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Sicurezza, Foti (Fdi-An): «Moschee mascherate da centri culturali grazie a Comuni e Regioni»

«Spetta ai Comuni svolgere le opportune verifiche di conformità, ma la Regione, dopo i fatti di Parigi, non intende farsi trascinare in atteggiamenti di ritorsione che mettano in discussione la libertà di culto»: la vicepresidente della Giunta, Elisabetta Gualmini, risponde in Aula ad una interrogazione del consigliere Tommaso Foti (Fdi-An)

«Spetta ai Comuni svolgere le opportune verifiche di conformità, ma la Regione dopo i fatti di Parigi non intende farsi trascinare in atteggiamenti di ritorsione che mettano in discussione la libertà di culto»: la vicepresidente della Giunta, Elisabetta Gualmini, risponde in Aula ad una interrogazione del consigliere Tommaso Foti (Fdi-An), per il quale in Emilia-Romagna molte associazioni islamiche si avvalgono dei privilegi e delle agevolazioni riservate alle Associazioni di promozione sociale (Aps) «Ma in realtà si tratta di luoghi di culto per le comunità islamiche privi dei requisiti urbanistici, strutturali e di sicurezza. Ciò sta accadendo per la compiacenza degli Enti locali» e Foti cita i casi di Piacenza (via Mascaretti e via Carosana), Reggio Emilia (Boretto, Guastalla, Luzzara), Modena (Castelfranco Emilia), Ferrara (via Oroboni, via Falzoni Gallerani) e Forlì (traversa di via Ravegnana).

Perciò, il capogruppo Fdi-An chiede alla Giunta di intraprendere iniziative urgenti, anche di carattere legislativo «Per impedire un uso distorto delle norme regionali in materia di Aps, e in particolare per impedire l’apertura di veri e propri luoghi di culto mascherati da centri culturali». Chiede, inoltre, alla Giunta «Di sollecitare i Comuni a una puntuale verifica dell’utilizzo degli immobili destinati alle Aps, e qualora siano riscontrate difformità rispetto alle previsioni di legge, ad assumere i dovuti provvedimenti».

Nella risposta, Gualmini afferma che «Tutte le Asp devono garantire il pieno rispetto delle norme di igiene e sicurezza, e che spetta ai Comuni effettuare le opportune verifiche di conformità». Ha aggiunto che «Può verificarsi che l'attività di culto possa confondersi con quella di promozione sociale, ma anche una recente sentenza del Tar lascia il dubbio che ciò possa essere consentito, se l’attività di culto svolge un ruolo marginale».

Sul piano politico, invece «La Regione non intende farsi trascinare in atteggiamenti di ritorsione, a seguito dei fatti di Parigi, che mettano in discussione la libertà di culto. Siamo in guerra - ha detto Gualmini - ma non si tratta di una guerra di religione, e sarebbe terribilmente sbagliato rispondere ai fanatici assassini nel modo in cui loro vorrebbero, limitando l’esercizio di una libertà garantita dalla nostra Costituzione».

«Si tratta di una risposta carente ed omissiva - afferma Foti in sede di replica - e la Giunta sembra voler chiudere gli occhi sulla realtà. Non è mia intenzione mettere in discussione la libertà di culto, ma questa deve avvenire nel pieno rispetto delle norme di legge. Del resto il Consiglio di Stato (Sentenza 181 del 15 gennaio 2013) ha sancito l'incompatibilità fra esercizio del culto e attività di promozione sociale. Al contrario, in Emilia-Romagna si moltiplicano le occasioni in cui amministratori comunali compiacenti danno il via libera a moschee mascherate da centri culturali, e la Regione non sembra intenzionata a chiedere ai Comuni di garantire il rispetto degli obblighi di legge».

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