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Minacce estremiste, i candidati esprimono solidarietà a Polledri

Incontro dopo le minacce del sito estremista Holy War. «Non si può negare il rispetto della libertà religiosa. La moschea a Piacenza? In quel caso si trattava solo di un problema di natura legale e di incolumità»

«Oggi, in Europa, soffia un vento di odio molto forte. Io credo invece che non si possa negare il rispetto della libertà religiosa, ma il rispetto delle persone deve essere sempre garantito. La libertà religiosa è la madre di tutte le libertà».

Così Massimo Polledri che ha ricevuto la solidarietà dei candidati sindaco, dopo le minacce dal sito estremista Holy War che lo ha definito filosemita e antiarabo. Al suo fianco, c’era il consigliere comunale Filiberto Putzu: «Quello contro Polledri è stato un attacco gratuito - afferma - scagliato contro chi si occupa di politica con cuore, voglia, capacità. Sono qui in rappresentanza dei candidati alle primarie del Pdl per esprimere la nostra solidarietà a Massimo. Sul fronte della difesa della democrazia dobbiamo essere tutti uniti».

L’invito era stato esteso agli altri candidati sindaco. Purtroppo, a causa di alcuni contrattempi, non sono riusciti a essere presenti, anche se tutti hanno espresso la loro solidarietà. Vicinanza al candidato è stata dimostrata da Fiamma Nirenstein, un’altra parlamentare finita nel mirino (insieme con altre 160 persone, giornalisti, politici, docenti di università italiane) di Holy War.

Sul fatto la procura di Roma sta già indagando. Nirenstein, che è vice presidente della commissione Esteri, ha sottolineato «il massimo sdegno per il senso di pericolo che si intende indurre e di cui spero tenga gran conto le autorità preposte alla sicurezza dei cittadini». Per Nirenstein, rassicurano i tanti messaggi di solidarietà ricevuti.

A margine della conferenza stampa sulle minacce, il candidato Massimo Polledri ha risposto a una domanda sul centro culturale islamico lungo la Caorsana e sulla posizione contraria della alla nascita di una moschea: «La questione in questo caso era più complessa perché il diritto di culto, che non si vuole mettere in discussione, non può implicare il venire meno della legalità. L’edificio non era a norma e non aveva i requisti, legati alla sicurezza e all’igiene, per il tipo di uso richiesto. Tutto è possibile, ma nel rispetto della legge». 

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