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Patrizia Calza: «Come sarà la nuova Area Vasta?»

L’intervento del vicepresidente della Provincia di Piacenza Patrizia Calza

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di IlPiacenza

«Sono sotto gli occhi – scrive in una nota il vicepresidente della Provincia Patrizia Calza - di tutti ormai gli effetti di una riforma affrettata , come quella che ha riguardato le Province: caos di funzioni e competenze, inefficienze, drastica riduzione se non addirittura quasi totale annullamento di risorse per la manutenzione sia  stradale che  degli edifici  scolastici. Conseguenti oneri sui Comuni sia in termini di funzioni che di costi aggiuntivi. Mentre l’Ente provinciale , si avvia agonizzante lungo il percorso che dovrebbe condurre alla sua definitiva eliminazione , i  nuovi amministratori, moderni Caronte, traghettatori , loro malgrado, di anime morte, sono chiamati ad affrontare due sfide.

Sulla prima si è già tanto parlato  : continuare ad esercitare funzioni che la stessa legge definisce “fondamentali”  quali strade , scuole e ambiente pur in assenza di risorse adeguate. Come è noto , il Caronte   dantesco, traghettava sì all’altra sponda,  ma chi aveva pagato l’obolo…. .Gli amministratori provinciali attuali invece sono chiamati a svolgere le funzioni ad essi assegnate   pressochè senza risorse. E ciò , non per pregresse cattive gestioni o per sperpero di denaro pubblico, ma perché il legislatore, continuando nella metafora,  si è “scordato” l’obolo….Quasi che, modificando il profilo dell’Ente, si potesse fare a meno di chiudere le buche nelle strade,  o sparisse la necessità di manutenere le scuole . Il taglio al bilancio  della Provincia, pari a circa 15 milioni di euro ,operato dal   combinato disposto di diversi atti normativi e, da ultimo,  dalla Legge di stabilità 2015  ,  impedisce di fatto l’esercizio delle  funzioni.   Circa il 60% delle nostre entrate  infatti  dovrà essere versato nelle casse dello stato  anziché utilizzato a servizio della collettività. Cosicchè è alla Regione a cui  oggi ripetutamente guardiamo  . In primis perché faccia chiarezza in ordine alle funzioni regionali che rimarranno alle Province

-La seconda sfida è l’Area Vasta. In merito  il nostro interlocutore privilegiato è comunque  la Regione  ma   la “questio” interroga parimenti la stessa comunità Piacentina e il Governo.     La Legge Del Rio n. 56/2014 che, all’articolo 1 comma 3 definisce espressamente la Provincia come “ente territoriale di area Vasta, intende riorganizzare il “livello intermedio” di governo del territorio, quello tra Comune e Regione, allo scopo di rendere più efficiente il sistema   locale , rimandando alle Regioni il disegno complessivo. Il Presidente Bonaccini  ha detto chiaramente che intende fare della “ sua “Regione  il  laboratorio del nuovo assetto amministrativo.

 Dunque  queste sono le domande che si pongono al  sistema piacentino :

1)I Confini dell’Area. Come circoscrivere l’Area del  nuovo Ente intermedio?  Fare la scelta di mantenere gli stessi confini  gestendo , insieme ad altri territori, alcuni servizi , magari tramite convenzioni? Oppure optare per una nuova Area Vasta Piacenza-Parma, Piacenza-Parma –Reggio o addirittura arrivare più in là? Ci limitiamo a subire la decisione, (preferendo  discettare sul concetto di piacentinità , sul grado di “lombarditudine “ o di “emilianità”..)  o  decidiamo di essere propositivi? In quest’ultimo caso, sulla base di quali contenuti formulare una proposta?

Credo che In attesa di conoscere sia il tipo di governance che la Regione intenderà dare alla nuova Area  che   l’esito , probabile, anche se non scontato, dell’iter procedurale della riforma costituzionale che dovrebbe portare alla cancellazione delle Province dal testo  della Carta Fondamentale, sia auspicabile che il territorio si attivi per formulare una proposta operativa.

2)  I presupposti e gli obiettivi della proposta

Perché i cittadini   e, con essi,  noi ci convinciamo della bontà e dell’utilità della riforma  e perché la stessa risulti  comprensibile , immagino che sarà necessario:

- che  l’Area vasta comporti una riduzione dei costi dei servizi e che pertanto “costi” meno alla comunità;

-  che nessun territorio venga depauperato di risorse ed opportunità ma anzi la nuova configurazione costituisca  opportunità  di sicuro sviluppo ;

- che  il modello organizzativo preveda  centri decisionali sparsi e non concentrati in un’unica città, perché i principi dell’autonomia e del decentramento  di cui all’art. 5 Cost. vengano salvaguardati e anzi promossi. Sarebbe una sconfitta se il cittadino , a causa di una riforma che nelle intenzioni si vuole moderna e volano di sviluppo, venisse percepita invece come un  ulteriore occasione di distacco tra la “base” e  chi detiene il potere di governo ;

- che la Regione di conseguenza non si trasformi in Ente di gestione   e di amministrazione ma anzi produca norme volte alla semplificazione e all’alleggerimento del sistema. In caso contrario si tratterebbe di un passo indietro;

- che la nuova realtà abbia  già chiaramente individuato  e disegnato le proprie diverse aree di sviluppo  sulle  quali  fare confluire le risorse dei fondi strutturali europei in arrivo.

Come si vede si tratta di un lavoro di “squadra” non facile  , del  quale tutti gli attori locali devono sentirsi ed essere “chiamati” a far parte tanto più che , se area Vasta davvero sarà,    occorrerà decidere le strategie di sviluppo e le azioni da realizzare insieme a nuovi  attori, quelli che fino ad oggi,  hanno operato in altri territori.  In un interessante incontro all’interno dell’iniziativa locale “Cives” il Prof. Paolo Rizzi metteva in fila i fattori che determinano lo sviluppo del territorio: modello endogeno-esogeno (costituito da fattori territoriali e attrazione di capitali, persone e imprese), innovazione , creatività e imprenditorialità,  capitale sociale, istituzioni inclusive e pianificazione strategica…..Ascoltavo e pensavo:  se la sfida dell’Area Vasta non rimarrà lettera morta ma si concretizzerà, il sistema Piacenza saprà essere protagonista?

Da ultimo, anche se non ultimo, se davvero il Governo chiederà che il territorio regionale venga a  svolgere un  ruolo  di apripista nell’ambito del processo di riorganizzazione dell’assetto istituzionale, occorrerà che l’Esecutivo investa su questa scommessa, riconoscendo alle    comunità che si metteranno  in gioco  evidenti  vantaggi economici quali spazi nel patto di stabilità e maggiori risorse finanziarie. E qui il lavoro toccherà  ai nostri Parlamentari….».

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