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10 cose da sapere sul capodanno cinese

Dalle buste rosse ai segni zodiacali, dalla festa di primavera al festival delle lanterne: ecco una guida alla mitologia e alle tradizioni del capodanno lunare, che si festeggia in larga parte dell'Asia orientale

Domenica 22 gennaio si è festeggiato il Capodanno cinese, e siamo ufficialmente entrati nell'anno del coniglio. Quando i componenti più anziani della famiglia aprono le hongbao, significa che il capodanno cinese è ormai arrivato. Dentro quelle buste rosse ci sono delle banconote, infilate dalle figlie e dai figli in età lavorativa. Buste che vengono aperte anche dai componenti più piccoli, anche se in quel caso le banconote dentro le buste sono un po' meno. Sono passate già alcune settimane dall'inizio del 2023, eppure c'è una parte di mondo (e pure bella grossa) che festeggia solo in questi giorni l'inizio del nuovo anno. Si tratta di quella parte di mondo che celebra il cosiddetto capodanno lunare.

Perché si chiama capodanno lunare o cinese?

La festività si chiama capodanno lunare perché segue il calendario lunisolare, i cui mesi sono cicli lunari. In Asia orientale si individua la data seguendo il calendario cinese ed è per questo che molto spesso nel mondo ci si riferisce alla festività chiamandola capodanno cinese, pur venendo celebrata non solo nella Repubblica popolare cinese ma anche altrove.

Dove si festeggia?

Il capodanno lunare si celebra in gran parte dei paesi dell'Asia orientale, seppure molto spesso con tradizioni, rituali e simbologie diverse. Oltre alla Cina continentale, si festeggia ovviamente anche a Taiwan, il cui nome ufficiale è d'altronde ancora Repubblica di Cina e ha talvolta preservato persino tradizioni più antiche della cultura cinese. Fuochi d'artificio anche in Corea del Sud e in Vietnam. Non in Giappone, che ha abbandonato la tradizione già nel 1873.

Quando si festeggia?

Si festeggia ogni anno tra il 21 gennaio e il 20 febbraio del calendario gregoriano. Per il 2023 è caduto molto presto, ovvero il 22 gennaio. 

Qual è la sua storia?

In ogni luogo ci sono racconti diversi. Il capodanno cinese ha una storia di circa 3.500 anni. Si ritiene che possa aver avuto origine nella dinastia Shang (1600-1046 a.C.), quando le persone tenevano cerimonie sacrificali in onore di divinità e antenati all'inizio o alla fine di ogni anno. Era diventata soprattutto un'usanza per benedire i raccolti al volgere del cambio delle stagioni. Nel corso dei secoli si aggiungono nuove tradizioni, come quelle di mandare biglietti di auguri, consegnare torte e soldi ai parenti. In due riprese, i governi cinesi hanno cercato di eliminare la tradizione, salvo poi reintrodurla. 

La prima volta è successo nel 1928, quando nell'allora Repubblica di Cina (che a quel tempo governava tutta la Cina continentale ma non Taiwan, colonizzata dal Giappone) il governo nazionalista del Kuomintang decretò che il capodanno sarebbe caduto il 1 gennaio del calendario gregoriano. La decisione fu abbandonata a causa della schiacciante opposizione popolare. Nel 1967, durante la Rivoluzione culturale lanciata da Mao Zedong, le celebrazioni ufficiali furono vietate ma le vecchie abitudini furono ripristinate nel 1980, quando Deng Xiaoping lanciò l'epoca di riforma e apertura.

Perché questo è l'anno del coniglio (ma in Vietnam del gatto)?

Così come si è abituati in Occidente, anche in Asia ci sono 12 segni zodiacali. Non sono però gli stessi. E soprattutto la logica con i quali vengono assegnati è diversa: non variano a seconda del periodo dell'anno in cui si nasce, ma proprio dall'anno. Cioè a ogni anno corrisponde un segno diverso. E il ciclo si ripete dunque ogni 12 anni. L'anno che si apre il 22 gennaio sarà appunto quello del coniglio, mentre il precedente era quello della tigre. Nel 2024 toccherà al dragone. Non dappertutto però è così. Vietnam e Cina condividono 10 dei 12 segni del calendario zodiacale, ma i vietnamiti onorano il gatto invece del coniglio e il bufalo invece del bue. Quest'anno, infatti, ad Hanoi e dintorni si festeggia non l'anno del coniglio, ma quello del gatto.

