«Non condivido la voglia di nuovismo del centrosinistra»
Elezioni provinciali, il sindaco di Gragnano Patrizia Calza si toglie qualche sassolino dalla scarpa: «La credibilità e l’autorevolezza si costruiscono sul campo. Darò comunque una mano a Patelli»
Il centrosinistra piacentino e il Partito Democratico vivono da mesi un clima idilliaco, complice la vittoria di Katia Tarasconi alle elezioni amministrative di Piacenza. Attorno al sindaco, come più volte ribadito dalla diretta interessata, tutti hanno remato nella stessa direzione. Le polemiche del passato, tra correnti ed esponenti locali impegnati in una lotta fratricida, sono state archiviate e messe da parte. Mai una dichiarazione fuori dal coro. Le elezioni provinciali, comunque vinte dal centrosinistra, hanno però lasciato qualche strascico, a giudicare da un intervento del primo Consiglio, svoltosi nel pomeriggio del 10 ottobre.
Patrizia Calza, consigliera provinciale dal 1999, assessore dal 2004 al 2009, è sempre stata il punto di riferimento del centrosinistra in questo ente, negli ultimi anni. Il Pd e Katia Tarasconi non hanno però ritenuto il sindaco di Gragnano il candidato giusto sulla quale puntare alle Provinciali, dove potevano votare soltanto gli amministratori locali. Pare che la “sentenza” sulla candidatura di Patelli – sindaco da un solo anno a Borgonovo, alla sua prima esperienza amministrativa - al posto di Calza sia arrivata da Tarasconi e da altri amministratori ed esponenti locali. Il sindaco di Gragnano, durante la prima seduta di Consiglio provinciale, si è tolta qualche sassolino dalla scarpa.
«Non ho correttori di bozze – ha detto Calza in aula – o esperti di comunicazione. So che può dare fastidio quello che dico e vedo già i volti di quelli a cui fischieranno le orecchie. Non me ne importa più niente, “meglio schietti che ipocriti”. Patelli sa già come la penso. Queste elezioni provinciali sono state vissute da me con sofferenza. In tutti i settori la credibilità e l’autorevolezza si costruiscono sul campo. Credo di essere un amministratore “non di lungo corso, ma di giusta esperienza” e di conoscere questo ente, nel quale ho lavorato gratis. Speravo che tutto ciò fosse preso in considerazione, ma questo non è avvenuto».
I modi con i quali Calza è stata messa da parte l’hanno indotta a intervenire in questa maniera. «Il percorso di ascolto spesso evocato è durato poco: nel mio caso due giorni. Il Pd non è pervenuto, si è presa subito una decisione. Il criterio del “nuovismo” non lo condivido, così come quel civismo. Non può esistere il civismo in una elezione dove votano solo gli amministratori, che sappiano bene se sono di centrodestra o centrosinistra».
Per il sindaco di Gragnano, quindi, «stupore e amarezza» per come è stata gestita la vicenda. Anche «indifferenza e solitudine» in un campo, quello del centrosinistra, dove «ho coltivato relazioni per anni». Per questo, «quando Patelli mi ha chiamato per le deleghe, ero tentata di dire che non ne volevo sapere nulla». Però, poi, ha cambiata idea. Come mai? «Sto intitolando la scuola di Gragnano a Tina Alselmi e una sua frase mi ha colpito: “per cambiare il mondo bisogna esserci”. C’ero in questo ente quando si è fatto il ponte Paladini, c’ero nella crisi della riforma Delrio, quando i conti economici non tornavano, quando il futuro dei dipendenti era a rischio, quando serviva una guida alla conferenza socio-sanitaria, quando c’è stata l’alluvione in Valnure e Valtrebbia. Se c’ero allora ci devo essere anche adesso, non posso farmi prendere dal nervoso. Devo rispetto a chi mi ha votato e per quelli con cui ho lavorato in questi anni. Nel Pd conservo comunque qualche amico e devo rispetto anche a Patelli, che si trova in una situazione inedita».