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Ricci Oddi, ApP: «Statuto vergognoso, non vogliamo risposte da Azzeccagarbugli»

Cugini e Rabuffi rammaricati dall’esito del voto sulla mozione presentata da ApP

«Rammarica l’esito della votazione di ieri, con una bocciatura unanime della proposta di Alternativa per Piacenza di riformulare l’articolo 17 del nuovo statuto della Galleria Ricci Oddi che, richiamando pari pari quello originale del 1929, discrimina smaccatamente le donne rispetto alla possibilità di nomina in cda. Unico tra i soggetti deputati a indicare un componente, nel caso dei discendenti, l’articolo specifica la modalità di scelta, prevedendo la “linea femminile” solo in caso di mancanza di non una ma ben due discendenze da “linea mascolina”. Senza minimamente violare la volontà del fondatore e intaccare il sacrosanto e insindacabile diritto degli eredi di agire come più li aggrada (volessero pure indicare una figura maschile per il prossimo millennio, si accomodassero), chiedevamo di depurare il testo da passaggi vecchi di un secolo, ancora pregni della scarsa considerazione che la società di allora riservava alle donne, confinate a un subordine senza appello all’impronta patriarcale. Restiamo convinti che, all’alba del 2023, un ente pubblico non possa porre la propria firma in calce a un documento così formulato. È questione di credibilità, oltre che di convivenza tra forma e sostanza. Ci è toccato invece assistere a una critica in punta di diritto che ci ha straniato quanto Renzo al cospetto di Azzeccagarbugli, da chi deve avere ben scarsa considerazione della famiglia Ricci Oddi per adombrare il pericolo che, per chissà quale lesa maestà, la stessa possa riprendersi tutte le opere in caso di aggiornamento di poche righe di un articolo. Si è agitato lo spauracchio del danno erariale, con buona pace di decenni di lotte per la  parità di genere, dei valori costituzionali e di tutta la letteratura consolidata a contrasto delle molteplici dimensioni della discriminazione verso le donne, che coinvolgono ancora la partecipazione alla vita politica e istituzionale. Ci hanno definito avventurieri, niente meno, richiamandosi al principio di prudenza che deve muovere la pubblica amministrazione. Beh, per noi esistono momenti in cui la politica deve affrancarsi dalla burocrazia e dimostrare coi fatti ai cittadini che il coraggio delle scelte prevale sullo status quo. Si è detto che la modifica proposta sarebbe una forzatura in casa d’altri, ovvero della famiglia Ricci Oddi. Niente di più falso. Al contrario, mantenere intatte quelle righe vergognose sarebbe una forzatura in casa nostra, di tutta una comunità. Ben detto, assessore Fiazza, che chi governa non può permettersi il lusso di provocare, ma pure il Comune non può subire provocazioni. E se qualcuno non ritiene tale il testo oggetto della mozione, abbia almeno in futuro il buon gusto di astenersi dal parlare di linguaggio sessuato, rispetto delle donne e tutela dei loro diritti».

Stefano Cugini e Luigi Rabuffi, consiglieri comunali di “Alternativa per Piacenza”

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