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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Tagliaferri (FdI): «Regione faccia chiarezza sui contagi a Casa Piacenza e Sant'Antonino»

Inchiesta di Report solleva dubbi e sospetti, per il consigliere è interesse di tutti accertare eventuali negligenze, le strutture sono convenzionate e la Regione ha il dovere di controllare. Chiesti anche più posti letto per i pazienti di terapia intensiva

«Dopo gli articoli sulla stampa e il servizio della trasmissione televisiva Report che destano dubbi su quanto sarebbe avvenuto da metà febbraio nelle cliniche private Casa Piacenza e Sant’Antonino di Piacenza, la Regione si assuma la responsabilità di fare chiarezza visto che si tratta di strutture convenzionate. Per fugare sospetti in una situazione già molto pesante per la popolazione piacentina credo che un approfondimento da parte della sanità regionale sarebbe doveroso, nell’interesse di pazienti, famigliari di persone decedute degli operatori e anche delle stesse strutture coinvolte».

Giancarlo Tagliaferri, consigliere di Fratelli d’Italia, torna con una nuova interrogazione a sollecitare la Giunta regionale a fornire dati per accertare cosa sia avvenuto a partire da metà febbraio nelle due cliniche piacentine dove il numero di contagi tra il personale sanitario, oggi sarebbe elevatissimo e il personale al 50% in malattia. «Stabilire se siano stati fatti tutti i passaggi necessari a tutela delle persone (malati, familiari e personale) ci sembra doveroso, l’assessorato regionale è tenuto a riferire per escludere negligenza ed eventuali responsabilità».

Il consigliere ricorda alcuni degli elementi della vicenda riferita dagli organi di stampa che «reclamano spiegazioni perché investono temi di salute pubblica. Ci sarebbe il caso (segnalato da un testimone rimasto in incognito) di un paziente anziano trasportato in biocontenimento a metà febbraio dalla clinica Sant’Antonino all’ospedale di Piacenza dopo giorni di febbre che non si abbassava. Il medico in pensione che avrebbe operato fino al 10 febbraio nella clinica Piacenza, poi risultato positivo al Covid-19 ricoverato a Tenerife dove si trovava in vacanza dal 17 febbraio. E ancora la morte della signora addetta alle pulizie nella Casa Piacenza trovata morta nella sua abitazione. I numerosi contagi nelle strutture dove, attualmente, il 50% del personale sanitario sarebbe in malattia». Di qui le richieste di Tagliaferri nell’interrogazione per sapere a quando risalirebbe il primo contagio riscontrato tra i pazienti e tra il personale impiegato a vario titolo nelle strutture.

Se e quando la direzione delle cliniche si sia attivata per fare le comunicazioni necessarie a mettere in sicurezza i malati ricoverati, gli operatori sociosanitari e tutti coloro che operavano all’interno, compreso il personale addetto alle pulizie.

Quanti sono i casi di pazienti deceduti nelle due cliniche dal 10 febbraio 2020. Quanti quelli trasferiti dalle cliniche e poi ricoverati o deceduti nelle strutture ospedaliere. Quanti di questi decessi sono di persone contagiate dal Covid-19 e se tra i non diagnosticati positivi possano esserci stati casi di contagio non accertati.

Quanto erano i pazienti già ricoverati con positività al Coronavirus al Sant’Antonino al momento della conversione della clinica in struttura anti-covid. Quanti sono attualmente i pazienti positivi ricoverati nella clinica riconvertita. Quali sono le misure adottate da quel momento per la protezione degli operatori. Se risulti adeguata e sufficiente la dotazione dei dispositivi individuali di protezione fornita al personale.

«Come rappresentante dell’ufficio di presidenza dell’Assemblea legislativa – sostiene Tagliaferri - confermo il grande sforzo che abbiamo fatto per metterci nelle condizioni di esercitare pienamente le nostre prerogative di consiglieri regionali, ma dobbiamo chiedere alla Giunta di fare lo stesso e di darci pubblicamente le risposte che attendiamo. L’emergenza non può diventare un alibi. Al contrario deve essere uno stimolo per fornire in tempi stretti le risposte necessarie sulle questioni sollevate dai nostri atti ispettivi. Lo dobbiamo ai cittadini che in un momento come questo ci sollecitano e chiedono la massima trasparenza».

Emergenza Coronavirus: «Più posti letto in terapia intensiva per pazienti di Parma, Piacenza e Reggio Emilia»

Sapere quanti dei posti letto di terapia intensiva finora annunciati siano già operativi a Reggio Emilia, Parma e Piacenza, in termini di dotazioni strumentali e di personale e quanti ce ne saranno entro il prossimo 3 aprile. A portare la questione sul tavolo della Giunta, con una interrogazione, è Giancarlo Tagliaferri (Fdi).

«L’Emilia-Romagna- spiega l'esponente di Fdi- resta in prima linea con province al collasso, come Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Rimini" e" su 1.650 posti letto attuali risultano occupati 1.330». Secondo Tagliaferri, «la complessità del problema è legata alla dislocazione dei posti di terapia intensiva liberi in diversi ospedali, soprattutto perché le persone contagiate dal Covid-19 nel giro di pochi minuti possono aggravarsi e aver bisogno di passare dalla terapia subintensiva a quella intensiva». Il problema dei posti letto, secondo il consigliere di opposizione, è noto da tempo: «Già due anni fa- sottolinea- si era reso necessario il rinvio di molte operazioni, anche gravi, per sovraffollamento da semplice influenza».

Tagliaferri, quindi, interroga la giunta per sapere «quanti dei posti letto di terapia intensiva finora annunciati siano già operativi a Reggio Emilia, Parma e Piacenza, in termini di dotazioni strumentali e di personale, e quanti ce ne saranno entro il prossimo 3 aprile, data stabilita per il raggiungimento di quello che dovrebbe essere il picco massimo dell’epidemia in corso». Inoltre, chiede, «viste le parole del presidente della Regione Bonaccini (che ha dichiarato come solo il 50% delle terapie intensive esistenti nella nostra regione risultino al momento utilizzate), il motivo per il quale non vengano presi in cura i tanti malati di Piacenza, Parma e Reggio Emilia nelle strutture dove ci sia ancora disponibilità». Infine, domanda «quali provvedimenti siano stati adottati o si intendano adottare per far sì che il personale sanitario abbia, entro il prossimo 3 aprile, tutti i dispositivi di protezione necessari ad affrontare un eventuale aumento di persone contagiate».

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