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Referendum: «La memoria corta di Forza Italia, o dell’incoerenza»

L'intervento del "Comitato SI al Cambiamento"

«Il Comitato per il No cittadino di Forza Italia nei suoi recenti interventi pubblici fa spesso leva sulle ragioni negative portate il 22 aprile 2016 da una cinquantina di illustri costituzionalisti in un documento per il “no”. Peccato che Forza Italia si dimentichi di puntualizzare che sempre nello stesso documento gli stessi autori neghino che la riforma porti a uno stravolgimento della Costituzione e ne apprezzano anzi alcune parti (voto a tempi certi per il Governo unito a nuovi limiti ai decreti-legge; possibilità di ricorso preventivo sulle leggi elettorali alla Corte costituzionale; nuovi referendum di indirizzo). Per par condicio informativa, ci sembra giusto segnalare ai cittadini anche “La ragioni della riforma costituzionale - Una guida” a cura del prof. Carlo Fusaro, del 15 Maggio 2016.  Inoltre, sempre il 23 maggio 2016 ben 198 giuristi e costituzionalisti hanno sottoscritto un manifesto per il Si e che anche oltre 300 intellettuali e giuristi hanno proposto un analogo documento per un “pacato Si” (https://www.pacatosi.org/)

In realtà, pensiamo che la questione non può essere di chi ha più medagliette da mostrare, ma di quali siano le reali divergenze sui contenuti. E qui, da semplici cittadini, diventa veramente difficile capire le ragioni del No, specie di Forza Italia. Facciamo un po’ di storia.

1)I primi tentativi di riforma costituzionale del bicameralismo perfetto sono del 1982, con due Comitati presieduti dall'on. Ritz e dal sen. Bonifacio. Ben 35 anni fa ormai…. poi la serie delle bicamerali:

2)Commissione bicamerale Bozzi (dal nome del suo presidente), 1983-1985

3)Commissione bicamerale De Mita-Iotti, 1992-1994, che dopo tangentopoli apre il tema del "federalismo": sostituire il bicameralismo perfetto di oggi con una diversificazione di ambiti e materie tra i due rami del Parlamento, ovvero l'introduzione di un Senato delle regioni; ma fu un nulla di fatto.

4)Comitato Speroni, governo Berlusconi I, 1994

5)Commissione bicamerale D’Alema, 1997-1998

6)nel 2001 la legge costituzionale n.3, “federalista”, ridefinisce la potestà legislativa tra Stato, Regione, Province e Comuni secondo il criterio di sussidiarietà.

7)Comitato Brigandì, governo Berlusconi II, 2002-2004

8)Progetto di revisione approvato dalle Camere (anche allora dalla sola maggioranza…) nel 2005 e bocciato con Referendum costituzionale nel 2006. Questa è la Riforma del Centro Destra berlusconiano, che era molto più “interventista” di quanto ora proposto (modificando ben 56 articoli, contro i 47 attuali della Boschi).  Essa modificava la forma di governo facendola addirittura divenire non più parlamentare, ma tutta giocata sulla centralità della figura del Primo Ministro fin da una sua elezione diretta di secondo grado che di conseguenza vincolava il potere di nomina da parte del Presidente della Repubblica ai risultati elettorali. Per cui veniva veicolata un idea di forma dello stato in cui l’autorità era ben più accentrata su di un uomo solo di quanto proposto dalla riforma attuale. Invece, per quanto riguarda il bicameralismo, la riforma di Berlusconi non era molto diversa dall’attuale: infatti anche allora la sola Camera dei deputati avrebbe votato il programma di Governo e il Senato avrebbe ricoperto il ruolo di Camera federale/regionale.

9)Progetto della I Commissione della Camera (c.d. Violante), 2007

10)Commissione di  esperti accademici presieduta del Ministro per le riforme Gaetano Quagliariello istituita dal Governo Letta, che rassegnerà le sue conclusioni il 17 settembre 2013: è importante ricordare che queste conclusioni saranno la base del successivo progetto del Governo Renzi. (è curiosa la posizione del Sen. Quagliariello che, tornato poi nelle file di Forza Italia, ora sostiene il No: oltre alla commissione di cui sopra, Gaetano Quagliariello fece la prima dichiarazione di voto favorevole per NCD e anche la dichiarazione di voto favorevole del 13 ottobre 2015 fu pronunciata da Gaetano Quagliariello).

