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Politica Ferriere

«Se non arrivano al più presto i risarcimenti alle imprese alluvionate sarò costretto a chiudere l’attività»

L’imprenditore di Ferriere Bruno Ferrari si è incatenato per protesta davanti alla sede della Provincia di via Garibaldi: «La montagna sta morendo e ai politici non gliene frega proprio niente»

Bruno Ferrari, ex sindaco di Ferriere dal 1996 al 2000 ed ex consigliere provinciale per due mandati, è soprattutto un imprenditore. Gestisce con la famiglia un supermercato nel capoluogo Ferriere e un’azienda di salumi. La notte dell’alluvione del 14 settembre 2015 il torrente Grondana gli ha devastato il deposito: qua dentro era conservato il lavoro di un anno (coppe, pancette, salami). Ferrari, come le altre imprese colpite dall’alluvione, ha presentato domanda per i rimborsi. Se quelli per i privati sono arrivati a buon fine, i risarcimenti previsti per le imprese – che comunque ci sono – non sono ancora stati versati agli imprenditori piacentini colpiti dalla calamità naturale. Così, per l’ennesima volta, Ferrari ha protestato per la sua vicenda, accumunata al fatto che da anni chiede alla politica locale di aiutare la montagna, alle prese con spopolamento, mancanza di lavoro e viabilità compromessa.

Poco prima del Consiglio provinciale del 22 gennaio, Bruno Ferrari si è così incatenato per protesta davanti alla sede della Provincia di via Garibaldi. L'imprenditore non è nuovo a queste iniziative: in passato ha inscenato un finto "funerale della montagna" e ha percorso con una pesante croce sulle spalle le vie del centro di Piacenza. «Lo Stato – spiega Ferrari, con una croce a simboleggiare la morte della montagna - aveva stanziato qualche milione di euro, ma con la burocrazia che c’è qua non arriva ancora nulla. Io ho mandato via tutti i documenti necessari, ho fatto delle istruttorie, ho speso dei soldi per seguire tutto l’iter e purtroppo non si è visto ancora niente. Adesso ci sono le Elezioni Politiche, speravo che le istituzioni si muovessero un po’ ma per ora niente di niente. Io sono deluso: povera montagna, sta morendo, e ai politici non gliene frega proprio niente che la montagna muoia». Riesce a proseguire l’attività familiare che dà lavoro a quindici persone? «Per andare avanti – sottolinea l’imprenditore di Ferriere - ho chiesto un prestito da 300mila euro alla Banca di Piacenza a un tasso molto agevolato, perché hanno capito la mia situazione, e sono riuscito a mettere in sesto con quei soldi tutta la mia azienda. Ho dovuto ovviamente rifare tutto: ho installato i nuovi dispositivi del deposito dei salami, ho rifatto i pavimenti, l’impianto elettrico, ho ricomprato il furgone che mi era stato portato via dalla furia del torrente Grondana. Il torrente è entrato nelle celle frigorifere e mi ha portato via tutte le coppe e le pancette. Io dò da mangiare a quindici dipendenti e sono riuscito a pagargli lo stipendio, ma se si va avanti, senza ricevere i risarcimenti, sarò costretto a chiudere». 

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