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Toscani in consiglio comunale: «La Fondazione non sarà più un Bancomat»

Audizione del presidente della Fondazione in consiglio. «Le azioni di Banca Monte Parma le vendiamo a 28,5 milioni: la perdita è di 48 milioni. L'advisor verrà scelto con trasparenza». Arriva la proposta di una giornata di Stati Generali per decidere le erogazioni per il territorio

Venerdì 12 dicembre è stata la volta dell’audizione del presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Massimo Toscani, accompagnato dai consiglieri del Cda Carlo Ghisoni e da Franco Egalini. «Sono otto-nove mesi – ha lamentato Marco Colosimo (Piacenza Viva) - che aspettiamo di fare domande al presidente Toscani, in tutto questo tempo non siamo stati ascoltati». Colosimo ha voluto riportare a galla la questione della Banca di Parma. «In quel momento, il 2008, il mondo bancario viveva uno dei momenti più grigi per investire in quel settore. Quali saranno gli effetti negativi di questo investimento sciagurato? La Fondazione intende intraprendere azioni di responsabilità? Ci sono stati dei buoni e dei cattivi al suo interno, chi ha perso siamo noi cittadini. Mi dispiace che il Pd non abbia preparato neanche una domanda per il presidente».

«Il bonus flash dentro Monte dei Paschi di Siena – ha preso la parola Mirta Quagliaroli (M5s) - ha visto perdere 1/3 del proprio valore. Entro dicembre 2014 dobbiamo decidere se rinnovare o portare a termine questo investimento: oggi ci sono rimasti 10 milioni di minusvalenza. Chiediamo notizie dei derivati e delle intenzioni in merito. 200 milioni trasferiti in una banca svizzera a Lugano senza spiegazioni: quel’è stata la finalità di questo spostamento improvviso? Vogliamo chiarimenti anche sui 70 milioni di titoli in Banca Monte Parma». «C’è un piano di uscita da questi investimenti sbagliati?», la richiesta di Paolo Garetti (Lista Sveglia). «Come pensa di muoversi per colmare queste perdite?» il quesito posto invece da Giovanni Castagnetti (Piacentini per Dosi)». «In passato – secondo Filiberto Putzu (Fi) - era quasi impossibile discutere di Fondazione. Forza Italia chiede a quanto corrisponde il patrimonio immobilizzato». Secondo la Lega Nord – per voce di Massimo Polledri – vi sarebbero solo 70 milioni di euro a cui si aggiungono 28 milioni di euro dalla vendita delle quote di Banca Monte Parma. «Confermerete l’advisor o ci potete dire il nome del sucessore?. Abbiamo letto di poca trasparenza nelle spese interne, non esiste neanche un albo dei fornitori. Inoltre una docente – socia di un particolare fondo - ha fatto uno studio sull’economia piacentina: poi la Fondazione ha fatto un investimento in questo: c’è un collegamento tra le due cose?».

«Stiamo lavorando dal 27 ottobre – è l’intervento del notaio e presidente Massimo Toscani - l’impegno è stato non indifferente da parte di tutti i membri del consiglio generale. Si sono instaurati rapporti molto piacevoli, di colleganza all’interno della Fondazione. Nel mio programma precisai che avrei fatto un’analisi del patrimonio: questo era il primo compito, la fotografia della situazione. Non è stata una cosa semplice, ci sono investimenti finanziari complessi, ma l’abbiamo resa la più limpida possibile.  Abbiamo interpellato tre istituti di credito diversi per conoscere il nostro patrimonio, la fotografia è costata 4mila euro in tutto.

Abbiamo due o tre appartamenti vuoti sopra l’auditorium di Santa Chiara: c’era un vincolo su questi locali, forse si sposterà il vincolo da un’altra parte. Faremo un concorso di idee per l’ex convento di Santa Chiara, per capire se potrà essere restaurato e se potrà avere una destinazione pubblica. È un immobile molto bello ma difficile da gestire vista la struttura: mi piace l’idea di un concorso pubblico al riguardo, sicuramente si farà. Abbiamo pubblicato – per un discorso di trasparenza - un bando nazionale sul nostro sito, e sui quotidiani “Il Sole 24 ore e Milano Finanza per la scelta di un nuovo advisor: il bando chiude il 22 dicembre, dopo tireremo le somme.

Io comunico a tutti i consiglieri ciò di cui si discute e ciò che si è deciso nel consiglio d’amministrazione: è un approccio che ho stabilito fin dal principio, Mi hanno detto che prima non era così. In quest’ottica abbiamo creato delle commissioni, che svolgono il lavoro consultivo di vagliare l’opportunità o meno di contributi a progetti, iniziative o enti. È la commissione che svolge una fase di “scrematura”: ma l’erogazione arriva solo dopo la presentazione di documenti che attestino le spese da sostenere. Chi poi verificherà i contributi saranno il direttore generale e il suo vice. Dopo l’ok di questi due soggetti, sarò io ad approvare la contribuzione.

