Molinari e Tarasconi (Pd): «Noi vogliamo il cambiamento, altri lo ostacolano»
Intervista ai due candidati democratici: «Condividiamo un percorso comune da anni». Molinari: «Se verrò eletto non lascerò la segreteria, sarebbe folle tornare a votare di nuovo». Tarasconi: «La differenza è dettata dal nostro vissuto: non andiamo in regione per "farci belli", ma per essere garanti del territorio»
Katia Tarasconi, assessore al commercio al Comune di Piacenza, e Gian Luigi Molinari, ex sindaco di Vernasca per dieci anni, ora segretario provinciale del Pd, sono due dei quattro candidati che il Partito Democratico schiera alle prossime elezioni Regionali del 23 novembre.
Da dove nasce l’idea di fare campagna elettorale in coppia?
MOLINARI: Il tandem nasce dal fatto che il nuovo meccanismo elettorale, con la legge per le pari opportunità, consente il doppio voto di genere. È quasi automatico che si creino delle situazioni che si cerca di massimizzare il risultato facendo l’unione tra gruppi comunicanti. Con Katia è iniziato un percorso comune da 6-7 anni insieme abbiamo condiviso avventure positive, viene automatico lavorare insieme, condividiamo lo stesso modo di fare e gli stessi obiettivi. L’opportunità di mandare due consiglieri del Pd a Bologna c’è: chi spara certezze non sa niente, ma andando oltre l’asticella del 37 %, che è il nostro obiettivo minimale, avremmo due eletti. Stiamo cercando di sconfiggere l’astensionismo di massa, ma è difficile da eliminare nell’ultimo mese.
Negli ultimi giorni arrivano strane telefonate a nome del Pd che fanno promozione per gli altri due candidati democratici…
TARASCONI: Il Pd provinciale si è già pronunciato su questo metodo medievale di promozione. È legittimo essere ambigui nella presentazione delle candidature al telefono, sono messaggi fuorvianti. Le telefonate sono legittime, non può essere fatta pubblicità ingannevole, non si può che dire che è il Pd a farl, che non avrebbe nemmeno i soldi per mettere in piedi una simile cosa.
Avete rimarcato più volte la differenza tra voi e i consiglieri del passato. Cosa è mancato ai rappresentanti piacentini e cosa avete in più?
MOLINARI: Veniamo dal basso, dal territorio e qui vi rimarremo. Tarasconi è assessore al commercio a Piacenza ma aveva preso prima una marea di voti, ha costruito un legame sul territorio come io l’ho fatto in provincia. Non ci smarcheremo dalla gente e dal lavoro.
TARASCONI: Noi ci saremo, in questi giorni abbiamo raccolto tante lamentele da parte del territorio e delle categorie nei confronti dei rappresentanti in Regione di centrodestra e centrosinistra. E’ facile girare solo in campagna elettorale e chiedere il voto. La differenza con gli altri viene dal nostro vissuto, dall’impegno e dalle presenza: saremo dei garanti per Piacenza. Non vogliamo andare in Regione per farci belli, lo facciamo per portare qualcosa al territorio, portare la nostra voce. Tutto questo è riassumibile dal punto zero del nostro programma: “una regione che chiede prima di decidere”. Abbiamo percepito da tutti la sensazione che le decisioni regionali siano state prese spesso senza ascoltare il territorio. Abbiamo peculiarità rispetto agli altri territori, siamo la provincia più lontana da Bologna, provincia di confine, abbiamo esigenze diverse dagli altri, dobbiamo ottenere un riconoscimento. Come rappresentanti va bene essere allineati, ma a volte anche no, bisogna impuntarsi. Dobbiamo portare a casa risultati concreti. Penso al collegamento veloce con Milano: la Regione non ha sostenuto la nostra peculiarità. L’area vasta della sanità con Parma, Reggio e Modena: sarebbe penalizzante per noi, siamo diversi, noi abbiamo sempre guardato di più alla Lombardia, abbiamo un bacino d’utenza completamente diverso. L’imprenditore piacentino, si confronta con quello lombardo, a Parma e Modena ci sono altre situazioni. C’è da tanto da fare per portare miglioramenti rispetto al passato.
Siamo a 70 chilometri da Expo, avevamo chiesto una mano all’Emilia Romagna. E la regione che fa? Investe la maggioranza delle risorse sulla riviera romagnola, tralasciando il fatto che siamo a vicini a Milano e siamo città d’arte. Per una volta in cui la nostra provincia poteva essere avvantaggiata… Lo stesso Stefano Bonaccini si è accorto che ci vuole un cambio di rotta. La regione è un modello di riferimento europeo, non è in discussione, siamo tra le migliori regioni d’Italia. C’è anche qui però bisogno di dare una ventata di aria fresca.
