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Rifondazione: «Per ora la sanità regionale ripropone la solita ricetta dei tagli lineari»

Sanità, le riflessioni della portavoce Elena Anelli sulle liste d’attesa dell’Ausl piacentina

«In risposta agli interrogativi suscitati dal report sulle liste di attesa per prestazioni mediche che vede Piacenza maglia nera in un contesto regionale già di per sé sconfortante, la sindaca Patrizia Barbieri e la dirigente della nostra Ausl Giuliana Bensa dichiarano che la causa va ricercata rispettivamente" nella pandemia" e "nella carenza di medici". Interessanti posizioni che collocano le cause dei disagi al di fuori del sistema stesso legandole ad avvenimenti. Ma a sgretolare nostro Servizio Sanitario Nazionale ci hanno pensato anni di politiche di austerity, definanziamento, tagli lineari, privatizzazioni ed esternalizzazioni e la abdicazione da una programmazione pubblica in favore di continue cessioni di sovranità ad un privato sociale sempre più pervasivo anche in questo ruolo strategico.

Nel frattempo, nulla ha resistito, neanche l’architrave del personale sanitario pubblico; i medici, infermieri, tecnici, operatori non si sono salvati dal mancato turn over, dalle tante forme di precarizzazione che ne hanno stravolto la fisionomia.  Le facoltà di Medicina e le scuole di specializzazione sono state costrette entro numeri chiusi sempre più limitati a causa dei risicati finanziamenti. A nulla sono serviti gli allarmi degli ordini dei medici che prefiguravano quanto sta accadendo: i medici che escono dagli atenei sono in numero insufficiente per sostituire quelli che terminano l'attività lavorativa.

La tragedia vissuta con la pandemia sembrava aver generato e diffuso un diverso sentimento e ricostruito un nuovo senso comune che faceva percepire la salute come un bene comune da tutelare evidenziando come la produzione e la gestione in una forma pubblica, universale, gratuita sia vitale in situazioni di crisi e necessaria tutti i giorni.

Questo sentimento ha posto all’ordine del giorno la necessità di accelerare un processo di riflessione e di riforma che ridisegnasse, dopo tanti anni di sbornia economicista, l’intero mondo della sanità pubblica della nostra regione puntando sul potenziamento del territorio, sulla prevenzione, sull’unitarietà del sistema ospedale-territorio e l’integrazione tra sanitario e sociale, sulla ricostruzione del patrimonio del lavoro sanitario pubblico, per citare solo alcuni obiettivi, ovvero nel disegno di una nuova cultura della salute pubblica.

Ma per ora la sanità regionale ripropone la solita ricetta dei tagli lineari richiedendo alla ASL risparmi per 300 milioni per chiudere il bilancio pareggiando il “buco” creato dalla pandemia.

Questi tagli si ripercuoteranno principalmente nell’ulteriore disinvestimento sul personale; altro che piano di stabilizzazione; altro che assunzioni con tutele e diritti, eliminando il ricorso al lavoro interinale e le altre forme contrattuali precarizzanti. Nuovi tagli, forieri di nuove privatizzazioni.

Anche la grande scommessa delle Case delle Comunità, che nella nostra regione si innestano nell’esperienza delle Casa della Salute, appare monca dell’ingrediente più importante, il personale, di cui il PNRR non si occupa e di cui poca cosa, in termini di risorse economiche, è prevista nella legge di bilancio statale.

Molto si sta investendo nella realizzazione dei contenitori ma la questione sono le figure professionali, dagli infermieri di comunità o famiglia, agli assistenti sociali, agli specialisti di base, che questi contenitori dovranno riempire affinché un territorio, come già visto in grande affanno, possa ritornare a dare risposte assistenziali degne di questo nome.

Si profilano purtroppo diversi fallimenti, da quello di un reale potenziamento del territorio che previlegi la domiciliarità, alla sopravvivenza dei piccoli presidi ospedalieri, a cui si dovrebbe aggiungere la riqualificazione della rete consultoriale e dei servizi per la salute mentale, le dipendenze e le disabilità».

Elena Anelli, portavoce Partito della Rifondazione Comunista Piacenza

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