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Venerdì, 29 Marzo 2024
Politica

Sallusti a Piacenza: «Governo debole, per questo durerà»

Il direttore de il Giornale è stato ospite l'altra sera dei Liberali piacentini. Sul suo arresto: «La Cassazione ha detto che sono un delinquente abituale. Questa cosa mi ha devastato più della pena»

«Un governo inutile spesso è meglio di un governo che governa. Quello di Letta è figlio di alcune debolezze ma questo non significa che non durerà. A volte in politica la somma di più debolezze possono rappresentare una forza». E' una delle tante acute osservazioni servite l'altra sera da Alessandro Sallusti alla cena dei Liberali piacentini, tradizionale appuntamento conviviale dell'Associazione "Luigi Einaudi" che negli anni ha sempre visto ospiti d'eccezione: Giulio Tremonti, Vittorio Feltri, Marcello Pera, Mario Giordano, Vittorio Sgarbi, Maurizio Belpietro, solo per ricordarne alcuni.

Quest'anno ad accettare l'invito dei Liberali piacentini è stato il direttore de "il Giornale", un impegno che ha onorato nonostante fosse reduce da una giornata alquanto convulsa trascorsa nella sede milanese di via Negri. «Abbiamo vissuto un momento di drammaticità - è lo stesso Sallusti a spiegare l'accaduto ai 150 commensali che si sono dati appuntamento al Park Hotel - a causa di una busta recapitata in redazione che conteneva della polvere bianca oltre a un biglietto di minacce. E' subito scattato il protocollo previsto per episodi di terrorismo biologico con tutte le conseguenze del caso. Per fortuna non si trattava di antrace ma abbiamo avuto la redazione bloccata e abbiamo iniziato a lavorare intorno alle 19». Antonino Coppolino, vicepresidente dell'Associazione "Luigi Einaudi", ha presentato l'ospite ringraziandolo in modo particolare per aver mantenuto fede all'invito nonostante le difficoltà. «Mi sento più a casa mia qui che a una cena del Pdl», ha risposto il direttore de "il Giornale", a suo agio tra tanti amici liberali. E uno, in particolare, l'ha voluto ringraziare: «Non capisco la "S" nel suo cognome - ha detto Sallusti rivolgendosi all'avvocato Sforza - rappresentando una Forza e un patrimonio per tutti i liberali, e non solo a Piacenza».

«Sono onorato di essere qui tra amici liberali - ha esordito il direttore del quotidiano milanese -, liberali che sono maggioranza nel Paese ma che non riescono ad esserlo in politica. Questa è una vera e propria maledizione». La ragione? Forse sta nell'indole dei liberali, un'indole non ideologica che fa fatica a imporsi. «Un giorno - ha raccontato Sallusti - mi sono permesso di fare una domanda forte a Berlusconi: "Perché non sei riuscito a fare la rivoluzione liberale?". "Perché sono liberale", mi ha risposto e penso che in questa risposta ci sia la spiegazione della maledizione che citavo prima».

Il direttore de "il Giornale" ha quindi allietato la platea con una serie di aneddoti sul Cavaliere che secondo Sallusti «è un liberale fino in fondo, lui e il Pdl non sono la stessa cosa». Ma chi è allora Silvio Berlusconi? «L'estate scorsa - ha spiegato Sallusti - nel momento di massima debolezza per lui (in realtà era in una posizione d'attesa perché aspettava di vedere chi vinceva le primarie del Pd, e se le avesse vinte Renzi non si sarebbe presentato candidato alle elezioni convinto che le avrebbe perse), i vertici del Pdl erano stufi delle mie continue critiche al governo Monti. "Bisogna licenziare Sallusti", hanno sentenziato al Cavaliere. Che mi telefonò dicendomi che la situazione era difficile ma che avrebbe cercato di sistemare le cose. Non fui licenziato e chiesi a Berlusconi come avesse fatto a convincere il partito. "Semplice - mi rispose -, prima della tua direzione il Giornale perdeva 24 milioni di euro, adesso ne perde 1,2. Gli ho detto che dopo il tuo licenziamento ogni euro in più di perdita lo dovevano pagare loro”».

