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«Ripartire in Russia non sarà facile. Abbiamo ceduto fette di mercato»

Il consigliere regionale della Lega Matteo Rancan risponde all'assessore regionale Caselli anche a nome del Dipartimento agricoltura del Carroccio

«Gentile assessore Caselli – scrivono  Matteo Rancan (consigliere regionale Lega Nord) a nome anche del Dipartimento Agricoltura Ambiente Lega Nord Piacenza - dalla sua lunga lettera di risposta ricavo tante informazioni che già conoscevo. Purtroppo, tante parole non corrispondono ad altrettanti risultati. Chi ha fatto qualcosa di tangibile - creazione di un brand, accordi con la Gdo, intesa con grandi aziende private, tutela del reddito di tantissimi allevatori - sono stati i suoi colleghi delle Regioni Lombardia, Liguria e Piemonte. D’altra parte siamo abituati a un governo parolaio, del cui principale partito, il Pd, lei fa parte. L’embargo Russo ha provocato grandi ripercussioni su due eccellenze della Pianura Padana: il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano. Senza considerare il resto dell’agroalimentare italiano (chieda che cosa ne pensano le principali aziende della nostra regione). Un embargo figlio della posizione ideologica, dell’ignavia e della scarsa conoscenza. Chi lo ha voluto è chiaro: il ministro Paolo Gentiloni, appoggiato da colei che si crede la nipotina di Talleyrand (grandissimo esempio di camaleonte politico), Federica Mogherini, Alto rappresentante della politica estera di quella Ue che considera l’Italia come una “pezza da piedi”. Ripartire in Russia non sarà facile. Abbiamo ceduto fette di mercato e non sarà facile partire su un mercato dove la nostra fornitura è stata soppiantata dalla produzione di altre nazioni che hanno standard qualitativi inferiori, non solo come gusto, ma anche come sicurezza alimentare. Il “suo” ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, a Expo ha rilasciato grande dichiarazioni sul Made in Italy, sulla biodiversità, sulla voglia di Italia, sulla difesa dell’unicità delle nostre produzioni. Risultato? L’Europa, ma è solo l’ultimo sberleffo in ordine di tempo, autorizza l'ingresso di ulteriori 35mila tonnellate di olio tunisino. Martina e Renzi non hanno battuto ciglio. Tornando al latte, le ricordo che il 75% del gruppo Granarolo - che per primo aveva garantito un compenso equo a chi gli conferiva il latte - è in mano alla coop Granlatte che toglie ancora un centesimo al litro agli allevatori e poi chiude il 2015 con un utile netto di 9 milioni di euro.

Caro assessore proprio oggi i suoi colleghi della Lombardia e del Veneto hanno bocciato, esprimendo il loro profondo dissenso,la proposta formulata dal Ministero dell' Agricoltura che prevedeva un “ prelievo di solidarietà” tra allevatori. In particolare l' assessore Pan ha chiesto , definendo il progetto voluto dal ministro Martina vuoto, a zero risorse,e impensabile poterlo rimpinguare con soldi di chi oggi è in crisi e sta morendo dissanguato La Lega è accusata sempre di non avanzare proposte. Gliene offriamo alcune. Primo suggerimento: si cominci con il reperire fondi - non servono milioni di euro - per creare un marchio del Made in Emilia Romagna da apporre solo ed esclusivamente sugli alimenti prodottti solo sul nostro territorio, con controlli rigidi e sistematici effettuati da un ente certificatore terzo. Si stipulino poi intese con la Gdo affinché nei supermercati vengano destinate aree riservate,ben delineate e opportunamente evidenziate, alla vendita di questi prodotti con il brand Emilia Romagna. Secondo suggerimento: il latte che arriva dall’estero impiega almeno 72 ore per arrivare nei nostri stabilimenti. Di conseguenza,anche per le condizioni in cui avviene il trasporto, se non viene trattato termicamente ( pastorizzazione ) all' origine non è utilizzabile quando arriva nei nostri stabilimenti. La pastorizzazione determina una variazione della fosfatasi alcalina facilmente rilevabile con analisi di costo irrisorio. Occorrerebbe l' intervento degli organi preposti, Nas, Servizio repressione frodi, Carabinieri del ministero dell' Agricoltura per effettuare campionamenti all' interno delle cisterne in attesa di svuotare nei vari stabilimenti. Se la fosfatasi alcalina è vicino allo zero significa che il latte è stato pastorizzato e che quindi proviene dall' estero.

Caro assessore Caselli se il suo assessorato fosse disposto a destinare qualche fondo a questo tipo di ricerca e di analisi potrebbero essere scoperti coloro che utilizzano latte proveniente dall' estero e che confezionano prodotti che poi ritroviamo sugli scaffali della Gdo e che riportano la dicitura munto, lavorato e confezionato in Italia Volendo andare oltre le facciamo presente che alcuni ricercatori del Parco Tecnologico di Lodi hanno elaborato uno studio per cui partendo dall' analisi dell' acqua e del terreno è possibile stabilire con approssimazione massima di un km l' aereale di produzione non solo di latte e carne ma di qualsiasi altro prodotto. Lei dice di aver chiesto a Martina di far pressioni sulla Ue per introdurre l’obbligo di indicazione dell’origine della materia prima. Non è l’unica, tante altre Regioni lo hanno fatto. E la Ue ha sempre fatto orecchie da mercante, nel nome della libertà di concorrenza. Sì quella di fare il prosciutto cotto con i suini polacchi, curati con farmaci che, se usati qui in Italia, ti manderebbero in galera. I suoi colleghi della Lombardia e del Veneto,proprio oggi , in sede di Confernza Stato-regioni hanno bocciato l' idea di un “ prelievo di solidarietà “ L' assessore Pan ha affermato che il fondo ad oggi è vuoto, senza fondi, ed è impensabile di poterlo rimpinguare con soldi di chi sta morendo dissanguato. Lei ricorda che ha partecipato all’Intergruppo Ue sulle materie agricole, sostenendo la valorizzazione dei prodotti della filiera del latte. Che cosa ha ottenuto? Ci permetta secondo la Lega Nord è un po' pochino».

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