Qual è la leggenda alla base dei segni zodiacali?

Secondo il mito, i 12 animali dello zodiaco cinese sono stati selezionati attraverso una gara. Per vincere, gli animali dovevano attraversare un fiume a corrente rapida e raggiungere il traguardo sulla riva. Dopo varie peripezie, ad arrivare per primi sono in questo ordine: topo, bue, tigre, coniglio, dragone, serpente, cavallo, capra, scimmia, gallo, cane e maiale. L'ordine del calendario lunare segue l'esito della gara, dove il topo è il primo animale a iniziare la sequenza e il maiale è l'ultimo. 

Come si festeggia?

La notte dell'ultimo dell'anno è caratterizzata da un ricco banchetto. Dopo cena, è tradizione comune andare nel tempio più vicino. Anche per i tanti non religiosi, in molti casi si tratta più di un rito che di un atto di fede. Le celebrazioni si snodano poi lungo ben 15 giorni, con un calendario più denso nei primi giorni. A partire dal capodanno vero e proprio, noto come Festa di primavera in cui si è chiamati all'accoglienza delle divinità del cielo e della Terra a mezzanotte. È una pratica tradizionale quella di accendere fuochi d'artificio, bruciare bastoncini di bambù e petardi. Ci sono poi (anche all'estero) gruppi di danza del leone, nati per allontanare gli spiriti maligni. È il giorno anche in cui si scambiano le buste rosse. 

E sempre il rosso è il colore fortunato, che nel periodo delle festività campeggia davvero ovunque. Il secondo giorno prevedeva un tempo che le figlie sposate facessero visita ai genitori, perché solite restare in compagnia delle famiglie dello sposo. Ora è prassi comune fare un anno a testa: una volta dalla famiglia dello sposo, la volta successiva da quella della sposa. Le tavolate sono spesso immense. Si tratta di un periodo tradizionalmente prospero per i botteghini delle sale cinematografiche. 

Che cos'è il festival delle lanterne?

Il quindicesimo giorno è noto come festival delle lanterne, a simboleggiare il definitivo addio all'anno vecchio e l'accoglienza all'anno nuovo. La tradizione è quella (soprattutto per i bambini) di uscire di sera con delle lanterne di carta. Ora le diverse comunità fanno a gare per chi mette a punto le lanterne più luminose e spettacolari.

Che cosa si mangia?

Davvero di tutto, a seconda del paese o della regione in cui ci si trova. Dai piatti di carne (in particolare maiale e pollo) a quelli di pesce. Dall'hot pot alle carni stagionate in cera come l'anatra e la salsiccia cinese, fino ai frutti di mare. Molto quotati i ravioli e i granchi. Dipende davvero dalla zona, ognuna con le sue tradizioni culinarie. Una cosa è certa: si mangia tanto. E si beve altrettanto. In Cina continentale via libera al baiju, a Taiwan quasi impossibile non imbattersi in una bottiglia di kaoliang, il liquore di sorgo prodotto soprattutto a Kinmen, piccolo arcipelago che si trova (nel punto più vicino) a 2 chilometri da Xiamen e dalla costa della Repubblica popolare. 

Perché in Giappone non si festeggia ma a Okinawa sì?

Molto prima che Okinawa diventasse la prefettura più meridionale del Giappone, era l'antico regno delle Ryukyu, con una forte identità culturale che ancora oggi si mantiene forte anche per i trascorsi storici recenti in cui le isole di cui fa parte (le Ryukyu) si sono sentite e in parte sentono ancora un corpo estraneo rispetto al corpo principale del Giappone, a cui sono tornate solo nel 1972. Quasi 30 anni dopo la fine della seconda guerra mondiale. Nel 1300, le relazioni tra il regno delle Ryukyu e la Cina erano molto forti. I tratti della cultura cinese furono plasmati nella cultura locale in via di sviluppo. Uno di questi tratti è il calendario lunare, che ancora oggi resta seguito a Okinawa e dintorni. Ma non a Tokyo e nel resto del Giappone.

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