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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Vicepresidenza del Consiglio: l’opposizione unita su Piroli (Pd), ma il centrodestra non vota

Dopo le dimissioni di Dagnino (5 Stelle) le minoranze puntano sulla consigliera del Pd. Ma il centrodestra insorge e fa mancare i voti necessari per l’elezione: «Non ce lo avete detto»

Lo statuto comunale parla chiaro: il ruolo di vicepresidente del Consiglio spetta alla minoranza. Dopo le dimissioni a sorpresa del pentastellato Sergio Dagnino, il Consiglio era chiamato così a esprimere un nuovo rappresentante, scegliendolo nei partiti che stanno all'opposizione. Dal centrodestra erano state palesate, dietro le quinte, diverse disponibilità a votare insieme il prescelto dalle minoranze. Forse, però, il centrodestra si aspettava un altro nome. Magari quelli di Stefano Cugini o Christian Fiazza del Pd. Invece dalla “rosa” dei dem, è emerso quello di Giulia Piroli. A proporla in aula è stata la collega di partito Giorgia Buscarini. «È stata scelta Piroli – ha detto Buscarini - da tutti i consiglieri delle minoranze, per la sua competenza e la sua passione. Abbiamo la ferma certezza di offrire al presidente Davide Garilli un collaboratore di garanzia e presidio, in grado di sostituire Dagnino». Buscarini ha chiesto «un voto unanime» da parte dell’aula. Che non c’è stato. Il nome di Piroli - a detta del centrodestra "non annunciato" - ha provocato fin dal principio malumori, in particolare tra i banchi della Lega. Dopo un lunghissimo dibattito l’ex assessore alle politiche scolastiche della Giunta Dosi ha ottenuto i voti, oltre che delle minoranze, soltanto di Michele Giardino (Misto) e Antonio Levoni (Liberali Piacentini), andando lontana dai 17 voti necessari per l’elezione. Tutto il centrodestra non ha partecipato al voto. Anche la seconda conta non ha portato ad ottenere il quorum, fermandosi a 11 (Piroli non si è auto votata, Fiazza era assente al momento della conta). Si rivoterà nella prossima seduta di Consiglio.

Il dimissionario Dagnino è tornato in aula sulla sua vicenda personale. «Ho dato le dimissioni da vicepresidente senza alcuna polemica, eppure sono state percepite come un attacco strumentale. È un peccato, dovete per forza vivere di contrapposizioni personali.  Potrei rispondervi con la stessa moneta, ma non voglio, non faccio politica per questo. Mi accusate di vittimismo perché vi incalzo sui temi?». Le distanze tra maggioranza e opposizione sono più lontane che mai. «Non voteremo tutti Piroli – ha subito chiarito Giancarlo Migli (Fd’I) - come ha chiesto Buscarini. Non per “motivi personali”, anche se qualcuno di noi avrebbe giustamente da dire. È stato un comunicato duro quello nei confronti di Dagnino, basta continuare a “porgere l’altra guancia”…Mi dispiace ma è così. Dopo il caso Caruso ci avete tenuto sul “banco degli imputati”…». «Migli ha ragione – gli ha fatto eco il leghista Marvin Di Corcia, recentemente protagonista di una querelle proprio con Piroli - arriva l’ora di finire di “porgere l’altra guancia”. Da quei banchi si sono levati appelli alla condivisione». «Non capisco le motivazioni di Dagnino – è la dichiarazione di Francesco Rabboni (Fi) - e nei 15 anni in cui il centrodestra è stato all’opposizione non ricordo tutta questa condivisione». «Stimo Dagnino – è intervenuta anche il sindaco Patrizia Barbieri - e l’ho ringraziato pubblicamente. Mai messo in discussione come ha svolto il ruolo di vicepresidente. Sono rimasta stupita dalle sue dimissioni perché non c’erano stati fraintendimenti, prima di allora. Anche per me la sua motivazione è poco credibile, sono dispiaciuta, ma non ho capito il gesto. Nessuno ha mai dato coltellate a Dagnino in questi anni».

 

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