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«Medici in fuga, lunghe attese e un buco di 800 milioni: la Sanità dei sogni che decanta Bonaccini non esiste»

Lega piacentina compatta all'attacco della gestione sanitaria regionale: «Continuiamo a ricevere segnalazioni da cittadini e professionisti, da oggi riflettori accesi sul problema»

«Serve un cambiamento di mentalità, basta slogan e proclami. C'è bisogno di molta concretezza e serietà nei movimenti. Perché ci sono specialisti che scappano dall'ospedale di Piacenza? Perché abbiamo un sistema territoriale e una politica che ci racconta che va tutto bene, quando c'è un buco da 800 milioni di euro? La regione dei sogni che ci vuol far credere Bonaccini, la sanità dei sogni che continua a decantare, non esiste se non nel suo mondo fatato, perché quando noi parliamo con la gente e ci confrontiamo con la realtà, è tutto diverso».
La Lega piacentina va compatta all'attacco della sanità regionale, puntando il dito su diverse criticità emerse - dicono i leghisti - prima di tutto parlando con i cittadini che ogni giorno non riescono ad accedere a prestazioni sanitarie, oppure parlando con i professionisti, medici e infermieri, che sono al collasso e che stanno fuggendo dagli ospedali pubblici.
«Il presidente Bonaccini si è riempito la bocca di promesse da campagna elettorale - afferma Matteo Rancan - Le case della salute: molte hanno fallito, sono poche quelle che funzionano in provincia di Piacenza. E ne stanno promettendo altre, come a Lugagnano. Mi chiedo come si faccia con un buco previsto per il 2023 di 400 milioni a pensare di riuscire a fare ancora case della salute, senza contare il discorso sull'ospedale di Piacenza. Oggi i costi previsti per il nuovo nosocomio sono lievitati rispetto a quando si iniziò a parlarne anni fa, e dall'altra parte non c'e ancora nulla. Sono preoccupato perché la giunta di Piacenza, prendendo una posizione prettamente ideologica, rischia di far ritardare ancora di più l'arrivo del nuovo ospedale».

Attacca ancora Rancan: «La narrazione del centrosinistra afferma che il centrodestra vuole privatizzare la sanità, cosa non vera: se oggi sempre più cittadini si rivolgono alla sanità privata significa che c'è un sistema regionale che funziona poco. Questa Regione negli ultimi tre anni ha aumentato del nove per cento il finanziamento alle strutture sanitarie private in Emilia-Romagna. Quindi sono loro che si smentiscono nei fatti. Noi invece da tanti anni affermiamo che la sanità deve essere più territoriale, più vicina al cittadino, più semplice. Dobbiamo invertire la tendenza e far capire che le esigenze dei cittadini non sono quelle dei burocrati della Regione».

«Oggi iniziamo un percorso che mantenga fissa l'attenzione sulle questioni sanitarie piacentine - esordisce il consigliere comunale Luca Zandonella - perché ci sono tante cose che non vanno. Sul nuovo ospedale ci sono ritardi enormi: nel settembre scorso la nuova amministrazione diede all'Asl l'incarico per fare lo studio di fattibilità sull'area 5 invece che l'area 6, ma questo studio, che doveva arrivare all'inizio del 2023, è stato rinviato a maggio. Siamo in giugno, non si sa ancora nulla al riguardo».

«Il sistema sanitario vive una mancanza cronica di medici e infermieri - spiega la senatrice Elena Murelli - è vero che ci sono stati problemi collegati alla pandemia e quindi le liste di attesa si sono prolungate, ma a Piacenza ci sono disservizi che hanno evidenziato problemi radicati: tempi di attesa lunghi per le visite, mancanza di farmaci anche nella farmacia dell'ospedale, oltre che lamentele ad esempio per la mancanza di anestesisti. I medici non possono andare in ferie e ci sono turni massacranti in ospedale. Le problematiche dipendono soprattutto dai sistemi sanitari regionali, e in particolare in Emilia Romagna li abbiamo evidenziati attraverso una interrogazione parlamentare in collaborazione con il gruppo regionale della Lega e i consiglieri Rancan e Stragliati: perché nella nostra regione si sono fermate le assunzioni? I dati sono preoccupanti: mancano 288 medici nella regione, il personale infermieristico è sotto di migliaia di unità. Queste criticità ci sono anche all'ospedale di Piacenza, a causa dei problemi di bilancio. Nel bilancio 2022 della Regione Emilia-Romagna c'è un buco di circa 800 milioni, e per il 2023 è previsto disavanzo di 400 milioni. L'assessore Donini lo ha giustificato con i contributi Covid del Governo che non sono ancora stati pagati, ma tutto ciò è dovuto anche alla mala gestione della Regione e delle singole Asl, anche a Piacenza». 

