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Salta il Consiglio, il centrodestra vuole andare "in piazza". L’opposizione: «Una passerella»

Manca il numero legale di consiglieri, seduta rinviata: Lega e Fd’I disertano per partecipare alla protesta di commercianti e imprenditori. L’ira delle minoranze: «Siamo eletti per essere concreti in Comune, non per fare le comparse a una protesta». Bocciata la proposta del sindaco di mandare solo alcuni rappresentanti

«Come maggioranza – ha motivato il consigliere leghista Marvin Di Corcia - abbiamo deciso di non presenziare al Consiglio comunale odierno per partecipare alla manifestazione delle categorie economiche condannate alla chiusura da parte di questo Governo di inetti. È più importante stare vicino a persone che non riusciranno a mettere in fila colazione, pranzo e cena, che parlare di una via da dedicare a Bettino Craxi». Il Consiglio di Piacenza di lunedì 26 ottobre non si è svolto: i consiglieri di maggioranza di Lega e Fratelli d’Italia hanno disertato la seduta, non facendo raggiungere il numero legale in ben due occasioni. La seduta è stata così rinviata: nel centrodestra solo i consiglieri del Misto (Michele Giardino, Sergio Pecorara e Mauro Saccardi) e Antonio Levoni dei Liberali erano presenti. Anche Forza Italia non era presente.

Il sindaco Patrizia Barbieri aveva proposto di inviare alla manifestazione delle categorie economiche – prevista per le 17 dal Facsal - due rappresentanti per la maggioranza e due per la minoranza. Un modo per dimostrare la vicinanza del Consiglio alle rimostranze di commercianti e imprenditori piacentini in disaccordo con il nuovo Dpcm, senza intralciare i lavori consiliari. 

Il fronte delle opposizioni su questa vicenda è compatto. I consiglieri Stefano Cugini, Giorgia Buscarini, Giulia Piroli e Christian Fiazza (Pd), Massimo Trespidi e Mauro Monti (Liberi), Sergio Dagnino e Andrea Pugni (Movimento 5 Stelle), Roberto Colla (Pc Oltre), Samuele Raggi (La Pc del futuro, mentre era assente Luigi Rabuffi di Pc in Comune) contestano l’atteggiamento della maggioranza che ha causato il rinvio. 

«Il capogruppo di Fratelli d’Italia Giancarlo Migli – spiegano i consiglieri d’opposizione a margine della seduta annullata - si è presentato alla riunione dei capigruppo sostenendo che “oggi non si fa Consiglio perché Fd’I va alla manifestazione”. La Lega si è accodata, senza proferire parola, alla proposta di Fd’I, contraddicendo così la proposta del sindaco Barbieri. Solo il presidente Garilli è rimasto come rappresentante della Lega. La seduta è saltata perché per una logica elettorale il centrodestra vuole andare a protestare. La sede dove si dibatte è il Consiglio comunale, siamo eletti per rappresentare i cittadini qua dentro. Il sindaco Barbieri è stato sconfitto dalla sua stessa maggioranza, che si è ancora una volta dimostrata “Foti dipendente”. Con la Lega – che sarebbe il partito principale a sostegno dell’Amministrazione – a traino di Fratelli d’Italia, che ha scelto di cavalcare la protesta. Non convocare un Consiglio perché la maggioranza deve andare alla manifestazione è un colpo basso alla democrazia. Oggi la seduta esordiva con le “comunicazioni” dei consiglieri: i rappresentanti del centrodestra avrebbero avuto tutto lo spazio per manifestare pubblicamente il proprio dissenso nei confronti del Dpcm. Ma si è preferita la “passerella”».

«Il presidente del Consiglio comunale Garilli – proseguono i consiglieri -  non può essere informato un’ora prima della seduta della volontà di far saltare la seduta. Il centrodestra non voleva permettere l’appello, per non far vedere chi era presente e chi era assente. Questa è una sconfitta, una seduta deve essere svolta. Si giustificano dicendo che è intervenuta una novità eccezionale: è vero, infatti eravamo disposti a inviare alla manifestazione alcuni rappresentanti, in modo da permettere il dibattito a Palazzo Gotico. Lo stesso sindaco Barbieri ha fatto questa proposta, ribadendo che era utile andare avanti con la seduta. Ma Fratelli d’Italia le ha voltato le spalle e la Lega si è accodata, dimostrando il peso specifico di questo partito all’interno della maggioranza».

«È stata una mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini e delle istituzioni. Ancora una volta si è visto che il sindaco non ha in mano la sua maggioranza. L’opposizione sostiene le ragioni di chi protesta, ma siamo amministratori pubblici che all’interno di questa istituzione possono prendere posizione. Oggi abbiamo notato un grave disprezzo delle istituzioni, con una persona che arriva dicendo che “oggi il Consiglio non si fa”, affermazione che fa rabbrividire perché rimanda ad altri periodi storici. Quella di queste ore è una pagina molto triste, perché la politica si riduce a una messinscena e rincorre la protesta senza essere concreta…Siamo eletti per fare il nostro dovere, non per fare le comparse a una manifestazione – che ha tutta la nostra solidarietà -, svolgendo nelle istituzioni il proprio ruolo. Ma questa maggioranza è eterodiretta da fuori e ha toccato il punto più basso. Ma al peggio non c’è limite».

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GIARDINO: «SI E’ ABDICATO AL NOSTRO RUOLO»

«Proteste più che legittime – aggiunge anche Michele Giardino del Misto - sia chiaro. Istanze alle quali sono anch'io particolarmente vicino e per le quali è sacrosanto, anzi doveroso protestare. Ma senza mandare gambe all'aria un Consiglio comunale. Che motivo c'era, Michele Giardino-6infatti, di impedirne lo svolgimento? Il Consiglio comunale di Piacenza non è mica un'emanazione di Palazzo Chigi. Al contrario, è il luogo dove i problemi della cittadinanza piacentina devono trovare istituzionalmente "sfogo". Alla manifestazione era sufficiente partecipasse un delegato per ciascun partito, uno per ciascun gruppo consiliare. Essere presenti a queste manifestazioni ha notoriamente un valore ideale, simbolico. La Lega non è "più presente" se vi partecipa con tre, cinque o otto consiglieri. La Lega è presente alla protesta anche se vi fa testimonianza con un solo consigliere. E così dicasi per Fratelli d'Italia e (purtroppo tocca dirlo) per Forza Italia. Anche perché l'ordine del giorno dell'odierno Consiglio comunale si prestava benissimo a fare da grancassa alla manifestazione, avendo fissato al primo punto le libere Comunicazioni dei consiglieri. Quindi ciascun consigliere avrebbe potuto solidarizzare coi manifestanti e stigmatizzare il decreto presidenziale nei punti che avesse ritenuto di mettere a fuoco, in maniera nettamente più efficace che partecipando "silenziosamente" a un corteo. Ricoprire una carica pubblica offre spazi di espressione pubblica cui abbiamo dovuto rinunciare tutti per la decisione di alcuni. Trovo molto triste questa abdicazione volontaria al ruolo».

«Il consigliere – rimarca anche Antonio Levoni dei Liberali Piacentini - ha il dovere di svolgere il suo compito, non di far mancare il numero legale. Ognuno esprime ciò che pensa all’interno della seduta. Si potevano invitare i rappresentanti della protesta durante il Consiglio, o inviare nostri rappresentanti a parlare alla protesta. L’istituzione viene prima di tutto».

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