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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica Piazza Cavalli

Commiato del sindaco in municipio: finisce l'era Reggi

Commiato del sindaco Roberto Reggi in municipio: «Ringrazio la mia squadra per avermi aiutato a rendere più bella questa città e ringrazio Piacenza». Sulla Lega: «Non hanno nessuna vergogna questi qui»

Commiato del sindaco Roberto Reggi in municipio nel pomeriggio del 4 maggio. Con lui alcuni membri della sua giunta. Reggi comincia così il suo discorso: «Con quest'ultima conferenza stampa voglio ringraziare la città per avermi dato l'onore di servirla in questi ultimi 5 anni. Ringrazio la stampa e ringrazio i miei assessori per essere stati una squadra di persone oneste, competenti e gran lavoratori. Queste sono le caratteristiche che ogni amministratore dovrebbe avere: quindi meritano ancora fiducia. Per quanto riguarda le cose belle e brutte che abbiamo combinato, ritengo che quelle belle siano di gran lunga superiori. Abbiamo migliorato questa città e messa in condizioni di fare un ulteriore passo in avanti».

E continua: «Mi hanno accusato di avere "l'inaugurite" in questi ultimi tempi, io ho sempre risposto che me lo potevo permettere: se siamo arrivati alla scadenza con tante cose pronte è perchè le abbiamo programmate bene. Mi spiace solo un po' non poter essere ancora sindaco per l'inaugurazione del primo stralcio del nuovo pronto soccorso che avverrà il 24 giugno. L'hospice è l'opera di cui siamo più fieri per quello che rappresenta. L'abbiamo fortemente voluto».

Se ci fosse stata la possibilità di ricandidarsi per la terza volta Reggi risponde: «No, non mi sarei ricandidato: dopo 10 anni di lavoro intenso è giusto lasciare il posto ad altri. Dopo così tanti anni di attività frenetica viene meno la forza fisica e anche l'entusiasmo per affrontare tutte le sfide che un servizio di questo tipo ti porta ad affrontare».

Sulla Lega Nord dice: «Se fossi stato meno defilato in questa campagna quelli della Lega li avrei presi in giro, questi che si sono inventati l'Imu e adesso organizzano i sindaci per contestarla. Non hanno nessuna vergogna questi qui. Queste elezioni saranno caratterizzate da una grande astensione e dal voto di protesta». LA REPLICA DI MASSIMO POLLEDRI A REGGI

La vicenda Piacenza Calcio è un rammarico per il primo cittadino: «La vicenda è molto complicata, il periodo è pessimo. E le poche risorse che ci sono le persone cercano di metterle nelle proprie aziende e reinvestirle. Come fai a dirgli che sbagliano? Il Piacenza che era ed è una bandiera della nostra città, a causa della scellerata gestione di qualcuno che c'era prima e per la crisi economica ha una prospettiva difficile. Ma vedo che c'è del movimento comunque e penso che se domenica il Piace dovresse vincere questo può sicuramente essere di grande stimolo sia per la squadra si per chi magari è intenzionato a far qualcosa di concreto per la società».

Dopo il suo discorso Reggi dona due mazzi di fiori, arancioni manco a dirlo, all'assessore Katia Tarasconi e Giovanna Palladini, poi abbraccia e bacia ad uno ad uno tutti gli assessori uomini.

Tutto è bene quel che finisce bene ma, c'è un ma, il discorso di commiato, che poi è una lettera che Reggi scrive in prima persona e che riportiamo di seguito, è stato fornito dall'ufficio stampa del Comune al quotidiano Libertà, ieri 3 maggio, mentre agli altri organi di informazione è stato mandato solo oggi, 4 maggio, con questo titolo: "Si trasmette il commiato del sindaco Roberto Reggi, pubblicato stamani sulle colonne di Libertà". Forse questa mossa ce la si poteva evitare. Si conclude così l'era Reggi, domani vige il silenzio elettorale e domenica 6 maggio i piacentini andranno alle urne.

