelta del genere. Sono curioso di vedere i giornalisti dopo il voto di domenica: con la Brexit a loro è andata male, con Trump uguale. Voglio proprio vedere cosa succederà». 

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