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Sabato, 1 Aprile 2023
Politica

Movimento 5 Stelle: «Il "Ttip"? No, grazie»

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del Movimento 5 Stelle sul trattato transatlantico per il commercio e per gli investimenti

«Renzi: “Il TTIP grande opportunità per l’Italia”. Ma cos’è?  Il TTIP è definito come “trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti”, nell’unico documento ufficiale diffuso dalla UE si parla di “aumentare gli scambi e gli investimenti tra l’UE e gli USA, generando nuove opportunità economiche…. mediante un maggiore accesso al mercato e una migliore compatibilità normativa e ponendo le basi per norme globali”.

Certo questa definizione – spiegano in una nota i consiglieri piacentini del Movimento 5 Stelle -  Mirta Quagliaroli, Barbara Tarquini, Andrea Gabbiani, Massimo Terzoni e Matteo Boeri - è alquanto ambigua, il trattato è molto esteso e tra l’altro ancora in via di definizione (verrà completato entro il 2015), però diversi esperti del settore hanno già dato il loro giudizio.

Intendiamo persone neutrali, che non hanno interessi di parte, infatti sul sito della UE è presente uno studio del “Center for Economic Policy Research di Londra” che è finanziato da alcune grandi banche internazionali ed infatti  illustra solamente dei benefici con l’entrata in vigore del TTIP.

Invece Lori Wallach, direttrice di Public Citizen, associazione con sede a Washington ha spiegato i possibili rischi del trattato: farmaci meno affidabili, aumento della dipendenza dal petrolio, perdita di posti di lavoro per la scomparsa delle norme sulla preferenza nazionale, assoggettamento degli stati a un diritto fatto su misura per le multinazionali, e così via.

La Confédération générale du travail, una confederazione sindacale francese analizza diversi punti: il rischio di minacciare i diritti fondamentali dei lavoratori in favore dell’aumentato potere delle multinazionali, maggior facilità di delocalizzazione delle grandi aziende, la crisi in cui verseranno le milioni di aziende agricole europee per l’eliminazione dei dazi, allo stesso modo le imprese artigiane che non potrebbero reggere la concorrenza delle multinazionali. Inoltre, prosegue, ci sarebbero anche rischi per i consumatori perché i principi su cui sono basate le leggi europee sono diverse da quelli degli Stati Uniti. In Europa vige il principio di precauzione, mentre negli Stati Uniti per una serie di prodotti si procede al contrario: la valutazione viene fatta in un secondo momento. Un altro punto dolente è l’orientamento verso la privatizzazione dei servizi pubblici, decretando la loro scomparsa progressiva. Sarebbe a rischio il welfare e settori come l’acqua, l’elettricità, l’educazione e la salute, esposti quindi alla libera concorrenza. Una delle questioni più controverse riguarda la clausola ISDS. Le aziende potrebbero opporsi alle politiche sanitarie, ambientali, di regolamentazione della finanza o altro attivate nei singoli Paesi reclamando interessi davanti a tribunali terzi, qualora la legislazione di quei singoli paesi riducesse la loro azione e i loro futuri profitti.

Ecco, di fronte a queste affermazioni sorge spontanea la domanda: perché? Perché favorire le grandi aziende? Perché togliere tutele ai cittadini e all’ambiente? Gli stessi che firmeranno il trattato saranno poi i primi a lamentarsi della crisi in cui sono finiti i piccoli artigiani e le PMI italiane?

Riteniamo evidente quindi che questo TTIP comporterà un'ulteriore compressione della sfera pubblica, ossia dei diritti delle collettività nel loro complesso, in favore degli interessi privati dei grandi gruppi multinazionali, che potranno addirittura chiamare in causa direttamente gli Stati davanti a corti internazionali sovra ordinate alle nostre, inferendo tra l'altro un definitivo colpo mortale ai nostri artigiani ed alle nostre piccole imprese già oggi in grave difficoltà. Dopo la sovranità monetaria perderemo anche quel che resta della sovranità giuridica ed economica. Il M5S crede che la strada che si vuole intraprendere con questo trattato, contro cui in parlamento lottiamo da mesi, non sia corretta e pertanto la diffusione delle informazioni è di fondamentale importanza. Informare è resistere».

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