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Referendum trivelle, Zanardi: «Io non andrò a votare. Contenuti strumentalizzati»

Il consigliere provinciale: «In occasione di un referendum credo che anche la scelta dell'astensione sia l'espressione di un voto, vista la necessità del raggiungimento del quorum»

«Ritengo che sia fondamentale informarsi, ascoltare ed accettare le opinioni di tutti in merito ai vari argomenti di attualità e politica sottoposti all'attenzione dell'opinione pubblica, ma non tollero le strumentalizzazioni fini a se stesse in ordine ad alcuni temi, come quello relativo al referendum del 17 aprile.  Io non andrò a votare e se andrò voterò no. Certo, perdere l'occasione di recarsi alle urne mi dispiacerebbe, considerando che è così raro potere avere la possibilità per i cittadini di esprimersi, a livello nazionale, da quando si è insediato il governo Renzi, tuttavia ritengo che, in occasione di un referendum, anche la scelta dell'astensione sia l'espressione di un voto, vista la necessità del raggiungimento del quorum». Si legge in una nota di Gloria Zanardi, consigliere provinciale di Forza Italia. 

«Credo che il contenuto del referendum sia stato oltremodo travisato, più o meno intenzionalmente, e strumentalizzato attraverso una propaganda poco aderente al reale dato normativo, da parte di coloro che sostengono la protesta “ambientalista” a tutti i costi.  Io credo che vi siano plurime ragioni per sostenere il "no" o l'astensione, soprattutto da parte di un centrodestra liberale ed attento ad un reale e lungimirante sviluppo economico del nostro paese. Innanzitutto, in caso di vittoria del SI è evidente che il personale coinvolto sulle piattaforme petrolifere (non trivelle, anche se ovviamente l'impatto emotivo di tale termine è sicuramente superiore per i sostenitori del si) sarebbe destinato a subire pesanti tagli, così come tutto l'indotto. Inoltre, è opportuno precisare che la vittoria del SI comporterebbe solamente la dismissione degli impianti, che hanno ricevuto la concessione, al termine della stessa, senza potere proseguire nell'attività nel caso in cui, comunque, vi sia ancora la possibilità di estrarre i combustibili.  Non si tratta di impedire nuove trivellazioni entro le 12 miglia, peraltro già vietate ex lege. Non si tratta di dismettere subito tutte le piattaforme, le quali continueranno fino alla scadenza della concessione e, magari, dopo tale termine si sposteranno, con un nuova autorizzazione, solo “un po' più in la” con nuovi impianti».

«Credo che non sia nemmeno corretto sollecitare la coscienza ecologica ponendo l'attenzione su un “rischio ambientale” che non aumenta nel caso di proroga dell'attività estrattiva, anzi, il SI, per assurdo, comporta inevitabilmente un maggiore inquinamento, considerando che saremo costretti a rifornirci di combustibile altrove con relativi trasporti ecc.  Quest'ultimo dato è forse il più significativo. Perché l'Italia dovrebbe appesantire la sua dipendenza energetica, non sfruttando appieno i giacimenti ancora produttivi? tra l'altro, con un maggiore risparmio per i cittadini; infatti, se saremo, e saremo, costretti ad importarlo il canone in bolletta salirà.  Io ritengo che non si debba cedere alla strumentalizzazione, ma cogliere il dibattito innescato dal referendum del 17 aprile come l'occasione per discutere sulle politiche energetiche ed ambientali in modo serio, costruttivo e lungimirante, studiando di aumentare l'efficienza del nostro sistema e dei nostri impianti e, soprattutto, pensando a futuri investimenti sulle rinnovabili che, è bene precisarlo, non sono assolutamente coinvolte nel contenuto del referendum, anche se alcuni lo vogliono fare credere.  La mio opinione è personale, fondata sui miei convincimenti e scevra da valutazioni su eventuali interessi personali che potrebbe coinvolgere Renzi o chi per lui. La mia opinione è orientata nell'interesse del nostro paese».

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