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«Nessun rancore con Dosi, ma non è riuscito a tenere insieme valori diversi e ricchezze del Pd»

Parla Pierangelo Romersi dopo il rimpasto di giunta: «La pugnalata l’ho ricevuta umanamente dal sindaco e politicamente dal gruppo consiliare Pd. Non si è tenuto conto del consenso popolare mio e degli altri tre assessori»

“La pugnalata l’ho ricevuta umanamente dal sindaco e politicamente dal gruppo consiliare Pd. Non si è tenuto conto del consenso popolare mio e degli altri tre assessori”. È un Pierangelo Romersi sereno quello che incontriamo a un mese dai “giorni balordi” – così li ha definiti - di inizio gennaio, che lo hanno coinvolto nel rimpasto della giunta comunale di Piacenza. “Sono tornato a lavorare in Provincia, nel settore risorse - racconta Romersi - I colleghi del lavoro, come tanti piacentini, mi hanno manifestato solidarietà, e non capiscono proprio le motivazioni di questo rimpasto”. Romersi fino al discusso cambio di nomine negli assessorati dell’8 gennaio aveva la delega al Bilancio, dopo essere stato nella passata amministrazione capogruppo Pd a Palazzo Mercanti, “senza mai aver fatto mancare il mio appoggio alla giunta di allora”, chiarisce. “Mi considero ancora un iscritto al partito, un tesserato con una certa esperienza amministrativa, ma non so se vorranno ancora utilizzarla”.  “Col sindaco c’è stato un bel rapporto, poi se ne uscì con la storia dell’imbarazzo verso noi che appoggiavamo Roberta Valla”. Romersi ricorda un colloquio con il primo cittadino poco prima di quella dichiarazione. “In autunno mi disse che sia Molinari che Valla erano ottime candidature, e chiunque avesse vinto, avrebbe fatto un ottimo lavoro. Poi probabilmente si è inasprito il clima nei circoli che votavano e allora disse quella cosa. Ma fino alla revoca dell’incarico, nessun contrasto tra noi”.

Romersi dice di “non portare rancore verso il sindaco”, piuttosto sottolinea il comportamento “strumentale” di alcuni consiglieri del suo partito (la corrente renziana, ndr), che “volevano un cambio di passo, un monito condivisibile, soprattutto sull’Expo 2015 . Poi però si è capito che volevano solo un cambio di poltrone, e in particolare volevano la mia”. “Nel Psc – sostiene Romersi - c’è il disegno della città che vogliamo, l’abbiamo approvato in giunta, cosa aspettano ad approvarlo anche in Consiglio? Perché – si chiede l’ex assessore – il gruppo consiliare invece che perdersi in chiacchere non dà un’accelerata?”.

Ma c’erano “rallentamenti” nell’attività della giunta?
“Sicuramente il sindaco provava disagio rispetto alle capacità e all’esperienze del vicesindaco Cacciatore. Non è riuscito a tenere insieme i valori diversi e le ricchezze del Pd. Con noi procedeva tutto bene, non mi ha mai rimproverato nulla, mi ha confermato la fiducia fino a poche ore prima della revoca. Dosi in giunta aveva certezze e faceva ragionamenti condivisi, che poi dinamiche esterne trasformavano in dubbi”.

Le rimproverano di essere diventato renziano – insieme a Daniel Negri - a pochi giorni dalle primarie nazionali…
“Io nel 2012 ho sostenuto Bersani, ed ero in buona compagnia: c‘erano ad esempio anche Francesco Timpano e Stefano Cugini. Poi in tanti hanno preso strade diverse senza nessun ostacolo: c’era mobilità nelle scelte di molti. Io ho appoggiato Valla nel piacentino e Renzi a livello nazionale e conosco gente che ha votato Molinari e Cuperlo. La stampa locale mi ha fatto diventare renziano a tre giorni dal voto di dicembre, ma in realtà avevo già deciso da diversi mesi che Renzi era la persona giusta per il nostro partito”.

Come mai Piacenza è uno dei pochi comuni in provincia che pagano l’Imu? Secondo i grillini la colpa è sua.
“Nel 2012 i comuni hanno dovuto introdurre l’Imu. Proponemmo di mantenere la stessa aliquota della vecchia Ici del 2008, cioè il 4,8: non ho aggiunto nulla. Il governo attuale ci aveva promesso di rimborsare l’Imu pagato nel 2013, quando in realtà non aveva ancora finito di coprire la quota dell’anno precedente. Quando si è saputo chi doveva pagarlo e chi no per quest’anno, i comuni avevano già approvato i bilanci. I grillini capiranno in futuro che il lavoro che ho fatto per rendere il Comune più trasparente, è stato positivo. Avrebbero dovuto accompagnare di più le mie proposte, soprattutto nel percorso di razionalizzazione e riorganizzazione delle sedi comunali (solo con la chiusura dell’ex palazzo Olivetti abbiamo risparmiato 100mila euro)”.

Come assessore al bilancio era coinvolto in diverse questioni: piscina, piazza Cittadella, via Roma.
Costruire la piscina da 50 metri, alle nuove condizioni proposte dal consorzio, ci bloccava tutti gli investimenti futuri sulla città. Ristrutturare e allargare la vetusta Raffalda, al prezzo di sacrificare un anno di attività, è la cosa da fare. I nuovi parcheggi in Cittadella, oltre a essere un impegno della precedente amministrazione, sono un’esigenza molto sentita per i piacentini. Teniamo presente che tutti gli aumenti dei costi dei parcheggi, vanno però a finire in quest’opera: neanche un euro entra nelle casse del comune. È chiaro che c’è un problema su via Roma: ci vuole un’operazione di rispetto della legalità a 360 gradi, partendo dalla gestione degli affitti al regolamento della polizia urbana. Più coordinamento con le forze dell’ordine, ma questo non è solo compito del sindaco: Dosi ha promesso più controlli, ma queste sono funzioni del questore e del prefetto”.

È cambiato qualcosa con il rimpasto di giunta?
“I consiglieri del Pd si sono ricompattati. Su alcune delle questioni calde negli ultimi tempi piovevano polemiche “strumentali” da una parte. Mesi fa constrastavano qualche proposta, poi “improvvisamente”, dopo il cambio di poltrone, appoggiano sempre. Ad esempio sulla delibera del terreno della strada Agazzana - dove dovrebbe sorgere una casa di riposo - era stato paventato un ritiro della proposta tempo fa. Ora non c’è più nessun ostacolo dai consiglieri. Un po’ strano”.

Qualcuno rimprovera alla locale classe politica di vivere alla giornata e non avere una visione del futuro.
“Stiamo uscendo dalla crisi peggiore della storia economica moderna, non si può chiedere a chi amministra ora di avere una visione del futuro: nessuna città è in grado di averla. Si chiede a chi amministra di essere da guida, da faro e trovare i mezzi e le risorse per uscire fuori da questo momento”.

E Dosi è la persona giusta?
“Il sindaco aveva una grande possibilità, ormai andata persa. Potersi costruire un’immagine di autorevolezza amministrativa in una fase storica nuova per Piacenza, in un periodo di poche risorse e nessuna grande opera da realizzare. Doveva essere il regista di questa fase,  invece vedo una politica di annunci che non è nelle sue corde. Per il suo operato lascio però giudicare i piacentini”.

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