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Foti: «Sulle questioni locali serve lavorare, basta con la politica degli annunci»

Elezioni politiche, in Sant’Ilario il lancio della campagna elettorale di Fratelli d’Italia e di Tommaso Foti: «Giorgia Meloni mi ha chiesto di candidarmi»

«Ho saltato per 5 o 6 mesi i lavori alla Camera dei Deputati (a causa della sua malattia, nda), volevo lasciare perdere. Per la ricandidatura ha insistito Giorgia (Meloni, nda), e alcuni amici. L'impegno parlamentare ci sarà, non mi si chieda di fare altro». Sant’Ilario gremito di pubblico per il lancio della campagna elettorale di Fratelli d’Italia e, in particolare, per la candidatura di Tommaso Foti, presente sia nel collegio uninominale della Camera (in rappresentanza del centrodestra unito) che nel proporzionale (come capolista).

In apertura, il consigliere regionale Giancarlo Tagliaferri ha ricordato ai più giovani la carriera politica di Foti, iniziata sui banchi del Consiglio comunale cittadino nel 1980 per il Movimento Sociale Italiano. «A dir la verità – ha aggiunto il deputato – la passione per la politica mi è venuta al liceo Respighi quando assistevo a soprusi come lo strappo dei volantini da parte di qualcuno». Passione che lo ha portato ad una rapida carriera: nel 1996, a 36 anni, è diventato deputato per Alleanza Nazionale. Impegno poi confermato fino ai giorni nostri, ad eccezione del quinquennio 2013-2018, dove ha ricoperto il ruolo di consigliere regionale (dal 2014). «La mia competitor politica (Beatrice Ghetti del Pd, candidata all’uninominale, nda) dice che sono un “professionista della politica”. Dovrebbe evitare queste scivolate. In realtà mi ha fatto un elogio, un conto è vivere di politica, un conto è vivere per la politica. E io sono appassionato anche quando è ora di attaccare i manifesti elettorali».

Fd’I, sebbene venga da una tradizione storica che ha raccolto le radici della destra italiana, ha dieci anni di vita. «Nel 2012 molti prefigurarono per noi la fine del Psiup – ricorda Foti – quando scegliemmo Giorgia Meloni leader. Il Psiup prese un milione di voti nel ‘72 ma nessun seggio, e si sciolse subito. Il primo 2% ottenuto nel 2013 non mi ha scoraggiato, io ci credevo più di altri in questa avventura. E voglio dire a tutti che in politica “si vince e si perde”, ma l'importante è battersi per un'idea politica. E quando si perde occorre rimboccarsi le maniche e lavorare meglio per la volta dopo. Così come quando si vince non si può dormire sugli allori». Foti ha ringraziato la presenza tra il pubblico, in particolare, dell’ex sindaco Patrizia Barbieri (con lei anche i “civici” Federica Sgorbati e Barbara Mazza).

Fd’I è la grande favorita di queste elezioni. Il decano invita però a rimanere cauti. «Ho la fobia dei sondaggi, perché c'è un 37-38 per cento di italiani che non si esprime. Quindi l'importante è portare gli italiani al voto». Consenso, quello di Fd’I, raccolto stando sempre all’opposizione a raccogliere il malcontento degli italiani? «È una a narrazione sbagliata, noi abbiamo raccolto quello di uomini e donne di centrodestra. Siamo sempre stati per il centrodestra unito, ci muoviamo in questo perimetro. E a destra c’è senso di responsabilità: avremmo potuto fare ostruzionismi inenarrabili nei confronti di provvedimenti economici del Governo Draghi, invece abbiamo cercato di migliorarli».

Anche in caso di vittoria, avverte, non sarà una passeggiata. «Ci attende un autunno difficile. Le bollette pesanti di oggi non sono ancora niente rispetto a quelle che verranno se l'Europa non si dà una mossa. Occorre riprendere immediatamente le trivellazioni nell’Adriatico, realizzare i rigassificatori e basta dire che non li si vuole nel proprio giardino. Inoltre, l'auto elettrica non può essere il nostro unico futuro. Come le produciamo, come le ricarichiamo, come le smaltiamo le batterie?».

Foti ha snocciolato altri punti del programma meloniano. «È nel Dna della coalizione una minor tassazione, a partire dal taglio del cuneo fiscale». Le risorse dalle quali attingere? «Togliere il reddito di cittadinanza. C'è una parte del mondo del lavoro che percepisce stipendi sotto una media accettabile, lo Stato pensi a questo e alle pensioni minime sociali. Non allo stipendietto per chi non ha voglia di lavorare».

Nel programma di Fd’I c’è anche il presidenzialismo: «lasciamo decidere agli italiani il prossimo presidente della Repubblica».

Due parole anche sull’immigrazione clandestina, «che danneggia il Paese ospitante e coloro che qui sono venuti a lavorare e per creare una famiglia. Gli sbarchi delle ultime settimane non aiutano né l'integrazione né la convivenza. L'Africa non può essere ospitata dall'Italia, non è razzismo. È che non riusciamo proprio».

FOTI SU PIACENZA: «BASTA CON LA POLITICA DEGLI ANNUNCI»

Non solo temi nazionali, nel suo comizio dal palco di Sant’Ilario. Qualche stoccata l’ha riservata anche al Partito Democratico e alla collega deputata Paola De Micheli. «C’è una politica degli annunci - ha detto Foti - dei soldi, dei milioni di euro che arriverebbero sul territorio. C'è chi ha ricoperto ruoli da deputato, sottosegretario e guidato ministeri importanti in questi ultimi anni. È la stessa persona che dieci anni fa annunciò con Graziano Delrio che “entro due anni si sarebbe fatta la Rivergaro-Cernusca”? Oggi non c'è l’ombra di un cantiere sulla Statale 45. E dove è il tracciato della tangenziale di Castelsangiovanni, che sembrava prontissima?». «Qualcuno si vuole impegnare per rinnovare la convenzione dell’acqua del Brugneto, che scade nel 2024? Spesso ci sentiamo rispondere che “è tutto pronto, tutto sistemato”, ma poi non si vedono i fatti. Il terzo ponte sul Po per Cremona l’ha visto qualcuno? C'è un incidente al giorno sull’autostrada A1 tra Piacenza e Parma, sono anni che diciamo che la quarta corsia è fondamentale. Ci si impegni almeno a non dare risposte scontate».

Altre le vicende piacentine toccate da Foti. Come l’ex Pertite, «non ancora consegnata». «Giro solo io per la città o anche quei poteri forti che avrebbero opportunità di fare qualcosa per Piacenza? È lo stesso modo di fare che abbiamo visto anche in altre situazioni, come l’aeroporto di San Damiano o la centrale di Caorso. È meglio lavorare sodo e fare meno annunci».

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