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Elezioni, il centrosinistra non replicherà il modello Fiorenzuola

Dibattito nel centrosinistra in vista delle Elezioni. Rabuffi: «Non siamo un cartello elettorale messo in piedi all’ultimo». Cugini: «Nessuno ha escluso Toscani, ma non è passato da ApP». Raggi: «Non siamo sbilanciati a sinistra»

Troppa sinistra in “Alternativa per Piacenza” e poco centro? Si rischia di avere una coalizione un po’ sbilanciata e poco rappresentativa dell’area moderata alle prossime Elezioni Amministrative. Viene da chiederselo, dopo gli errori commessi a Fiorenzuola, nei mesi scorsi, al momento di costruire una risposta al centrodestra che amministrava. Anzi, questa legittima osservazione l’abbiamo girata ai consiglieri comunali che stanno lavorando a questo progetto, per capire qualcosa in più.

Il primo a rispondere è Stefano Cugini. «Mah, io addirittura da qualcuno sento dire – replica il capogruppo del Pd - che c’è poca sinistra. Ai nostri avversari del centrodestra, invece, fa comodo dire che siamo troppo sbilanciati. È una strategia comunicativa, è normale. C’è un po’ di radicalità nel programma, quello sì. Non vogliamo solo vincere le elezioni ma impegnarci alla realizzazione dei progetti. Non stiamo facendo lo specchietto per le allodole. Non neghiamo che ci sia una forte componente di sinistra, ma vogliamo superare le barriere. Stiamo lavorando da mesi per fare sintesi, ci siamo presi molto tempo per questo».

Proviamo a stimolare ulteriormente il dibattito all’interno della coalizione. Ad esempio: possono i rappresentanti del Partito Democratico amministrare la città con una figura come Giuseppe Castelnuovo, alfiere di mille battaglie di Legambiente, molto spesso in disaccordo con le politiche del centrosinistra degli ultimi anni? Inutile citare gli episodi di contrasto tra l’associazione ambientalista e i dem sulle partite più delicate che riguardano la città. «Appunto – prova a rispondere Rabuffi. Castelnuovo, come altri, fa parte del nostro gruppo proprio per recuperare una visione diversa. ApP sta mettendo insieme valori diversi in un perimetro che va dalla sinistra al centro. Diciamo che rimane fuori l’estrema sinistra e chi guarda al centrodestra». Proprio Rabuffi cinque anni fa si candidò come candidato sindaco in alternativa al Pd che sosteneva Paolo Rizzi. «Se qualcuno preferisce guardare indietro al passato…allora non ci costruisce l’alternativa». Già, ricorre sempre il termine alternativa: stavolta gli avversari, già dal primo turno, sono quelli del centrodestra. «Se quella lì è di destra alla guida della città – è convintissimo su questo Rabuffi - allora dobbiamo costruire per forza un contenitore alternativo a loro».

È incerto su una sua possibile ricandidatura ma è molto soddisfatto del cantiere progressista il consigliere Samuele Raggi (“Piacenza del futuro”). «È la prima volta che vedo un percorso del genere – commenta - e di campagne elettorali ne ho viste parecchie. Non sono d’accordo sul mancato coinvolgimento della cosiddetta società civile: vedo tante persone impegnate. E non vedo neanche uno sbilanciamento della coalizione. Ci sono stati tanti confronti tra noi e la ritengo un’operazione che vuole costruire qualcosa di diverso rispetto al passato».

Secondo il consigliere del Pd Christian Fiazza questi discorsi sono da considerare “superati”. «La gente non guarda più a centro centrosinistra o sinistra. Al massimo si può dire che questa risposta progressista e moderata è in contrapposizione a quella conservatrice del centrodestra della Barbieri».

Per Rabuffi non si corre il rischio di replicare la disfatta fiorenzuolana, dove la sinistra ha raccolto – in una cittadina storicamente molto più a sinistra di Piacenza – solo il 33%. «Lo ritengo un percorso molto diverso da quello della città della Valdarda. Non corriamo quel rischio, perché il nostro non è un cartello elettorale messo in piedi all’ultimo momento. Ci siamo dati più tempo per discutere, lavoriamo dal febbraio 2021 a questo progetto».

E l’ipotesi di candidare il notaio Massimo Toscani a sindaco? «Non è uscito dal tavolo di Alternativa per Piacenza. Però a questo tavolo - rileva Cugini - nessuno lo ha escluso. Diciamo che, facendolo trapelare da altre parti, si corre il rischio di averlo bruciato».  

Raggi, Rabuffi, Cugini e Dagnino-2

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