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Quorum Referendum 12-13 giugno: informazioni e regolamento

Il quorum per il referendum: una breve storia e quando è stato raggiunto

Come per tutti i referendum abrogativi in Italia, anche quelli del 12-13 giugno dovranno superare il quorum per essere validi e (se vincono i sì) avere effetti. Il quorum è quindi la quota minima di elettori che devono partecipare al voto perché il referendum abbia i suoi effetti. Per i quesiti nazionali (abrogativi), occorre che vada a votare almeno la metà più uno degli aventi diritto al voto (50% + 1).

STORIA DEI REFERENDUM - L'istituto referendario, previsto dalla Costituzione, è stato utilizzato per 62 quesiti dagli anni '70 ad oggi. Solo nel 1970 infatti venne promulgata la legge attuativa, senza la quale di fatto non era possibile promuovere un referendum nel nostro Paese.

DIVORZIO E ABORTO - Il primo referendum chiedeva l'abrogazione della legge che permetteva il divorzio. La partecipazione fu molto alta (87,7%) e vinsero i no col 59,3% dei voti. Un grande dibattito nel Paese si aprì in occasione dei referendum del 1981, tra i quali ve n'erano due (di segno opposto) riguardanti la legge sull'aborto. Ebbe in particolare una certa risonanza la sconfitta del Movimento per la Vita, che aveva promosso un quesito volto a restringere notevolmente il campo d'applicazione dell'aborto in Italia. Il no vinse col 68%. Ancora alta la partecipazione (79,4%). Nel 1985 il primo referendum di natura economica. Lo promosse il Pci, che intendeva abrogare il taglio del 4% all'indennità di contingenza ("scala mobile"), che indicizzava automaticamente gli stipendi all'inflazione ma aveva il difetto di essere a sua volta causa di aumento di inflazione. Vinsero i no.

1987 - Per le prime vittorie del sì, occorre arrivare al 1987. Sull'onda del disastro di Chernobil, gli italiani con tre quesiti di fatto chiesero di rinunciare all'energia nucleare. Nel '90 per la prima volta non venne raggiunto il quorum. Si votava su due quesiti riguardanti la caccia e un quesito sull'uso dei pesticidi. Il primo referendum elettorale si tenne nel 1991 (preferenza unica nel voto alle politiche), ma più significativi per il sistema politico italiano furono i quesiti del 1993: in un solo colpo, e con percentuali molto alte, si abrogavano i ministeri delle partecipazioni statali, dell'agricoltura e del turismo e spettacolo. Si abrogava anche il finanziamento pubblico ai partiti ma soprattutto, con una modifica alla legge elettorale del senato, si apriva la strada per l'introduzione del sistema maggioritario.

1995 - Nel 1995 per l'ultima volta si superò il quorum. In "campo" c'erano soprattutto i quesiti sul sistema televisivo, volti a limitare la pubblicità, a impedire la concentrazione di tre reti in un'unica proprietà e a privatizzare la Rai. Solo quest'ultimo quesito vide la vittoria del sì. Nel 2005 si accese un forte dibattito intorno ai referendum sulla procreazione assistita e la ricerca sugli embrioni. La Chiesa cattolica promosse l'astensione per far mancare il quorum e la strategia ebbe successo: andò a votare solo il 25,5% degli elettori.

2009 - Gli ultimi referendum si tennero nel 2009. Erano di natura elettorale e intendevano "forzare" un passaggio dal bipolarismo al bipartitismo, assegnando il premio di maggioranza non alla coalizione che vince le elezioni ma solo alla lista più votata. Anche in questo caso non fu raggiunto il quorum: andò a votare soltanto poco più del 23% degli elettori.

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