La questione fondamentale è che tutti i tentativi da parte di quasi tutte le forze politiche e culturali, sono stati sempre ugualmente orientati a perseguire un obiettivo di fondo: una differenziazione radicale fra Camera e Senato, con un senato delle autonomie  e il superamento di un Parlamento caratterizzato da due camere sostanzialmente l’una il doppione dell’altra.

E poi c’è stato il Patto del Nazareno. L’intesa stretta nel dicembre del 2013 da Matteo Renzi e Silvio Berlusconi aveva il fine di procedere d’intesa alla riforma della legge elettorale e alla riforma costituzionale del bicameralismo e del titolo V della Costituzione. L’accordo Renzi-Berlusconi ovvero Pd/Popolo delle Libertà (oltre che Ncd) durerà fino al gennaio 2015, fino all’elezione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Solo perché non condivise tale scelta, che non c’entrava niente con le riforme che egli aveva contribuito a costruire e a cui pure i suoi parlamentari avevano concorso (sia legge elettorale che riforma costituzionale), Silvio Berlusconi decise di mettersi di traverso.

Ripetiamo, è storia ed un dato di fatto oggettivo che alla base sia della nuova legge elettorale (Italicum) sia della riforma costituzionale sottoposta oggi a referendum c’è stata l’intesa fra Renzi e Berlusconi. La riforma è stata votata con il favore di tutta la maggioranza di governo e di tutto il centro-destra fino all’approvazione (in prima lettura) al Senato. Poi in quelle successive Forza Italia si è astenuta o è uscita dall’aula e solo in due votazioni ha votato contro. Oltre ad essersi frammentata, con numerose posizioni individuali e sottogruppi rimasti a favore (ALA di Verdini). Ovvero, tutte le possibili posizioni, in un vero trionfo di incoerenza.

In definitiva, come scrive il prof. Fusaro, “un folto numero di componenti del centro-destra in una forma o nell’altra hanno ritenuto di restare coerenti con la scelta compiuta da Silvio Berlusconi fino all’elezione del nuovo capo dello Stato. Ciò è così vero che – nonostante l’incredibile tourbillon, una vera e propria sarabanda – di spostamenti fra un gruppo e l’altro, di costituzione e di scioglimento di gruppi e gruppetti (autonomi o presenti come componenti nei due gruppi Misti), il numero dei fautori della riforma non è sostanzialmente mai cambiato. Al Senato 183, 179, 180! alla Camera 357, 367, 361: sempre dal 56% al 58.”

Infine, Forza Italia piacentina insiste molto, sempre citando l’illustre prof. De Siervo, sul presunto attacco operato dalla riforma Boschi “ai corpi intermedi” dello Stato. Ma, ancora una volta, che sorpresa! Che giravolta! Bisogna ricordare a Forza Italia che nel 2008 l’abolizione delle Province (uno dei principali “corpi intermedi”) fu cavallo di battaglia del programma elettorale di Forza Italia. E ancora nel 2011 Berlusconi si scontrò per questo con l’alleato Lega (Cfr. “Berlusconi sfida la Lega sulle Province - Il premier concorda con il Colle: meglio toglierle tutte”- M. Galluzzo, Corriere della Sera25/8/2011).

Crediamo che gli elettori di Centro-destra debbano tenere a mente questa storia e, se non lo sono i loro rappresentanti, sarebbe bello che almeno loro restassero coerenti con sé stessi. Per ulteriori informazioni si può chiamare il 392 268 8554, scrivere alla mail sicambiamentopc@gmail.com, o visitare su Facebook la pagina sialcambiamentopiacenza».

Il Comitato SI al Cambiamento

Il Comitato Si al Cambiamento informa che sabato 1 ottobre, si terranno due punti informativi per i cittadini sulle motivazioni per votare SI al Referendum per la Riforma costituzionale. La mattina il banchetto si troverà presso l’incrocio fra via XX Settembre e via Chiapponi dalle ore 9.30 alle ore 12.30 ed al pomeriggio all’incrocio fra via XX Settembre e via San Francesco d’A., dalle ore 15.30 alle ore 18.30. Chiunque volesse ulteriori informazioni può chiamare il numero di telefono 392.2688554 o scrivere alla mail sicambiamentopc@gmail.com

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