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«Quattromila islamici al voto in primavera. Siamo di fronte a una minaccia sociale»

Forza Nuova: «Siamo dinanzi al pericolo concreto che un possibile ingresso in luoghi istituzionali di persone che subordinano i nostri principi di civiltà alla propria religione, comprometta davvero anche quella laicità dello stato che alcuni partiti difendono a giorni alterni»

"Si prevede la discesa in campo per le prossime elezioni comunali di quella parte di comunità piacentina rappresentata dai cittadini musulmani, tant'è che, a nome del loro esponente, Yassine Baradai, fanno sapere (testualmente) che ragionamenti sono in atto tra i mussulmani che vivono in città". Si legge in una nota di Forza Nuova Piacenza. 

"Con ogni probabilità - continua - potremmo assistere alla candidatura di esponenti di punta, da soli in liste civiche o come sostenitori di altre forze politiche, e quindi è concreto il rischio di rafforzare le istanze che questa comunità tenta da anni di portare avanti a discapito dell'integrità della città".

La segreteria provinciale di Forza Nuova ha attaccato duramente con l'intervento del coordinatore Barbara Cremona: «Il fatto che elementi della comunità islamica ambiscano ad impegnarsi politicamente in vista delle elezioni comunali è un segnale che le figure istituzionali che hanno amministrato Piacenza in questi anni, hanno compiuto un pessimo lavoro, permettendo ad una comunità religiosa numericamente cospicua di costituirsi e legittimarsi come ente politico e non più limitato a gruppo umano di semplici cittadini».

«Siamo convinti che nessuno ancora percepisca la minaccia sociale rappresentata da questo annuncio - prosegue - perché mancano sia lungimiranza politica sia volontà di preservare il minimo residuo di sovranità del popolo. Solo Forza Nuova aveva previsto che l'inserimento in società per le comunità islamiche non sarebbe stato affatto sufficiente, in quanto l'obiettivo principale era ed è quello di costituirsi come organismo politico pensante e con diritto di scelta su temi fondamentali di identità culturale che andrebbero tutelati e non messi a rischio».

«Siamo dinanzi al pericolo concreto - conclude il responsabile - che un possibile ingresso in luoghi istituzionali di persone che subordinano i nostri principi di civiltà alla propria religione, comprometta davvero anche quella laicità dello stato che alcuni partiti difendono a giorni alterni».

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