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Urbanistica, verso la nuova legge. La Regione sceglie il consumo di suolo a saldo zero

La Giunta regionale approva il progetto di legge, già al centro del confronto con i territori nelle settimane scorse. Il testo passa ora in Assemblea legislativa per l'iter consiliare e l'esame finale in Aula. Fra gli obiettivi, rigenerazione urbana, riqualificazione degli edifici, interventi di adeguamento sismico e semplificazione delle procedure

Stop all’espansione urbanistica, in nome della rigenerazione urbana e della riqualificazione degli edifici. Adeguamento sismico degli immobili, sostegno alle imprese, solo se funzionale a sviluppo e occupazione, e tutela del territorio agricolo. Sono i punti cardine del nuovo progetto di legge sull’urbanistica– il cui obiettivo è il consumo di suolo a saldo zero Emilia-Romagna– che ieri pomeriggio ha ottenuto il via libera della Giunta regionale. Il testo, che contiene le “Disposizioni regionali sulla tutela e l’uso del territorio”, e già al centro di un confronto con i territori nelle settimane scorse, comincerà ora l’iter in Assemblea legislativa, per arrivare poi in Aula per l’esame definitivo del testo.  

Consumo di suolo a saldo zero 
Scopo del provvedimento è appunto quello di fermare l’espansione delle città in nome della rigenerazione urbana e della riqualificazione degli edifici, associato all’adeguamento sismico degli immobili, al sostegno alle imprese, anche attraverso la semplificazione delle procedure, in caso di investimenti testi alla crescita e allo sviluppo, e la tutela del territorio agricolo.

L’intento è anticipare l’obiettivo del consumo di suolo a saldo zero fissato per il 2050 dal settimo Programma di azione ambientale dell’Unione europea. Si prevede che il nuovo consumo di suolo dovrà essere contenuto entro il 3% del territorio urbanizzato (e non più pari all’11%, come previsto dagli attuali strumenti urbanistici) e sarà consentito solo per i progetti capaci di sostenere lo sviluppo e l’attrattività del territorio.

Le opere pubbliche, gli insediamenti strategici di rilievo regionale e gli ampliamenti delle attività produttive esistenti non concorreranno, quindi, al raggiungimento del limite del 3% (in quanto interventi diretti a sostenere l’attrattività regionale e la sostenibilità e vivibilità dei territori) e saranno possibili sempre che non vi siano “ragionevoli alternative” in termini di riuso e di rigenerazione dell’esistente. Saranno esclusi dal limite, inoltre, i nuovi insediamenti residenziali collegati ad interventi di rigenerazione urbana in territori già urbanizzati o di edilizia sociale. Prevista anche una disciplina ad hoc per tutelare e valorizzare il territorio rurale e l’agricoltura. 

Incentivi alla rigenerazione e adeguamento sismico
La legge prevede poi forti incentivi alla rigenerazione e interventi di adeguamento sismico ed efficientamento energetico. In particolare, saranno stanziati contributi regionali diretti (i primi 30 milioni di euro saranno inseriti nell’accordo in via di approvazione fra Regione e Governo per l’utilizzo dei fondi Fsc) e sono previsti l’esonero dal contributo straordinario per gli interventi interni alle aree già urbanizzate, la riduzione di almeno il 20% del contributo di costruzione, incentivi volumetrici legati alla qualità del progetto, oltre a procedure più veloci e snelle.  Tra le novità relative agli interventi di adeguamento sismico, vi è una norma sull’interesse pubblico di tali progetti che prevede la possibilità per il 50% dei proprietari di un edificio di imporne la realizzazione alla restante quota di proprietari qualora siano contrari.

Semplificazione
Per quanto riguarda la semplificazione degli strumenti urbanistici, la norma vuole superare il sistema della “pianificazione a cascata”, prevedendo un unico piano generale per ogni livello territoriale: per la Regione il Ptr, Piano territoriale regionale, che ricomprenderà anche il piano paesaggistico e quello dei trasporti, mentre la Città metropolitana di Bologna e le Aree vaste si doteranno di un Piano strategico territoriale metropolitano, Ptm, o d’area vasta, Ptav. Anche per i Comuni un unico Piano urbanistico generale, Pug, per stabilire la programmazione e pianificazione di tutto il loro territorio, in sostituzione del piano strutturale (Psc) e del regolamento urbanistico (Rue). I Pug saranno poi attuati attraverso “Accordi operativi”, che sostituiranno Poc e Pua e che regoleranno nel dettaglio gli interventi da realizzare. Gli Enti locali, che si doteranno di uffici di piano per svolgere le funzioni in materia di governo del territorio, avranno tre anni dall’approvazione delle nuove norme per avviare i procedimenti di approvazione e due anni per concluderli. 

Partecipazione dei cittadini
Infine, per promuovere la partecipazione dei cittadini alle scelte urbanistiche dei Comuni, il progetto di legge promuove concorsi di architettura e momenti di incontri pubblici mentre, per aumentare la trasparenza e la legalità dei progetti urbanistici ed evitare infiltrazioni mafiose o corruttive, si prevede l’impegno a recepire le disposizioni dell’Autorità nazionale anticorruzione e l’inserimento di informazioni antimafia per la validità degli accordi operativi, pena la nullità del procedimento. Assieme alla proposta di nuova legge urbanistica, la Giunta ha approvato anche un progetto di legge per aggiornare la disciplina regionale in materia edilizia (la L.R. n. 15 del 2013), adeguandola alle recenti innovazioni apportate dallo Stato, con i decreti attuativi della legge Madia, che semplificano i titoli edilizi e il rilascio dell’agibilità degli immobili. 

I COMMENTI

“Il nostro campo di sfida è migliorare ciò che abbiamo costruito e assumere come cardine uno sviluppo che guardi alla competitività e alla sostenibilità ambientale considerando il suolo come una risorsa limitata”, spiega l’assessore regionale alla Programmazione territoriale e infrastrutture, Raffaele Donini. “Abbiamo approvato il nuovo testo dopo un ricco confronto con i territori, gli amministratori locali di tutte le province, le associazioni di categoria, ambientaliste e i professionisti per una svolta culturale del nostro modello di sviluppo. La richiesta che oggi emerge è quella di un piano che riqualifichi quanto c’è, migliori le condizioni di vita e funzionamento delle città, dia nuove prospettive al riuso di aree ed edifici e contrasti il degrado, limitando le nuove costruzioni. In questo contesto- chiude l’assessore- con la nuova legge tuteliamo anche la competitività del nostro territorio, salvaguardando gli insediamenti produttivi strategici e le opere pubbliche”.

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