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«Stop alla caccia per contenere la peste suina»

La capogruppo  Gibertoni (MIsto) chiede la sospensione di tutte le attività venatorie e di prelievo del cinghiale nel Centro-Nord del Paese per combattere l’epidemia che sta colpendo l’Italia

“Agire per tutelare gli allevamenti di suini presenti nel nostro territorio regionale e disporre la sospensione di tutte le attività venatorie e di prelievo di cinghiale”. Lo chiede Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) in uno specifico question time sull’epidemia di peste suina che pare interessare particolarmente il territorio di Piemonte e Liguria.

Gibertoni, sottolineando come il virus della peste suina africana “rappresenta un serio rischio epidemico per i suini allevati, considerati gli spazi ristretti e la vicinanza fra i capi, determinando, date le caratteristiche, un elevato indice di morbilità e mortalità con conseguenze dirette e indirette sulle produzioni della specifica filiera regionale”, chiede lo stop delle attività venatorie in quanto “appare evidente come la caccia sia uno dei mezzi principali di diffusione e allargamento dell’epidemia di peste suina che da tempo colpisce l’Est Europa. I cacciatori, infatti, dovrebbero rispettare misure quali: ‘pulire e disinfettare le attrezzature, i vestiti, i veicoli e i trofei prima di lasciare l’area di caccia; eviscerare i cinghiali abbattuti solo nelle strutture designate; evitare i contatti con maiali domestici dopo aver cacciato’ di difficile attuazione di ancor più difficile controllo”.

La capogruppo, poi, rileva e motiva la sua richiesta con il fatto che “è stato scientificamente dimostrato come un’eccessiva pressione venatoria causa la dispersione di gruppi o individui di cinghiali, fattore che aumenta notevolmente il rischio di diffusione del virus, cosicché è lecito supporre che fra i fattori scatenanti la rinnovata mobilità del virus ci sia proprio l’attivazione di una caccia spietata e senza quartiere ai cinghiali”.

In fase di replica, l’Assessore all'agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca Alessio Mammi ha chiarito che "la tutela di un settore che conta 1.200 allevamenti e oltre 1 milione e 200 mila capi e rappresenta un settore di evidente rilievo per l'economia regionale è imperativa per la Regione". L'Assessore ha ricordato come l'Emilia-Romagna abbia già messo in campo tutta una serie di attività per fronteggiare una situazione che per il momento non tocca direttamente il nostro territorio. "Nello specifico -sottolinea ancora Mammi- oltre alle campagne informative predisposte, abbiamo stabilito il blocco dell'attività venatoria nei comuni del piacentino confinanti con le zone infette, mentre un più generale blocco della caccia collettiva al cinghiale (nelle forme di girata, braccata e vagante) interessa le intere province di Parma e Piacenza fino a tutto il prossimo 31 gennaio". L'Assessore, infine, ha assicurato come "la Regione sia in strettissimo contatto con la cabina di regia istituita a livello nazionale e, nell'incertezza sulla portata del contagio, adotterà ogni azione preventiva necessaria".

In fase di replica Giulia Gibertoni ha sottolineato come la "situazione sia molto seria e se si procede con questa lentezza la battaglia sarà sicuramente persa". Per la capogruppo "bisogna ammettere che la caccia è una delle cause della peste suina ed è fine a se stessa. Spero che ora con questa emergenza lo possano capire compiutamente allevatori e agricoltori".

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