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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Piacenza capitale italiana della cultura? «Ci proviamo per il 2020»

La proposta di Foti e Opizzi (Fratelli d’Italia): «Candidiamo la città come capitale italiana della cultura per il 2018». L’assessore Albasi accetta la sfida: «Dobbiamo allargare l’offerta cittadina, possiamo candidarci per il 2020». Non passa in consiglio la proposta dei 5 Stelle di “scontare” alcuni oneri per la ristrutturazione di edifici del centro storico

Durante il consiglio comunale del 12 ottobre Maria Lucia Girometta ha riportato all’attenzione dell’assessore all’ambiente Giorgio Cisini alcuni disagi dei cittadini di Montale. «La ciclabile tra via Pighetti e via Scotti – ha sottolineato l’esponente di Forza Italia - è diventata una discarica, piena di rifiuti di ogni genere ma soprattutto di "residui" di attività di prostituzione. Inoltre diversi alberi sovrastano le abitazioni, le radici di alcune piante stanno rovinando le strade». Paolo Garetti (Sveglia) ha chiesto invece all’Amministrazione in una mozione di pensare a realizzare un’area di sgambamento cani in centro storico. «Siamo impegnati – ha promesso l’assessore Giorgio Cisini - nella ricerca di questa area. Raccolgo molto volentieri le indicazioni sul centro storico: non ci sono molti spazi su cui costruire aree di sgambamento. Ci sono davvero poche possibilità, ci stiamo pensando ma se qualcuno ci vuole dare suggerimenti…». «Il Comune - ha detto Sandra Ponzini del Pd - ha chiuso ai cani il Campo Daturi: anche in questo caso è stata presa una posizione troppo frettolosa. So che adesso incontrerà alcuni cittadini sulla questione. Suggerisco di fare un’area di sgambamento al Campo Daturi». Foti ha segnalato, come luogo idoneo, il lungo Po. La mozione di Garetti è passata con il sì unanime di tutta l'aula.

Una mozione proposta da Andrea Gabbiani del Movimento 5 stelle – poi respinta dalla maggioranza consigliare (a favore aveva votato il centrodestra mentre i “Moderati” si sono astenuti) – chiedeva di ridurre il pagamento del canone di occupazione di suolo pubblico per chi vuole effettuare lavori di manutenzione, recupero e restauro conservativo delle facciate, degli infissi, degli elementi architettonici e decorativi degli immobili del centro storico, nonché di androni e gallerie commerciali. «Iniziamo dal centro storico che è il nostro salotto. I cantieri stanno diminuendo, una riduzione sul costo dei ponteggi è un modo per invogliare le persone a sistemare gli edifici. È virtuoso mettere a posto le strutture e le facciate degli edifici. I cittadini sarebbero contenti di risparmiare qualcosa». «Defiscalizzare – ha risposto l’assessore al bilancio Luigi Gazzola - in un momento in cui i comuni devono far fronte alle esigenze della città, è una cosa che si fa fatica ad immaginare. E poi perché dovremmo farlo proprio in centro storico e non in periferia? Ci sarebbe una disparità di trattamento. Ristrutturare e rifare le facciate sono interventi, di questi tempi, onerosi, non credo che esentare qualche centesimo al giorno invogli i cittadini a fare più interventi del genere». Sia Paolo Garetti che Lucia Rocchi hanno sottolineato lo fatiscenza di molti edifici del centro. La mozione è stata però respinta.

Critiche alla scelta dell’Amministrazione e di Atersir di abbracciare una società mista pubblico-privata per il servizio idrico e di gestione dei rifiuti - sancita lo scorso 3 luglio durante il consiglio dell’ente – sono piovute dal consigliere di “Sinistra per Piacenza” Carlo Pallavicini, che chiede al Comune di ritirare il suo voto favorevole alla delibera e sospendere le procedure di avviamento della gara per organizzare uno studio di fattibilità sull’affidamento in house. «Prendo le distanze politiche da ciò che afferma Pallavicini e non ritireremo quel voto», il commento del vicesindaco Francesco Timpano. «Risposta che mi aspettavo, non c’è mai stato un vero e proprio confronto sul tema e capisco perché la gente si disaffezioni al voto. Non c’è più legame tra i cittadini e la politica», ha replicato il consigliere di sinistra. «Il percorso fatto non ha mai preso in considerazione altre soluzioni diverse da quella della società mista pubblico-privata», ha aggiunto Mirta Quagliaroli (M5s). Pallavicini ha visto respingere la sua mozione, avendo raccolto solamente il voto favorevole dei 5 Stelle e di Sandra Ponzini (Pd), sempre più una voce fuori dal coro all'interno del suo gruppo consiliare.

