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Pecorara: «Diciamo no al grande inganno della Legge Zan»

«Sventolando la bandiera della libertà a quella libertà si mette un bavaglio: è questo il pericoloso paradosso di una legge, la cosiddetta Zan, che si vuole far passare come arma di difesa di diritti personali presuntemente offesi ma che è in realtà, e a tutti gli effetti, un'arma di offesa ai principi sacrosanti della libertà di opinione e di espressione. Per questo motivo, e in nome proprio di quella libertà di opinione che questa legge mette in discussione, ribadisco forte e chiara la mia ferma e convinta opposizione al Ddl Zan». E' la voce del consigliere Sergio Pecorara a levarsi ancora una volta per esprimere la contrarietà alla proposta di legge in discussione in questi giorni in Senato. «Di fronte a quello che è un tentativo di mistificare la realtà, a partire dalla denuncia di un presunto vuoto normativo in materia che invece non esiste – prosegue Pecorara – occorre che ognuno di noi prenda coscienza di quelli che sono i rischi insiti in questo obbrobrio normativo e della misera speculazione politica che su questo obbrobrio la sinistra sta attuando, forse per celare il vuoto di pensiero e di progettualità che la contraddistingue».

«Introducendo una ipertutela su un soggetto a torto reputato non protetto dalle leggi vigenti – spiega il consigliere – la ratio della proposta di legge finisce per prevaricare i diritti dei terzi rispetto al soggetto “tutelato”. Nella sciagurata ipotesi di approvazione del testo, infatti, sarà ancora possibile esprimere opinioni contrarie a barbarie come l'utero in affitto o al sacrosanto diritto che un bambino abbia un padre e una madre? E in questa propaganda a mio avviso disvaloriale, viene lasciata la massima discrezionalità ai giudici per esprimersi in merito a reati di opinione».

«Di fronte a questo attacco alla libertà – conclude Pecorara – che la sinistra per retaggio culturale sta cavalcando, non deve mancare occasione per far sentire la propria ferma opposizione. Detto ciò, concordo con L’Associazione Family Day (di cui è presidente Massimo Gandolfini) il quale ribadisce con forza che lo strumentario giuridico c’è già, codice penale e leggi necessarie, verso chiunque commette reati di violenza contro persone omosessuali. Per l’aspetto educativo dove i bambini verranno educati all’ideologia gender, desidero non commentare. Concludo, nel dire che tirare fuori dal cassetto oggi un disegno di legge in mezzo a sofferenze famigliari, economiche, sociali e personali è divisivo nei partiti e nella società. Lascio a voi ogni commento».

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