LA LETTERA DI COMMIATO DI ROBERTO REGGI

Carissimi concittadini,

sento il bisogno di scrivere questo mio commiato da Sindaco, dopo un lungo periodo vissuto al servizio della comunità piacentina, non certo per elencare le tante opere realizzate, le cose belle che sono state fatte o quelle che non sono riuscite come avremmo voluto, quanto piuttosto perché in questi dieci anni ho avuto modo di vivere un’esperienza irripetibile di solidarietà essenziale che mi ha visto procedere passo passo insieme alla gente piacentina. Quando m’insediai, a 41 anni non avrei mai creduto che il “mestiere” di Sindaco fosse così articolato e complesso; pensavo soprattutto al “fare”, ma nel percorso di una strada tortuosa, suggestiva e affascinante, ho scoperto anche perché era giusto fare: significava capire le esigenze della mia gente, della gente di Piacenza. Allora i Comuni non erano ancora soffocati dalla morsa della crisi, c’era una maggiore disponibilità di risorse e c’erano più ampi sostentamenti da parte del Governo e della Regione per cui cercando di spendere in modo adeguato le risorse finanziarie, come Amministrazione Comunale, abbiamo dato una forte scossa all’immobilismo che da troppo tempo aveva tenuto a freno questa città, abbiamo continuato a farlo anche in questi ultimi anni, nonostante la crisi e malgrado le difficoltà cercando la collaborazione con i privati, individuando nuove forme di finanziamento. E oggi Piacenza è più bella e questa bellezza mi dà orgoglio come uomo più che come Sindaco. Ho incontrato in tanti anni cittadini scontenti e gente entusiasta, persone anziane che avevano bisogno di assistenza e giovani che andavano alla ricerca di nuove speranze. Ho ascoltato i loro pareri insieme a quelli della squadra che avevo al mio fianco e ho deciso in autonomia, in coscienza, pensando soprattutto al bene della comunità. Una città è quanto di più variegato e composito possa esservi. E’ il paradigma di migliaia di vite, di un’infinità di desideri, sogni, promesse, dolori, speranze e illusioni. Ma anche di grandi delusioni e oggi, purtroppo, siamo di fronte a una forma di regressione della dinamica dei redditi dal lavoro, e così la gente si trova a dover fare i conti con gli effetti della più grave crisi dai tempi della Grande Depressione. Di questi effetti il primo, il più devastante a mio parere è l’incertezza delle prospettive. Anche questa ho incontrato di giorno in giorno. Infatti le ombre che offuscano l’orizzonte economico, si allungano nello spazio sociale e civile della collettività; si allungano anche nei Comuni, questi organismi che più di qualsiasi altro ente sono vicini ai cittadini. Ecco io credo di essere stato vicino ai piacentini in questi anni. Ed è nato un ostinato desiderio di capire i loro problemi e il mio ruolo, come in un gioco di specchi dove i fatti trovano, con la loro collocazione cronologica, una ragionevole e accettabile spiegazione a un presente complesso, difficile da decifrare: perché questa città stenta a trovare diagnosi e terapie in una situazione di crisi, che a volte dà vertigini. Penso che insieme ai piacentini, congiuntamente, si sono vissuti grandi eventi: la visita del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità di Italia con l'orgoglio di rappresentare la città che per prima ci ha creduto, la Primogenita d’Italia, che abbiamo festeggiato insieme lo scorso anno con una grande partecipazione popolare. Ho visto in questi anni una città complessa, difficile da interpretare e come Sindaco insieme ai miei assessori ho fatto il possibile per capirne gli aspetti più reconditi e le sfumature. In questo senso voglio ricordare lo sforzo compiuto nei servizi per i cittadini, ma soprattutto rimarrà nel mio cuore l’Hospice “Casa di Iris” un’opera importante, che fa parte di una preziosa rete socio-sanitaria e che coinvolge tutte le istituzioni piacentine e il volontariato: soprattutto ha il compito di accompagnare le persone nella fase più difficile e dolorosa della loro vita. In questi anni mai mi è balenata la voglia di rallentare, anzi ho sempre creduto che fosse necessario non fermarsi dopo aver recuperato i ritardi di un tempo immobile. Ora la città è pronta a fare un ulteriore balzo in avanti: lo abbiamo visto con i grandi eventi culturali come il Festival del Diritto e le esibizioni dell’Orchestra giovanile Cherubini, diretta dal maestro Riccardo Muti, presenza stabile e puntuale, utile anche per il rilancio dell’immagine di questa città. Una città che è stata per me in questi dieci anni l’orecchio che ascolta e la voce che racconta: e allora ho provato a dare coesione e unitarietà a queste voci e alle infinite parole. Ho provato a riconoscerle, a farle durare e a dar loro spazio. Grazie Piacenza per avermi dato il privilegio di servirti.

Tuo Roberto

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