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Referendum, a Pianello intervengono Urbinati e Petrini per il No

Ipotesi di riforma costituzionale sul banco degli imputati nell’incontro organizzato ieri presso la sala municipale del comune di Pianello dal comitato del No al referendum costituzionale della Valtidone

Ipotesi di riforma costituzionale sul banco degli imputati nell’incontro organizzato ieri presso la sala municipale del comune di Pianello dal comitato del No al referendum costituzionale della Valtidone. Protagonisti dell’intervento, Milvia Urbinati portavoce del comitato e Pierluigi Petrini, già senatore della Repubblica e attualmente militante del Pd, seppur aperto detrattore della riforma voluta da Renzi. “La Costituzione dovrebbe limitare il potere di chi ha potere, con questa riforma invece lo si consolida, togliendolo ai cittadini che non potranno eleggere direttamente i senatori, che dovranno raccogliere 150 mila firme (contro le 50 mila attuali) per le leggi di iniziativa popolare e 800 mila (contro le 500 mila attuali) per i referendum” - sostiene  Milvia Urbinati che aggiunge: “ Non siamo contrari al cambiamento in sé, ma alla mancanza di un disegno complessivo della società e a un dibattito sul bilanciamento dei poteri. Quella voluta da Renzi è una riforma scritta male di cui non è trasparente il vero obiettivo: dietro l’imperativo della governabilità a tutti i costi si sta nascondendo forse un tentativo di uscire dalla democrazia parlamentare? Il Senato è concepito come un organo instabile che porterà inevitabilmente confusione e la presunta velocizzazione dell’iter legislativo andrà tutta a danno dei cittadini che necessitano di tempo per esercitare il proprio potere di mediazione. Basti pensare al Jobs Act, approvato in 14 giorni prendendo tutti in contropiede”. Ulteriore elemento di critica , il combinato disposto con la legge elettorale Italicumche “consentirà al presidente del consiglio di contare sui suoi fedelissimi alla Camera e di esercitare il potere come un asso pigliatutto. Abbiamo capito che questa riforma permetterà all’esecutivo di agire su ordine della finanza. C’è un tentativo generale di attaccare le costituzioni uscite dalla Resistenza perché si ostinano a difendere i diritti dei lavoratori, il welfare e la sanità pubblica. L’accentramento toglierà potere ai presidi di democrazia presenti sul territorio delegandolo totalmente ai ministeri. Concordo con le parole del senatore Walter Tocci che qualche giorno fa disse che con una classe dirigente oggi non all’altezza si rischia di trasformare la cattedrale dell’impianto costituzionale in un condominio”.

Dubbi sul nuovo Senato anche da parte di chi, come Petrini, ne ha fatto parte e commenta: “Nel merito, questa riforma è stata scritta in modo totalmente pasticciato. Il nuovo Senato prevede 74 consiglieri regionali, 21 sindaci e 5 nominati direttamente dal presidente della Repubblica, nell’ottica di un ritorno all’aristocrazia. Senza contare che se l’obiettivo vero fosse stato quello della riduzione dei costi della politica, sarebbe bastato cambiare un articolo, lasciando intatto l’impianto costituzionale”.

Doverosa la domanda sulle conseguenze che la vittoria del No potrebbe avere sul futuro del governo Renzi, alla quale Petrini cosi risponde: “Non sarà il voto sulla riforma ad essere destabilizzante; piuttosto il significato che Renzi ha voluto dare a questo voto, facendone un plebiscito sul proprio potere politico. Nell’ambito di questa chiamata plebiscitaria si cerca di affermare un governo che diminuisca gli spazi di democrazia e aumenti il potere decisionale per far passare riforme che altrimenti non passerebbero .Non credo che con la vittoria del No si possa aprire una crisi di governo perché anche in caso di dimissioni di Renzi, il presidente Mattarella potrebbe conferirgli un nuovo mandato”. 

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