MOLINARI: Cercheremo di trovare alleanze a Bologna con altri territori che stanno soffrendo, ci sono nostri compagni di strada candidati negli altri territori che hanno le stesse idee di cambiamento. Non siamo rivoluzionari, bisogna sapere che il cambiamento lo puoi perseguire con il lavoro e l’impegno costante con altri che vedono le cose a modo tuo. Il Pd ha la capacità di ascoltare queste voci fuori dal coro, l’importante è farsi sentire
Quali progetti avete in cantiere?
TARASCONI: Vogliamo riformare gli enti di formazione, che oggi non funzionano. L’ente dovrebbe ricevere finanziamenti solo se si arriva a un obiettivo. Se finito il corso trovano lavoro il 3-4 % dei partecipanti, non funzionano per niente. Bisogna innescare un meccanismo virtuoso, in base alle assunzioni reali. Allora ci sarebbe più connessione con le aziende, e immetteremmo nel mercato del lavoro nuove persone. C’è tanto da fare. Abbiamo visto parecchie persone in difficoltà a 50 anni, non solo ci concentreremo sul problema dei giovani.
MOLINARI: Abbiamo ascoltato una miriade di suggerimenti in questi giorni viene riconosciuto il buon lavoro dell’Emilia Romagna, ma con piccoli cambiamenti otterremo una condizione ottimale. C’è spesso sordità da parte dei funzionari della Regione. Manutenzione del territorio, spazi per ampliare le risorse e ridefinire le modalità d’intervento. La sistemazione dei canali, con alcuni correzioni normative si riesce ad ampliare il significato, senza bisogno di milioni di euro sbandierati con nonchalance.
Sulla sicurezza purtroppo c’è il vizio in campagna elettorale di confondere soprattutto le competenze: c’è un problema locale che va migliorato con collaborazione tra i soggetti. In regione invece che frammentare i micro progetti, bisogna coordinare un progetto territoriale di prevenzione, in coordinamento con le forze dell’ordine. Noi proponiamo un progetto pilota. In una terra che è la “logistica del crimine”, grazie alle 4 uscite autostradali accessibili, c’è un mordi e fuggi anche per piccoli reati.
TARASCONI: La tecnologia c’è, i costi sono ridotti: mettiamo telecamere a tutti gli accessi alla città. La questura e i carabinieri hanno banche dati sulle targhe rubate, se installassimo i ai cartelli stradali, la sbarra non si alzerebbe in autostrada e l’auto incriminata non passa. Essendo terra di confine sarebbe un aiuto, non si risolve tutto il problema ma potrebbe dare una grande mano. L’accoglimento dei profughi, extracomunitari, ha un senso dal punto di vista della solidarietà, ma non può essere gestito dal singolo comune. Vanno gestiti dei tetti massimi di persone, abbiamo problemi con i minori stranieri mandati da altre zone, la legge ci obbliga a tutelarli e diventa difficile gestire il territorio. Ci vogliono numeri precisi, possiamo ospitarne un tot, non possiamo ospitare altra gente: così si crea la rabbia che c’è oggi in giro.
Moliari, se verrà eletto lascerà la segreteria?
Non è mia intenzione, nel 2016 abbiamo 3 appuntamenti elettorali importanti: Fiorenzuola, Rottofreno e Borgonovo. Tornare al voto sulla segreteria dopo poco sarebbe da folli. Compito mio è di cercare di dialogare le forze del Pd, eventualmente aprirci a una contaminazione: se invece l’obiettivo è alimentare una guerra continua, in nome del bene di una fazione, non ci stiamo. Non ci sono “steccati ideologici” tra renziani e bersaniani, ci sono personalismi. Io vengo dall’area moderata, molte persone non sposano la mia segreteria, ma non hanno nulla a che fare con il mondo ex comunista. E molte persone che sostengono la mia segreteria hanno un pedigree di sinistra invidiabile. Purtroppo alcuni si nascondono dietro un ideale per portare avanti obiettivi personali. Il personalismo è il vero nemico del Pd. Bisogna guardare avanti.
TARASCONI: La questione è chiara, ci sono persone che ostacolano il cambiamento e altre che lo vogliono, tutto qua.
Tarasconi, se verrà eletta lascerà l’assessorato al commercio. Un bilancio di questi 8 anni?
Un bilancio di grandi soddisfazioni, i temi e gli obiettivi che mi ero data sono stati raggiunti: rivoluzionare l’anagrafe (portata da un’ora e venti di attesa a 3-4 minuti), abbiamo lavorato sul tema dell’innovazione (portato ad esempio il wifi in città), a breve inaugureremo anche il forno crematorio a cui tenevo molto, rivitalizzato il centro storico. Il centro ha vissuto un’inversione di tendenza, la gente viene più spesso. Io sono soddisfatta, ho realizzato tanti progetti fatti che hanno dato soddisfazione. Quando ho finito il mandato da assessore con Roberto Reggi mi sarebbe dispiaciuto non rifare l’assessore al commercio: ora mi sento di dire che chiunque venga dopo di me farà un ottimo lavoro, e magari porterebbe altre nuove idee. La mia impronta l’ho data.