PIACENZA SI CANDIDA A CAPITALE ITALIANA DELLA CULTURA PER IL 2020

Tommaso Foti è partito da lontano, nel suo discorso, per lanciare la candidatura di Piacenza come “capitale italiana della cultura” per il 2018. «Se la politica mette le mani anche sulla Ricci Oddi – ha detto l’esponente di Fratelli d’Italia - rischiamo di candidarci per il premio della città che "fa la guerra alla cultura". Non è vero che il Comune ci mette i soldi: ci mette quanto è stato stabilito dallo statuto della Galleria, nata da un’eredità di un privato. La Galleria è una “bomboniera” poco conosciuta dalla città, sconosciuta a tanti tranne a quello che ha portato via il quadro di Klimt». Da queste frecciatine Foti è partito per avanzare una proposta condivisa con la collega Erika Opizzi. Tommaso Foti-9-2

«Matera è stata nominata città europea nel 2019: ci fa piacere, è una città italiana, ma non è che Piacenza abbia molto meno sotto l’aspetto culturale. Candidiamola a capitale italiana della cultura per il 2018». Foti ha voluto toccare anche questioni locali. «Ho letto della polemica sul mancato prestito dell’Antonello da Messina. Giorgio Braghieri - presidente dell'Istituto Alberoni - è stato molto conservativo: in campo culturale bisogna essere aperti e coinvolgere la massa. Andate a vedere cosa sono Cremona e Mantova in questo settore. Facciamo partire un processo di apertura della nostra cultura, magari anche più avanti rispetto al 2018, non è certo un problema di date. Vorrei che fosse il progetto bandiera degli ultimi mesi di questo consiglio comunale».  

«È un’opportunità – ha replicato l’assessore alla cultura Tiziana Albasi - a cui guardare con orgoglio e entusiasmo. Si può anche estendere ai comuni limitrofi, il che può permetterci di allargare l’organizzazione anche ad altre eccellenze del nostro territorio. Ci vuole più tempo per organizzare la nostra candidatura, non riusciamo a prepararci al gennaio 2016 per diventare “capitale” nel 2018. Discorso diverso per il 2020. Potremmo definire – in una sorta di Stati generali locali – la questione con un confronto aperto. Abbiamo eccellenze non ancora disvelate. Candidarsi è uno sforzo enorme, se lo facciamo è per vincere e dobbiamo almeno raggiungere i primi dieci posti. L’operazione deve essere condotta con il coordinamento principale dell’Amministrazione. Direi di posticipare la candidatura di due anni e rinvigorire la città, ampliando le sue offerte culturali».

«Perseguiamo con convinzione questo obiettivo», ha esortato Paolo Garetti (Lista Sveglia). «C’è da metterci tempo e denaro – ha riflettuto Gabbiani (M5s) - e tutta la città deve crederci». «Voglio vedere nel prossimo bilancio – ha detto Marco Colosimo (Piacenza Viva) – le voci di capitolo sulla cultura incrementate dal punto di vista finanziario, mentre negli anni scorsi il tema è stato un po’ dimenticato. Neanche i piacentini conoscono bene i nostri musei». Al termine della discussione lo stesso Foti ha presentato un emendamento per spostare la data della candidatura dal 2018 al 2020: il consiglio, all’unanimità, ha approvato sia la modifica che la proposta presentata da Fratelli d’Italia. Piacenza si candiderà perciò a diventare la capitale italiana della cultura del 2020.

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