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Profughi, non c’è accordo sul protocollo: salta la proposta

Il sindaco di Rottofreno Veneziani aveva presentato un protocollo che disciplinava la gestione dell'accoglienza tra comuni e prefettura. La maggioranza è d'accordo, ma dodici comuni (di centrodestra) rigettano la proposta

È ripresa il 10 dicembre la discussione sull’accoglienza dei profughi da parte dei sindaci dei 48 comuni piacentini. L’incontro si è tenuto in Provincia di Piacenza, a distanza di una settimana dall’acceso confronto di mercoledì 3 dicembre. Al termine della precedente seduta era stato presentato – dal sindaco di Rottofreno Veneziani - un protocollo per la gestione dell’accoglienza da sottoporre alla prefettura. Il protocollo metteva alcuni paletti all'azione del prefettura in caso di "emergenza profughi". I comuni - secondo il documento - s'impegnavano nell'accoglienza solo a determinate condizioni. In apertura il vicepresidente della Provincia Patrizia Calza ha specificato inoltre le richieste che i sindaci del territorio intendono fare ai parlamentari piacentini a Roma.  «Non è un emergenza – spiega Calza - ma un fenomeno migratorio mondiale. Propongo di modificare la disciplina di arrivo dei profughi, la domanda non va attesa nel Paese in cui arriva. L’Italia è danneggiata da questo, devono stare da noi in attesa di risposta. Bisogna portare avanti politiche unitarie, non devono valere i confini dei singoli stati, ma quelli dell’Europa. Tanti non hanno intenzione di stare nel nostro Paese, sono orientati verso altre nazioni. Chiedo che le commissioni che esaminano le richieste di profughi siano più efficienti e numerose per aumentare la celerità. Il profugo deve esprimere attività di sostegno alla comunità ospitante, un po’ come avvenuto a Ponte dell’Olio.

«I comuni vogliono avere un monitoraggio costante – ha detto Sandro Busca, sindaco di Bettola - mi piacerebbe sapere se c’è inoltre equilibrio tra i territori. Facciamo una mappatura precisa su tutte le strutture – anche quelle militari, di proprietà della Chiesa - che possono ospitarli nel Piacentino. Non mi sono piaciuti i commenti contro il mio intervento – della scorsa settimana - sui valori della fede espressi da Papa Francesco. Richiamare a essere coerenti su queste partite non è un pensiero positivo, ma doveroso. Mi ha colpito quando un sindaco ha detto che farà tutto il possibile che tutti i privati del suo territorio non accolgano profughi. Non può fare terrorismo sui suoi cittadini, non c’è una gara a chi la mette giù più dura. Dobbiamo arrivare a un testo condiviso».

«Io mi sono recato al consolato egiziano – è l’intervento di Roberto Barbieri di Borgonovo – per una questione legata ai minori del nostro Comune. Con tutto il rispetto, non posso spendere centinaia di migliaia di euro per la gestione dei minori: come vado a spiegare ai miei cittadini che non ho risorse per loro. La strada per il protocollo è ragionevole: ma al primo segnale di problema, io vado dal prefetto e consegno la fascia».

«La gestione dei profughi – è il laconico commento di Lino Cignatta, sindaco di Agazzano - in Italia rende di più che il traffico della droga». «Noi firmando questo documento – è il parere di Jonathan Papamarenghi (Lugagnano)- diamo atto a una cosa che sta già succedendo oggi, praticamente continuiamo i percorsi che stiamo vivendo. Mi auguro che ci sia una posizione netta e forte sull’argomento, ci deve essere una linea da tenere, non dobbiamo essere l’ultimo anello debole della catena da Roma a qua».

«Già faccio fatica a far partire l’Unione dei Comuni – Gabriele Girometta di Cortemaggiore – figuriamoci se ci sono le risorse umane ed economiche per gestire l’accoglienza. Ci vuole un colpo di mano del governo centrale: il mio è un “no” per dare un segnale forte. Ci vuole un progetto forte, ormai siamo veramente l’anello più debole della catena, io non sottoscrivo l’accordo».

«Se stasera sono qui – è l’intervento di Lucia Fontana di Castelsangiovanni - è per il rispetto delle istituzioni: per quanto mi riguarda la mia posizione viene ribadita in maniera inequivocabile. Non cerco lo scontro ma il dialogo, mi sono confrontata con il sindaco Veneziani, ma io devo esprimere il “sentire” dei miei cittadini. Il mio è un “no” senza “se” e senza “ma”. Rifiuto che il sindaco esegua gli ordini dall’alto, non ci sto: voglio assumermi la responsabilità della gestione del territorio e non posso essere limitata a essere uno strumento delle decisioni prese – in maniera non brillante – da chi ci governa. Non voglio che questo protocollo sia considerato un’apertura sulla questione profughi: prendiamo una posizione coesa e unita per dare un segnale nel dire “basta, non andiamo avanti”. Se nel mio territorio impongono l’arrivo dei profughi anche io restituisco la fascia».

