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Scuola, Foti (Fdi-An): «Il presepe non offende le altre culture»

Il consigliere, che ha mostrato in Assemblea un piccolo presepe, ha affermato: «L'impostazione deve essere laica e non laicista. L'istituzione scolastica non può limitarsi a considerare il Natale un giorno di astensione dalle lezioni, ma dovrebbe spiegarne il significato e i motivi per i quali si celebra»

«È già in atto una riflessione con l'ufficio scolastico regionale sul tema dell'interculturalità. Nell'ambito dell'autonomia scolastica, l'argomento è oggetto della nostra attenzione. L'interculturalità, tematica fondamentale, non deve annullare la nostra cultura e i nostri simboli. È nostra intenzione incentivare studi direzionati al rafforzamento della nostra identità e, contestualmente, all’apertura e al dialogo tra culture differenti»: a riferirlo è l'assessore alla Scuola, formazione professionale, università, ricerca e lavoro, Patrizio Bianchi, rispondendo in Assemblea legislativa all’interrogazione a risposta immediata in Aula presentata da Tommaso Foti (Fdi-An), nella quale si chiedeva alla Giunta di "assumere specifiche iniziative volte a premiare quei singoli o quelle associazioni che, in tantissime realtà del territorio emiliano-romagnolo, s'impegnano affinché i simboli del Natale, a partire dal presepe, siano al meglio rappresentati».

«Il presepe, simbolo di pace, non offende le altre culture. L'impostazione - ha sottolineato Foti nel suo intervento in Aula - deve essere laica e non laicista. L'istituzione scolastica non può limitarsi a considerare il Natale un giorno di astensione dalle lezioni, ma dovrebbe spiegarne il significato e i motivi per i quali si celebra».

«Appare chiaro - ha concluso il consigliere, che ha mostrato in Assemblea un piccolo presepe, tenendolo poi sul proprio banco - che il problema della scuola italiana non è il presepe ma l'ignoranza».

Ecco il testo dell'interrogazione a risposta immediata di Foti: 

Per sapere, premesso che:

è dei giorni scorsi l'ennesima polemica sull'opportunità - o meno - di ricordare nelle scuole, anche attraverso la realizzazione del Presepe, il Natale, festività cattolica di precetto come tale riconosciuta dallo Stato anche agli effetti civili sin dal tempo dell'Unità d'Italia (Decreto 17 ottobre 1860, n. 5342) e, in tempi più recenti, dalla legge 27 maggio 1949 n. 260;

lo Stato laico riconosce, dunque, la festività cattolica del Natale come sua festa civile. Come per altre feste civili - dunque - l'istituzione scolastica non può limitarsi a considerare il Natale un giorno di astensione dalle lezioni, ma dovrebbe spiegarne il significato e i motivi per i quali si celebra: i quindici giorni di "feste natalizie", comunemente dette, che interrompono la frequentazione scolastica abituale, non sono dovuti infatti ai festeggiamenti dello "inverno" o della "prima nevicata" o altre amenità similari, ma alla nascita di Gesù Cristo, di cui a Pasqua si celebra la Resurrezione;

il riconoscimento da parte dello Stato del Natale come sua festa civile, spazza via tutte le chiacchiere, sulla «scuola laica» che non dovrebbe parlare del Natale cristiano o della Pasqua per non urtare altrui sensibilità. Compete invece proprio ai docenti, ad avviso dell'interrogante, spiegare il Natale a tutti i discenti e, a maggior ragione, a quelli immigrati e/o di altre religioni: è infatti a scuola che gli studenti possono imparare e capire un fatto fondamentale della nostra cultura, quel fatto in base al quale si dice che oggi siamo nel 2015 (perché si computano gli anni a partire dalla nascita di Gesù), quel fatto per cui abbiamo la settimana e la domenica facciamo festa;

del resto, proprio uno dei padri della cultura laica, Benedetto Croce, nel saggio del 1942 "Perché non possiamo non dirci cristiani", spiegava: «Il Cristianesimo è stato la più grande rivoluzione che l' umanità abbia mai compiuta (…). Tutte le altre rivoluzioni, tutte le maggiori scoperte che segnano epoche nella storia umana, non sostengono il suo confronto, parendo rispetto a lei particolari e limitate (…). E le rivoluzioni e le scoperte che seguirono nei tempi moderni (…) non si possono pensare senza la rivoluzione cristiana (…) perché l'impulso originario fu e perdura il suo»;

la decisione di alcuni dirigenti scolastici che, ciclicamente, decidono di vietare il simbolo del Natale, quale è il Presepe, non può che ricordare il Grinch, quello strano personaggio di fantascienza che odiava il Natale e il clima di festa e andava in giro a rubare tutti i doni, alberi di Natale compresi;

appare chiaro che il problema della scuola italiana non è il Presepe, ma l' ignoranza;

nel pieno rispetto dell'autonomia scolastica, quale sia la posizione della Giunta Regionale rispetto a quanto sopra evidenziato e se intenda assumere specifiche iniziative volte a premiare quei singoli o quelle associazioni che che, in tantissime realtà del territorio emiliano-romagnolo, s'impegnano affinché i simboli del Natale - a partire dal Presepe, "inventato" da San Francesco - siano al meglio rappresentati.

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