Prosegue Murelli: «A livello governativo come Gruppo Lega abbiamo presentato una proposta di legge che vuole andare a gestire la medicina territoriale, un punto fondamentale per avere una relazione diretta tra medico e cittadini. Gli stessi medici si sono lamentati di non farcela a fronte di un rapporto di 1 medico per 1700 pazienti. Nella nostra proposta si va a proporre un coordinamento migliore tra la gestione della medicina territoriale, in particolare nella linea 6 del Pnrr si prevede la creazione delle case di comunità. Nel Piacentino esistono già le case della salute che verrebbero trasformate in case della comunità. È importante quindi coinvolgere i medici generici, e portare la loro gestione a 1 medico ogni 1300 pazienti all'interno delle case della comunità con i medici e i pediatri e gli specialisti. Questa proposta di legge è incardinata in commissione Sanità al Senato, ed è condivisa con il Governo, perché nel Pnrr vi era solo la creazione delle case di comunità ma mancava un coordinamento, necessario per non farle diventare delle case vuote».

«A livello piacentino - conclude la senatrice leghista - aggiungo che queste lamentele che cittadini e medici ci fanno pervenire sono importanti, e hanno un fondamento: perché l'ospedale di Piacenza non è gestito al meglio da un punto di vista di bilancio, e ci sono quindi problematiche che bloccano le assunzioni. Una delle conseguenze, come detto, sono gli specialisti se ne vanno preferendo il privato. Questo purtroppo comporta che il cittadino si trovi tempi di attesa lunghi per visite e prestazioni».

Anche il consigliere regionale Valentina Stragliati punta il dito contro Bonaccini e Donini «che scaricano sul Governo qualunque responsabilità. Purtroppo non solo c'è il problema delle liste di attesa lunghe, ma anche quello delle agende chiuse per i tanti cittadini si recano per prenotare una visita specialistica o un esame diagnostico, oppure un intervento chirurgico. Mi dicono ad esempio che all'ospedale di Castelsangiovanni, per rimuovere un melanoma, non è possibile prenotare questo tipo di intervento perché le sale operatorie sono chiuse. Per prenotare una Tac, sempre a Castello, non è possibile con la sanità pubblica, e i pazienti vengono inviati a Fiorenzuola o in un centro medico privato accreditato: ovviamente non subito, ma dopo qualche mese. Però se si decide di effettuare la prestazione privatamente a pagamento, dopo due giorni a Castelsangiovanni puoi fare la Tac al costo di 120 euro. Questo significa che si vuole andare verso una sanità privata, perché il cittadino non può accedere a prestazioni fondamentali». 

«La sanità territoriale è sempre più depotenziata - sottolinea Stragliati - In Conferenza territoriale socio sanitaria ci hanno detto che la riforma regionale della rete di emergenza e urgenza prevede che il personale dei pronto soccorso di Castello e Fiorenzuola verrà dirottato su Piacenza, mentre nei due ps periferici rimarranno le guardie mediche per i codici bianchi e quelli verdi. Quindi la conseguenza è che un cittadino deve sempre più farsi auto diagnosi per capire dove rivolgersi. Ci saranno quindi cittadini di serie A in città e cittadini di serie B in provincia, a seconda di dove abiti». 

«Vogliamo - conclude - che chi governa la Regione e gestisce la sanità direttamente, si assuma le proprie responsabilità trovando soluzioni, non giustificazioni».

«Il mandato di questa direzione è di tagliare servizi, tagliare professionalità e scaricare il più possibile i costi sugli enti locali riducendo i servizi, andando verso il privato - ha affermato in conclusione Massimo Polledri - Sarà un'estate calda per i cittadini perché per almeno una settimana le sale operatorie saranno tutte chiuse, tranne che per le urgenze. Inoltre è stato detto che alcuni servizi come l'unità intensiva respiratoria potrebbe chiudere. La politica sta lanciando un allarme insieme ai professionisti che sono in burn-out. La fuga dei medici era annunciata, e adesso la polvere sotto il tappeto non ci può più stare». 

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