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Test antidroga per assessori e consiglieri, passa la proposta dei giovani della Lega

Passa con 20 voti a favore la risoluzione di Garilli, Reboli e Di Corcia. Verranno utilizzati i gettoni dei consiglieri per comprare i test: non c'è comunque l'obbligatorietà. Contrari Giardino (Fi) e Rabuffi (Pc in Comune). Astenuti Pd e Liberi

Test antidroga periodici (semestrali) per gli assessori e consiglieri comunali di Piacenza. La risoluzione della Lega Nord – presentata dai consiglieri Davide Garilli, Chiara Reboli e Marvin Di Corcia – ha ottenuto il voto favorevole del Consiglio comunale. «L’attività del consigliere comunale – ha spiegato Garilli in aula motivando il documento presentato dal Carroccio - riveste un’importanza rilevante per il grado di responsabilità che comporta. Il Comune di Piacenza si batte da tempo contro le droghe. Il fenomeno delle tossicodipendenze attraversa tutti i sistemi sociali e introduce bisogni, richieste, aspettative e disagi estranei alle consuete dinamiche. Considerato che i consiglieri dovrebbero dare per primi il buon esempio, soprattutto alle giovani generazioni, si propone un eventuale test antidroga a cui sottoporre i membri della Giunta e del Consiglio, per favorire un processo di trasparenza nei confronti dei cittadini e di sensibilizzazione sul tema». Con un emendamento si è poi deciso di utilizzare gli stipendi della Giunta e i gettoni dei consiglieri comunali per acquistare i test antidroga. «Vogliamo sensibilizzare a favore della lotta alle sostanze stupefacenti – ha proseguito Garilli -. È un provvedimento già votato in passato in Comune e anche in Provincia». Rimane però la possibilità di non sottoporsi al test da parte dei componenti di Giunta e Consiglio: non può essere imposto il vincolo dell'obbligatorietà.

Critico sulla natura della proposta il consigliere di Forza Italia Michele Giardino. «Noi - ha motivato - siamo legati ai nostri elettori da un rapporto di fiducia. È comprensibile che in Parlamento non ci sia questo legame, ma in una realtà comunale come questa il rapporto di fiducia si costruisce con la conoscenza e non esige la presentazione di certificati medici. Io, a livello personale, non aderisco a questa iniziativa. Mi dispiace per i colleghi della Lega ma non condivido. Forza Italia lascia libertà di coscienza su questa decisione che riguarda la privacy».

Diverse le perplessità, esternate anche dalla sinistra. «La risoluzione di oggi – ha sottolineato Luigi Rabuffi (Piacenza in Comune) - venne già presentata nel 2014 da Samuele Raggi (Idv). Il provvedimento è insufficiente. Pensate che un test da 20 euro sia in grado di certificare la tossicodipendenza di uno di noi? Se è un tema sentito, che venga approvata in Parlamento una legge apposita che valga per tutte le amministrazioni pubbliche. Noi dobbiamo essere seri nel nostro comportamento, però facciamolo veramente senza ricorrere a questi “spot”».

«Comprendo e apprezzo l’intenzione dei più giovani consiglieri di quest’aula (tutti e tre i leghisti hanno poco più di vent'anni, nda) – ha dichiarato Mauro Monti (Liberi) - ma non mi ritrovo molto nella logica della risoluzione. È impraticabile – ha spiegato il dirigente scolastico - questo test: del documento presentato salvo solo la parte in cui si invita ad aumentare la sensibilizzazione su questo tema». «Ci sono delle proposte che a volte – ha scherzato Stefano Cugini, capogruppo Pd -  sembrano giustificare la proposta della Lega. Non è vero che costano poco questi test. È giusto fare prevenzione, ma lasciamo cadere questa proposta mediatica».

A difendere le intenzioni di Garilli, Di Corcia e Reboli è intervenuto l’assessore alla sicurezza Luca Zandonella: i quattro condividono la militanza nei Giovani Padani. «A me sembra un bel segnale: dai tre consiglieri più giovani è stata presentata questa proposta. C’è un problema di droghe in città, le forze dell’ordine si stanno impegnando molto per contrastare il fenomeno. Mi sembrava un bel segnale di trasparenza verso i cittadini, si stanno trovando varie scuse per non far passare questo test. Sarebbero test a sorpresa, qualche volta all’anno. L’obbligo non ci può essere. Come Giunta vogliamo sicuramente impegnarci nella prevenzione e nella repressione contro le droghe. Tra i nostri punti del programma c’è la creazione di una unità cinofila della Municipale».

I Liberali Piacentini hanno aderito. «Tra i giovani – è il commento di Antonio Levoni - c’è una tale carenza di valori. Più che farlo a parole bisogna dare l’esempio con i fatti perciò io sono favorevole alla proposta». «Tre anni fa avevo votato a favore – ha precisato Roberto Colla (Piacenza Più) - e confermo la mia idea, a patto che non sia a carico dei cittadini. Magari facciamolo una volta all’anno, non ogni sei mesi». «Nessun problema a fare il test» - ha commentato Andrea Pugni del Movimento 5 Stelle. Anche Fratelli d’Italia ha appoggiato la proposta. «Io avevo fatto il test alla Camera dei Deputati – ha ricordato Tommaso Foti - al tempo del famoso servizio televisivo de “Le Iene”. Non ho mai capito poi che fine hanno fatto i risultati. Se dobbiamo farlo, facciamolo seriamente con l’esame del capello. Ma non facciamo liste di proscrizione: se becchiamo uno, che atteggiamento poi attuiamo nei suoi confronti?».

 «Credo che tutto il Consiglio comunale – ha detto il capogruppo leghista Stefano Cavalli - sia immune a questo problema, noi appoggiamo l’iniziativa dei nostri giovani».  «Sono un po’ meravigliato – ha ripreso la parola Garilli - ascoltando alcune risposte, vogliamo solo dare un segnale, non fare propaganda. Ci sono categorie di lavoratori obbligate a sottoporsi a questo test per il ruolo che ricoprono nella società». «Mancano le regole – gli ha ribattuto ancora Rabuffi - votarlo senza regole è inutile».

Al termine del dibattito, tra l’incredulità del primo firmatario Davide Garilli, il provvedimento è passato con 20 voti a favore. Contrari i soli Rabuffi (Piacenza in Comune ) e Giardino (Forza Italia). Si sono invece astenuti dalla votazione Pd, Rizzi e il gruppo consiliare di “Liberi”.

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