Abbiamo anche una commissione investimenti – con un rappresentante di Vigevano – che controllerà le operazioni. Noi andremo a tutelare i più deboli: dieci anni fa, se fossi stato presidente, avrei detto di investire in arte e cultura, ora bisogna andare incontro a quelli che vivono difficoltà. Avremo 800mila euro in più l’anno prossimo in tassazioni. L’erogazioni saranno fatte quando ce ne sarà bisogno. Per me la Fondazione è un centro di servizi, dove c’è una squadra che deve ascoltare le voci del territorio. Proprio per questo ho tagliato gli emolumenti della metà, risparmiando 106mila euro. Abbiamo chiusi titoli che non rendevano con alcune banche: per un totale di 10-11% di risparmi sui costi della Fondazione. È stata vista per troppo tempo come un Bancomat. "Hai bisogno di soldi? Vai in Fondazione": troppi hanno pensato così a lungo. Noi dovremmo valutare i progetti, ma anche proporne di nostri. Prendiamoci una giornata di “Stati Generali” per discutere delle esigenze del territorio con i rappresentanti locali. La “politica del Bancomat” non va più bene».

Toscani ha risposto alle domande sugli investimenti sbagliati e le perdite. "C’è un patto di sindacato tra Banca Intesa e Banca Monte Parma: fino a luglio 2016 non si possono fare operazioni importanti. Mi sono incontrato per alzare il prezzo di vendita di queste azioni a loro oltre i 28 milioni e mezzo: non dico che ci hanno cacciato fuori dalla stanza, ma quasi. Non si cambia di una virgola, per loro la partecipazione vale questa cifra: Banca Monte Parma dal 2009 non distribuisce utili. Comunque con questa vendita a Banca Intesa San Paolo abbiamo una plusvalenza di 4 milioni, anche se la perdita è stata di 48 milioni di euro e mezzo, già messi a bilancio. Ci hanno consigliato tutti di vendere, la decisione del consiglio - in modo unanime - è stata quella di alienare la partecipazione entro il 31 dicembre.

Per noi il bilancio è di 371 milioni di euro, 355 milioni è il nostro valore secondo le banche, se consideriamo i rendimenti che stanno arrivando dai Btp siamo su una cifra intorno ai 360 milioni. C’è uno scarto di circa dieci milioni di euro tra queste valutazioni Altra perdita riscontrata dal nostro studio è 14,5 milioni di euro in Unicredit: perdita però già contabilizzata. Con Jp Morgan abbiamo in corso una causa, a marzo/aprile sapremo la sentenza. Tramite i nostri legali abbiamo chiesto la nullità del contratto per nullità di causa, perché la Fondazione in qualsiasi caso perdeva e la Banca guadagnava. Se ci danno ragione dobbiamo dare solo 2 milioni di euro, altrimenti 9,4 milioni (4 li avevamo già accantonati). Il patrimonio possiamo dire che probabilmente – alla luce di questi aspetti - è intorno ai 340 milioni. Dei fondi in Svizzera non abbiamo fatto verifiche, le sta già facendo la magistratura: possiamo solo affermare che tutti i fondi sono tornati».

«Abbiamo fatto limature nel campo culturale, tagliando qua e là, altrimenti ci rimanevano solo 300mila euro da spendere per tutto il 2015.  La Fondazione in Expo c’è, ma non deve essere una partecipazione fine a sé stessa, deve aver ricadute sul territorio. Mi piacerebbe pensare a modi per attrarre turisti nel nostro territorio, creando un “brand” a Piacenza. Le università sono importanti: noi non paghiamo stipendi al personale e ai professori, ma sosteniamo i progetti promosso da queste. I due poli saranno difesi, ma le erogazioni non saranno identiche a prima: i numeri sono quelli che sono. Possiamo invece fare qualche investimento per i nostri licei, veri luoghi di formazione dei giovani".

E dietro l'angolo cosa c'è? "Oggi possiamo investire circa 30 milioni di euro: faremo investimenti in obbligazioni a breve durata o in immobili, che ci diano certezze delle risorse del capitale con rischi estremamente limitati. Noi siamo arrivati un mese e mezzo fa, ce l’abbiamo messa tutta: non ci sottrarremo a tutte le verifiche in futuro».  I consiglieri comunali hanno apprezzato il lungo ed esaustivo intervento del presidente della Fondazione, chiedendo di intraprendere azioni di responsabilità nei confronti di chi ha sbagliato gli investimenti del passato, facendo perdere all’ente decine di milioni di euro.

«C’è stata una grande abbuffata – ha rilevato Tommaso Foti (Fd’I) – dieci anni fa avevamo un bilancio intorno ai 450 milioni. Io non faccio sconti a chi ha sbagliato. Non ci sono i soldi per partecipare ad Expo, e per anni la Fondazione è stata usata come un Bancomat».  «Mi sembra ormai chiaro – ha detto Polledri - che dobbiamo fare alcune rinunce, ad esempio ai contributi alla Galleria Ricci Oddi»­.  Il presidente ha ripreso la parola per sottolineare alcune iniziative: in cantiere c’è infatti qualche iniziativa a favore di apprendistati professionali per i giovani. Polledri ha invece presentato un ordine del giorno che ribadisce la volontà dei consiglieri di vigilare sulla non dispersione degli interventi futuri dell’ente di via Sant’Eufemia, che gli stessi siano pertinenti e indirizzati particolarmente alla famiglia e all’assistenza». L’ordine del giorno è passato all’unanimità.

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