Il presidente Rolleri ha precisato ai sindaci del “no” che gettare il protocollo nel cestino significherebbe accettare di conseguenza l’attuale sistema di accoglienza. «Vogliamo allora altre Caratta? I profughi arrivano comunque – ha sbottato Angelo Ghillani di Gossolengo - arrivano anche in Piemonte, Lombardia, Veneto, in qualsiasi territorio. Mi sembra una proposta sensata questa. Non ci sta bene il sistema attuale, dobbiamo cercare di portare la prefettura su una strada diversa. Io voglio vedere la prefettura che responsabilità si prende di fronte a un accordo del genere. Io mi spendo per portare avanti questo spirito: saremmo più incisivi se ci fosse un patto tra di noi».

«Il comune di Cadeo – spiega Marco Bricconi – non collabora perché l’iter della gestione non prende in considerazione tutti i fattori. Non mi presto a questo meccanismo della prefettura, io propongo che invece che lasciare la fascia, siano loro a commissariarci. Io devo rendere conto ai cittadini sempre scelte non mie. Siamo dei burattini: io non ci sto a farmi tirare la giacca». Anche Manuel Ghilardelli di Ziano ha nuovamente espresso la sua contrarietà al protocollo. «Facciamo uscire la nostra voce per dire basta, ci pensi lo Stato insieme alla prefettura al problema».

Sul fronte del sì si è schierato invece il sindaco di Calendasco Francesco Zangrandi, che ha conosciuto bene da vicino l’attuale sistema di accoglienza nel suo comune. «Possiamo rafforzare il documento, migliorarlo, ma qualcosa dobbiamo fare: invito i sindaci a pensarci». «Questo protocollo – ha difeso le sue idee Raffaele Veneziani – voleva gestire la situazione prima dell’arrivo dei profughi, così invece dovremo discuterne con i profughi già in piazza. Io sono di centrodestra, non mi vergogno a dirlo in questo momento in cui ne stiamo combinando più di Bertoldo in Francia, ma ho trovato più appoggio dal centrosinistra che dalla mia parte. A me pareva un modo di mandare a quel paese il governo e la sua gestione del problema. Non lo volete? Il prossimo a cui toccheranno i profughi non deve incassare la responsabilità delle persone che non appoggiano questo testo».

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«Ero più ottimista l’ultima seduta – l’amaro commento dell’assessore al welfare di Piacenza Stefano Cugini – ma sento troppi pareri negativi. Contavo sul fatto che un fronte comune poteva aprirci nuovi lidi: noi siamo sopra del 40% di accoglienza dei profughi rispetto al resto della Regione. Con rammarico prendo atto che non c’è solidarietà nel territorio – fino ad adesso è Piacenza a ospitarli -, va allontanata l’ignoranza dal tema. Anche Piacenza farà come gli altri, faremo tutto per fare in modo che non ne arrivino, ma che quelli che ha in casa vengano distribuiti sul territorio: diventa un “tutti contro tutti”. Io da omani, come fanno tutti, chiederò che i miei profughi in più vengano dati agli altri. Chiudiamo i battenti anche noi se tutti chiudono la porta al problema».

«Prima di fare il protocollo – ha tuonato Gianni Zanrei di Carpaneto – andiamo a Bologna in maniera condivisa per ripristinare le percentuali di accoglienza». Non voleva votare il documento Roberta Battaglia di Caorso. «Chiamiamo il prefetto e diciamo che è un “no” all’accoglienza fino a che continua questa politica scellerata e fino a che le province non sono tutte trattate allo stesso modo».

Al termine delle discussioni, durate quasi tre ore, si è arrivato al momento del voto. Contrari al documento si sono dichiarati Alseno, San Giorgio, Caorso, Nibbiano, Lugagnano, Cortemaggiore, Cadeo, Besenzone, Castelsangiovanni, Ziano, Pianello, Morfasso. La proposta è perciò saltata, vista la mancanza di un consenso ampio. «Bene, si va avanti così – l’amaro commento di Rolleri - il prefetto gestirà la cosa come sta facendo». Al termine della seduta, mentre i sindaci stavano prendendo l’uscita, si è acceso un piccolo battibecco tra due primi cittadini della stessa area politica. «Che triste scenetta quella di oggi – ha detto il sindaco di Rottofreno -, brutta immagine per la nostra provincia». «La scenetta la fai tu», la pronta risposta del sindaco di San Giorgio Tagliaferri. E così, visti il rifiuto categorico di una decina di sindaci in rappresentanza dei loro comuni, il protocollo non verrà sottoposto all’attenzione della prefettura.

  

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