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Rifondazione: «Mettiamo fine con tutti i mezzi possibili alle morti sul lavoro»

L’intervento della segreteria Provinciale di Rifondazione Comunista dopo la morte a Montale del 31enne operaio originario del Bangladesh

«Ancora – interviene la segreteria Provinciale di Rifondazione Comunista - non ci si è asciugati le lacrime per il brutale omicidio di Soumaila Sacko, bracciante e sindacalista della Piana di Gioia Tauro, che già bisogna piangere un'altra vittima. Sacko è stato ucciso a fucilate a inizio mese reo di avere la pelle scura e di cercare un riparo per la notte mentre veniva sfruttato nelle nostre piantagioni come schiavo. A fomentare l'odio verso chi ha la pelle di un altro colore sono le parole del Ministro degli Interni, oggi Salvini ma prima Minniti e Alfano, che parla di legalità che non è affatto giustizia, e men che meno giustizia sociale, di respingimenti e di guerra agli immigrati. Con la copertura ideologica di un Governo palesemente xenofobo è stato ucciso un ventinovenne maliano senza che nessuno esprimesse neppure una parola di cordoglio.

Nello stesso clima di disprezzo per la vita dell'altro, sabato, a Piacenza è morto un operaio trentunenne originario del Bangladesh, probabilmente schiacciato mentre lavorava su una piattaforma mobile all'interno del capannone che stava costruendo nella zona industriale del Montale. L'operaio è stato ucciso due volte, una prima dal Capitale che punta esclusivamente al guadagno economico disprezzando la vita degli operai; una seconda dall'indifferenza di una politica che sputa odio verso il diverso, che grida a un'invasione inesistente nel concreto e che opera per fomentare la guerra tra poveri.

Nei soli primi trimestre dell'anno sono state 151 le vittime sul lavoro, di queste oltre il 10% sono straniere e il 25% superano i 60 anni di età. Come Rifondazione Comunista siamo da sempre al fianco dei lavoratori e vogliamo sottolineare come questo dato sembra essere ignorato da coloro che parlano di sicurezza: di quale sicurezza si parla? Di quella di coloro che siedono sui macchinoni o di coloro che giornalmente si spezzano la schiena e che, nonostante abbiano raggiunto una certa età, ancora non possono permettersi il lusso della pensione? Crediamo che si debba fermare con tutti i mezzi possibili questa guerra, chiediamo alla politica che si impegni nei controlli e nella prevenzione, oltre che ampliare le leggi a tutela del lavoratore, compreso il diritto di andare in pensione a un'età giusta».

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