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Palazzo ex-Enel, Valerio Rossi: «Il cemento non deve cancellare la storia»

«La nostra città, a causa dell'incapacità amministrativa, ha visto le proprie bellezze relegate in secondo piano e a volte deturpate a favore di centri commerciali, condomini e parcheggi»

«La scelta di gettare colate di cemento - scrive in una nota Valerio Rossi dei giovani padani di Piacenza - su uno dei ritrovamenti archeologici più importanti dell'ultimo periodo nella nostra città lascia davvero esterrefatti.
Nemmeno di fronte alle prese di posizione di Manlio Lilli, architetto ed archeologo, la giunta comunale a guida Pd ha fatto marcia indietro. Sui resti dell'antico teatro romano, prima sormontato dall'osceno palazzo Enel, sorgerà infatti un edificio ospitante decine di appartamenti e negozi e se nel 2009 il piano di recupero prevedeva la realizzazione di parcheggi sotterranei volti anche alla valorizzazione e musealizzazione dei resti, il nuovo piano a targa Dosi, approvato nel luglio 2014, ha cancellato questa condizione lasciando che una soletta di cemento ricopra le antiche rovine.

L'ennesimo schiaffo - afferma Rossi - al patrimonio culturale e artistico della nostra Piacenza. Una città magnifica che a causa dell'incapacità amministrativa ha visto le proprie bellezze relegate in secondo piano e in molti casi deturpate a favore di centri commerciali, condomini e parcheggi. Un centro storico desertico che lascia spazio a disagiati delle più svariate nazionalità che a differenza di città vicine non permette una dignitosa espressione delle sue grandi possibilità. Da sottolineare inoltre come in questo momento di crisi la necessità di ulteriori edifici risulti essere estremamente scarsa, data l'abbondanza di immobili che restano tutt'ora invenduti o sfitti. Per cui non si vede motivazione, oltre a quella di natura economica, nel voler a tutti i costi edificare quell'area, perdendo quindi l'occasione di valorizzare un bene artistico così importante, specie in vista di Expo.

La nostra città grida vendetta di fronte agli scempi commessi dalle amministrazioni di sinistra nei confronti dei nostri beni artistici e architettonici. L'abbattimento delle antiche mura per far posto al parcheggio della stazione, la costruzione del Borgo Faxhall, l'installazione di costose fontane dalla discutibile bellezza fino ad arrivare alla questione del Teatro Romano sono solo alcuni dei tanti esempi che si potrebbero fare.

Solo la conservazione oculata del nostro patrimonio culturale sia di natura materiale che immateriale può garantire un adeguato sviluppo alla nostra città, la cui inestimabile bellezza e identità non può andar scomparendo sotto il peso del cemento». 

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