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Nuovo ospedale, ex Pertite e caserma Lusignani: le due aree a confronto

Dove realizzare il nuovo ospedale di Piacenza? Ecco lo studio di pre-fattibilità che pone a confronto le due possibili soluzioni nel dettaglio. I limiti e le criticità di entrambi i progetti

Meglio realizzare il nuovo ospedale nell’area della Caserma “Lusignani” o nell’area dell’ex “Pertite”? Incominciamo col dire che entrambe le soluzioni non convincono l’Amministrazione Comunale guidata dal sindaco Patrizia Barbieri. Proviamo comunque a illustrare in modo sintetico le principali caratteristiche emerse dallo studio di pre-fattibilità consegnato al sindaco nei giorni scorsi a Bologna. La relazione mette in luce gli elementi dimensionali, le caratteristiche del sopra suolo e del sottosuolo, l’ubicazione, la relativa viabilità d’accesso, i punti di forza e le criticità delle due aree. Lo studio ha coinvolto esperti della Regione Emilia-Romagna, dell’Agenzia del Demanio, del Ministero della Difesa, del Comune di Piacenza e dell’Ausl. Il gruppo di lavoro che ha redatto il documento era composto da professionisti esperti in edilizia sanitaria, gestione del patrimonio, pianificazione territoriale ed urbanistica, bonifica di siti contaminati. Tuttavia sottolineiamo un passaggio del documento: «È doveroso rilevare che la documentazione sulle aree oggetto di esame è oggettivamente esigua».

Entrambe le aree in questione – possibili sedi dell’ospedale - sono ubicate nella parte Ovest di Piacenza: tutte e due si affacciano sulla via Emilia Pavese da un lato. La Pertite dista 2,6 chilometri dal Duomo di Piacenza, la Lusignani 3,6 chilometri e tra loro distano solamente 600 metri. Ed entrambe avrebbero necessità di un’opera di bonifica: agenti inquinanti e amianto contraddistinguono il suolo delle due aree. Da gennaio partirà, per volere del sindaco Barbieri, una discussione con i portatori d’interesse della città sul luogo migliore per ospitare l’ospedale.

L’IPOTESI “EX PERTITE”

Si tratta di un’area di 270mila metri quadrati, a 600 metri dalle mura rinascimentali. Non sono mai stati però eseguiti per l’intera area prelievi in superficie e carotaggi in profondità. L’ipotesi di un ospedale alla Pertite prevede quattro piani più uno interrato per 488 posti letto su una superficie di 102mila metri quadrati. Si avrebbe così un posto letto ogni 209 metri quadrati. La superficie di verde sarebbe di 157mila metri quadrati, quella per i parcheggi 35mila. Si è ipotizzato un edificio a piastra con cinque torri intorno. «Le dimensioni dell’edificio – fa notare uno degli esperti – necessitano di una attenta dislocazione delle attività e dei collegamenti al fine di evitare percorsi interni eccessivi». La Pertite presenta un problema (oltre al fatto che 30mila piacentini al Referendum del 2011 hanno espresso la volontà di destinarla a parco pubblico): «ha come elemento di forte criticità il possibile inquinamento del sottosuolo e del sistema delle acque sotterranee». Occorre una sistematica indagine preliminare ambientale sopra e sotto il suolo. «La bonifica dovrebbe riguardare tutti i 270mila metri quadrati» del perimetro. La bonifica potrebbe «essere particolarmente onerosa e richiedere tempi molto lunghi di esecuzione». Nella relazione ci si spinge anche oltre, facendo qualche valutazione politica: «eventuali operazioni di bonifica sarebbero di notevole importanza per l’interesse della collettività piacentina, in quanto la parte residuale dell’area non di pertinenza dell’ospedale, potrebbe essere restituita a piena fruibilità con la destinazione urbanistica ritenuta più idonea».

L’IPOTESI “LUSIGNANI”

La superficie è di “soli” 88mila metri quadrati: per costruire l’ospedale qui, sarebbero necessari 14mila metri quadrati ricavabili da un’area nell’immediata prossimità (anche tramite un esproprio). Per poi avere così un ospedale di sette piani più due interrati (sempre 209 metri quadri per posto letto, anche qua la struttura avrebbe 488 posti con 35mila metri di parcheggi).  Il verde sarebbe però di soli 8mila metri quadrati. «La superficie fondiaria attualmente disponibile detta vincoli alla progettazione del nosocomio». La possibilità di espandere l’area di altri 14mila metri potrebbe permettere di incrementare l’area di sedime dei corpi di fabbrica con il vantaggio di avere minori vincoli progettuali e poter migliorare la funzionalità planimetrica degli edifici. Così non sarebbe necessario realizzare i parcheggi interrati: questo comporta un risparmio dei costi di realizzazione. Gli esperti ritengono meno problematico il discorso relativo al sottosuolo: «non dovrebbe presentare particolari criticità relativamente all’inquinamento», si legge nel documento. Anche qua si pensa a un edificio a piastra. I parcheggi sarebbero in prevalenza sottoterra: 5mila metri quadrati a raso, 15mila nei due piani interrati. Si ipotizza addirittura la possibilità di realizzare una metropolitana di superficie tramite il recupero dei binari dismessi.

TERRENI DA BONIFICARE

Come detto, l’area della Pertite presente il problema della bonifica. Arpae nel 2006 ha eseguito tre fasi di indagini ambientali per verificare la presenza o meno di materiale radioattivo, di rifiuti in superficie e di rifiuti interrati. L’indagine ha però riguardato solo una porzione di 1500 metri. «Nulla – si legge nello studio di pre-fattibilità - pertanto, si può riferire in merito allo stato del sottosuolo delle rimanenti zone». E ancora: «Comunque si è registrata la presenza, in quantitativi minimi, di radioattività, rilevabile solo a contatto diretto con gli strumenti, senza originare pericoli per la salute pubblica». I materiali e rifiuti in superficie erano prevalentemente metalli trasferiti e recuperati. Gli scavi, da 3 a 5 metri, hanno rinvenuto vari materiali sepolti alla rinfusa. Nel 2010 in un sopralluogo è emerso che erano ancora presenti materiali di risulta delle operazioni di scavo del 2006 ed altri cumuli di terreno contaminati da idrocarburi , oltre ad altri rifiuti di varia natura ancora interrati. Nel 2011 è stato presentato un progetto per la bonifica dell’intera area, da «svolgersi mediante operazione di vagliatura dei terreni interessati dalla presenza di rifiuti», al fine di recuperare-smaltire i rifiuti presenti e recuperare il terreno separato. Durante le operazioni la ditta incaricata ha rilevato la presenza di frammenti di materiali contenenti amianto, pertanto Arpae – considerato il pericolo di dispersione di fibre di amianto nell’ambiente circostante - ha dato parere sfavorevole alla vagliatura e al riutilizzo di tali materiali. «A seguito di queste novità, non è pervenuta ad Arpae alcuna informazione relativa allo stato di avanzamento del progetto di bonifica».

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