Alessandro Sallusti a Piacenza ©Mistral/ilPiacenza

Alessandro Sallusti è quindi passato a trattare i temi della giustizia. «Spesso siamo criticati dalla gente perché sul giornale parliamo troppo di giudici e di bunga bunga invece di trattare dei veri problemi dei comuni cittadini. Ma lo facciamo perché la nostra libertà di intraprendere ed esercitare la professione - ha messo in guardia il direttore - purtroppo passa anche attraverso il bunga bunga. E' nei fatti che nessun uomo politico abbia subito 33 processi in oltre un decennio. Quindi è evidente il tentativo di fermare Berlusconi a livello giudiziario. Ma non è in gioco solo la sua vita e le sue idee. Qui sono in gioco le nostre idee, quelle forti. E Berlusconi è l'unico in grado in questo momento di tenere botta per difenderle, è l'unica speranza affinché possano affermarsi. Dobbiamo affidarci a chi queste idee le puntella e le porta avanti».

Sallusti ha sostenuto che come liberali è necessario smarcarsi dal tranello teso da una campagna di stampa senza precedenti contro Berlusconi. «Dico sempre, e per questo mi piovono addosso critiche, che se in Lombardia voglio avere scuole libere e libertà imprendotoriale, preferisco un centrodestra con la Minetti ad un centrosinistra senza la Minetti. Mi interessano i valori. Il giusto assoluto non esiste. Se il prezzo da pagare è questo, mille volte la Minetti piuttosto che Pisapia sindaco. Quindi il mio appello è quello di ritornare a una scala di valori indipendentemente dai compromessi. Occorre rimanere lucidi».

Il direttore de "il Giornale" si è per un attimo soffermato sull'arresto subito per il reato di diffamazione: «Sulla sentenza della Cassazione, quindi irriformabile, c'è scritto che sono "un deliquente abituale". Potrò essere un pirla abituale - ha affermato - ma non certo un delinquente. Vi assicuro che questa cosa mi ha devastato molto più della pena». Sallusti ha quindi spiegato perché in quei giorni ha fatto il "matto" (il riferimento è al fatto che è "fuggito" dagli arresti domiciliari e non ha accettato pene che surrogavano il carcere): «Volevo inchiodare questi mascalzoni e ho detto che volevo andare a San Vittore. Napolitano graziandomi non ha fatto un favore a me ma a se stesso perché non sapevano più come uscirne».

L'argomento caldo è rimasto quello della magistratura e dell'accanimento contro il Cavaliere. «Riguardo al bunga bunga - ha incalzato Sallusti - ho la certezza morale che Berlusconi non abbia mai sfiorato una ragazza non consenziente. Se avessi anche il minimo dubbio, non sarei il direttore de il Giornale. L'uomo di Arcore va preso così com'è. Lui sostiene che è la lucida follia a mandare avanti il mondo e Berlusconi appartiene alla categoria dei geniali e per i geni i difetti sono la benzina della genialità. E' dunque impossibile togliere i difetti dai pregi di Silvio».

«A Milano - ha insistito Sallusti - si fa il processo allo stile di vita di una persona ma lo stile di vita non potrà mai diventare materia da aula giudiziaria. Certa magistratura vuole colpire chi non la pensa come loro; pensano di essere figli di un Dio diverso, si sentono perfetti. Invece, come in tutte le categorie, ci sono i buoni, i cretini, i pazzi, i normali. Bisogna allontanare l'idea che la magistratura sia una cosa sacra. Processano le nostre amicizie, poi processeranno le idee».

Il direttore de "il Giornale" ha quindi invitato i presenti alla cena dei liberali piacentini a leggere una recente dichiarazione di Zagrebelsky («che abbiamo rischiato di avere come presidente della Repubblica»), il quale ha affermato che occorre fare una legge per delimitare ciò che è cultura: «Una cosa allucinante», ha commentato Sallusti aggiungendo che «Il processo alle idee non è così pazzescamente lontano». 

«Se manca la libertà è come se mancasse l'aria: essere liberi ci sembra scontato come respirare. Io ho provato per una settimana la privazione della libertà e vi assicuro che è devastante. I liberali sono il simbolo della libertà e vi ritengo una risorsa per questo Paese. Ma vi metto in guardia - ha concluso Alessandro Sallusti -: attenzione al tranello mediatico su Berlusconi. Dobbiamo credere alle nostre idee e sostenere chi per queste idee è disposto a combattere per difenderle».

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