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Martedì, 23 Aprile 2024
Politica Ottone

«Un servizio che crea sviluppo per la montagna non è una voce in perdita»

Europa Verde sulla scuola di Ottone: «Eliminare servizi significa abbandonare territori causandone il declino e la marginalità»

Europa Verde Piacenza ha inviato una lettera all'Ufficio Scolastico Regionale, sede di Piacenza, e alle rappresentanze sindacali della scuola, circa la rimodulazione dell'attività didattica della Scuola di Ottone. «Abbiamo appreso dagli organi di stampa locali – interviene Europa Verde - la decisione dell’Ufficio Scolastico Regionale di rimodulare l’attività didattica della scuola secondaria di primo grado “Toscanini” di Ottone, garantendo solamente 12 ore di didattica in presenza e riducendo le restanti 18 ore in didattica a distanza. Ci pregiamo di scrivere per chiedere conferma della veridicità e completezza dell’informazione e, in caso affermativo, di motivarla fondandola giuridicamente. A nostro avviso la chiusura di una scuola secondaria di primo grado, rientrante quindi nella cosiddetta “scuola dell’obbligo”, è un fatto molto grave, che lede il diritto costituzionale all’istruzione. L’esperienza di didattica a distanza obbligata dalla pandemia di Sars-Covid-19 ha mostrato tutti i limiti educativi di tale strumento, che dovrebbe essere limitato a soli casi emergenziali. Sull’argomento si sono espressi numerosi pedagogisti, tra cui il noto piacentino Daniele Novara».

«L’istruzione non è il semplice trasferimento di informazioni o nozioni bensì un’esperienza complessa che coinvolge la persona a 360 gradi: basandosi sulla dimensione del gruppo, sul rapporto diretto ed in presenza con i pari e con gli adulti di riferimento; elementi che richiedono vicinanza e interazione. Tutti aspetti assenti o fortemente ridimensionati nella didattica a distanza. Anche nell’ipotesi che gli allievi siano presenti in aula, ma seguano il docente mediante un collegamento, numerosi aspetti fondanti dell’esperienza formativa ed educativa perdono comunque centralità, con il rischio che manchino attenzione e concentrazione necessarie per la buona riuscita del percorso scolastico».

«Altro nodo per nulla secondario da sottolineare, è l’impatto socio- ambientale che queste scelte comportano per il già fragile territorio montano. Il nostro Appennino soffre già da decenni un processo di spopolamento e la perdita di servizi essenziali come la scuola dell’obbligo non può che accelerare tale dinamica, con le conseguenze sociali ed economiche che facilmente possiamo immaginare: crisi del comparto agricolo e forestale, abbandono della montagna, esodo verso la città e conseguente urbanizzazione. Eliminare servizi significa abbandonare territori causandone il declino e la marginalità, provocare la crisi di alcuni settori economici, perdere storie, competenze e identità, favorire nuovo consumo di suolo in città e pianura».

«Non è detto che la montagna debba per forza essere marginale o rappresentare un costo per le finanze pubbliche. L’Appenino potrebbe costituire la punta di diamante di uno sviluppo sostenibile, basato su un’agricoltura biologica e di qualità, su un turismo ambientale e culturale, che trovi nella mobilità dolce e nella riscoperta della lentezza la sua ricchezza, sulla valorizzazione di saperi tradizionali. Ma per ottenere tutto ciò servono investimenti, prima di tutto nei servizi alla persona, di cui la scuola è presidio essenziale». «Siamo consapevoli che servono risorse finanziarie ma se queste sono destinate a creare sviluppo non devono essere percepite come voci di perdita. In quest’ottica di investimento propulsivo sul territorio si possono trovare finanziamenti pubblici e privati, for profit e non profit».

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