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«Per ripopolare la montagna servono strade decorose e percorribili»

Ferriere, il consigliere di minoranza Mainardi interviene sulle condizioni della Provinciale 654 Valnure: «Nel tratto tra Bettola e Ferriere strada indecente, i tre comuni dell’alta Valnure devono farsi sentire»

Giampaolo Mainardi, capogruppo di minoranza a Ferriere, interviene sulle attuali condizioni della strada provinciale 654 Valnure, attualmente alle prese con importanti lavori a due ponti sul Nure, a Farini (il cantiere è stato aperto nel settembre 2018) e in località Molino Nano. «Tra tutte le strade che ultimamente ho percorso – spiega Mainardi - quella più disastrata è certamente la Provinciale 654 che collega Bettola a Ferriere e che poi prosegue sino al passo dello Zovallo. Per percorrere i 21 chilometri che separano i due capoluoghi occorrono normalmente 40 minuti. Frane, smottamenti, asfalto sconnesso oltre a semaforo sul ponte di Farini, semaforo sul ponte Nano, tanto che sfido chiunque ad indicarmi un tratto di almeno cento metri senza un avvallamento, un cedimento, una frana o una buca. Noi abitanti dell’alta valle del Nure abbiamo ancora la strada costruita dai nostri bisnonni alla fine dell’Ottocento che quando è stata realizzata era certamente una superstrada ma   ora è abbondantemente superata e anche pericolosa».

«Tutto è rimasto intatto, i vari manufatti sono ancora quelli originari, il tracciato non è mai stato modificato tanto che abbiamo ancora i tornanti della Camia che da anni dovevano essere eliminati ma che invece sono sempre lì, come se fossero diventati patrimonio dell’umanità. Essi sono il problema più antico di questa strada, problema che nel frattempo è stato affiancato da altre difficoltà e infatti anche i trenta km che separano Bettola da Piacenza si percorrono, in più 40 minuti. In poche parole per percorrere i 51 km che separano Ferriere da Piacenza occorre oltre un’ora e mezza nella bella stagione. In inverno con la neve i tempi non sono preventivabili. La necessità di una strada scorrevole è evidente ed esiste da decenni ma nessuno ha mai preso seriamente in esame la possibilità di dare una risposta seria e concreta al problema. I vari politici di turno ne hanno parlato tante volte prima delle varie elezioni, ma poi sul Minoranza Ferriere Mainardi-2problema è sempre calato   il silenzio, tanto le difficoltà sono dei pochi montanari che ancora si ostinano a vivere sull’Appennino. Montanari che per la verità si stanno riducendo drasticamente e la conseguenza è un territorio che si degrada sempre più, dove la vegetazione in poco tempo ricoprirà e cancellerà il lavoro e l’opera di decine di generazioni e, dove le testimonianze degli avi si perderanno inesorabilmente».

«Già scompaiono i terrazzamenti, si sgretolano i muri a secco, i seminativi non più coltivati si trasformano prima in roveti, poi in boscaglia, si chiudono canali, scompaiono gli scoli e ogni pioggia si trasforma in alluvione mentre le frane la fanno da padrone. Le istituzioni spendono milioni e milioni di euro in pronti interventi per tamponare le varie emergenze ma a nessuno viene in mente che forse, se vogliamo salvarla, è necessario far sì che la montagna si ripopoli e che per farlo è necessario è la realizzazione di strade che consentano di spostarsi in tempi ragionevoli». 

«Credo che tutte le amministrazioni di montagna dovrebbero fare squadra e fare sentire la loro voce al riguardo, perché il tempo per salvare la montagna, se veramente la vogliamo salvare, sta per scadere ed è ora di far comprendere che una montagna disabitata non farà la fortuna dei pochi montanari rimasti ma neppure del più accanito naturalista perché un territorio non presidiato è un territorio inesorabilmente perduto per tutta la comunità».

«Personalmente – conclude Mainardi - sono fiducioso e credo che la politica, quella con la P maiuscola, sia ancora in grado di capire e di risolvere  il problema perché credo ci siano ancora politici che non vogliono dare per perso la metà del territorio nazionale ed è per questo che invito le amministrazioni comunali di Ferriere, Farini e Bettola a unirsi per difendere la nostra montagna iniziando a chiedere con forza una strada decente, decorosa e sicura per arrivare a Piacenza, e poi sostenere la nostra povera sanità con ogni mezzo ed in ogni luogo, senza mollare di un millimetro».

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