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Caos Pd, indagati per peculato Richetti e Bonaccini: il primo rinuncia alle Primarie

A poche ore dal termine per presentare le firme a favore della propria candidatura alle Primarie del 28 settembre, l'onorevole Matteo Richetti rinuncia a sfidare il suo "gemello" Stefano Bonaccini. Dopo poche ore esce la notizia della loro iscrizione nel registro degli indagati per la vicenda "spese pazze" in Regione

Non ci sarà nessun derby tra i due quarantenni - modenesi e renziani - Stefano Bonaccini e Matteo Richetti per la corsa alle Primarie del Partito Democratico del prossimo 28 settembre. Questo perché Richetti, parlamentare e stretto collaboratore di Matteo Renzi, all’ultimo momento ha deciso - a sorpresa - di ritirare la sua candidatura. I candidati dovevano infatti consegnare le firme entro le ore 12 del 9 settembre. Seppure Richetti avesse abbondantemente raccolto il necessario numero di firme, ha deciso di non depositare alcunché presso gli uffici del Pd.  Solo pochi giorni fa, il premier Renzi commentò  la situazione in casa Pd in Emilia-Romagna, dichiarando dal palco nord della Festa dell’Unità di Bologna – riguardo alle candidature di Bonaccini e Richetti – “avete fatto un bel casino”.

Il messaggio ai sostenitori. «Ragazzi tutti – ha scritto Richetti ai suoi sostenitori - mandare questo messaggio mi costa un fegato nuovo. Anzi, credo CI costa un fegato nuovo. Tra ieri sera e stamattina ho dovuto prendere una decisione. Di quelle che non ci dormi. Mi fermo qui. Ci sono cose di fronte alle quali ci si ferma. Se c’è una cosa che ci unisce è che per noi la politica è un pezzo fondamentale della nostra vita. Ma non è la vita. Io continuo e continuerò a usare il noi, ma questa volta vi devo chiedere di rispettare una scelta che è personale. Immaginando il vostro dissenso. Facciamo ricorso a tutta la nostra amicizia, se riusciamo. Non ho parole a sufficienza per pronunciare le mie scuse, ad ognuno di voi, al vostro impegno, alla vostra passione. Vorrei farlo di persona con ognuno di voi, guardandovi negli occhi. Un abbraccio forte, a tutti. Matteo Richetti».

Sulla sua pagina Facebook qualche ora fa ha invece scritto: «L’unità è un valore che non va solo dichiarato, ma anche praticato. Per me, in politica, è un valore importante, così come lo è trovare un punto di sintesi, di lavoro insieme. Per questo non metterò in campo la mia candidatura. Decisione sofferta e meditata, ma credo sia nell'interesse dell'Emilia Romagna e del PD. Ora non è il momento delle divisioni, il nostro Paese e la nostra regione non possono permetterselo. Nel tempo in cui stiamo portando avanti riforme importanti per l'Italia accolgo l'invito, arrivato da più parti, all'unità. Lo faccio perché non basta prendere applausi scroscianti dal nostro popolo, dai democratici, quando si fanno appelli alla coesione. Bisogna saperla realizzare. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno messo la loro faccia e la loro firma a mio sostegno, sapendo che non una goccia di questo sforzo andrà perduta».

L'indagine della procura di Bologna sconvolge le Primarie. Poche ore fa è invece arrivata la notizia che, proprio Richetti, pare sia iscritto nel registro degli indagati per peculato nell’ambito dell’inchiesta sulle cosiddette “spese pazze” in Regione. Notizia confermata dal suo legale, l’avvocato Gino Bottiglioni. Assieme a Richetti, sarebbero coinvolti anche altri 8 consiglieri regionali dell'Emilia-Romagna, tutti indagati per peculato. L’iscrizione nel registro degli indagati può aver influito sulla “scelta personale” del parlamentare modenese. Tra gli otto consiglieri indagati risulta esserci anche il nome dell'altro candidato Stefano Bonaccini. «Ho appreso poco fa – ha dichiarato Stefano Bonaccini in una nota - che la Procura sta svolgendo accertamenti anche sul mio conto e ho già comunicato, attraverso il mio legale Prof. Manes, di essere formalmente a disposizione per chiarire ogni eventuale addebito. Confido di poter dare al più presto ogni opportuno chiarimento». 

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