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31 maggio, Giornata mondiale senza tabacco

In Italia si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93mila morti ogni anno

Secondo il sito del Ministero della Salute, il fumatore diventa policonsumatore e l’allarme è soprattutto per gli adolescenti: più di un terzo degli studenti tra 14 e 17enni che assumono nicotina utilizza uno dei prodotti disponibili sul mercato, e una quota consistente li usa tutti. Cala il numero complessivo di fumatori in Italia, ma aumenta il numero di sigarette fumate. A dirlo è il Rapporto Nazionale sul Tabagismo diffuso nell’ambito del XXV Convegno “Tabagismo e Servizio Sanitario Nazionale”, tenutosi all’Istituto Superiore di Sanità, in occasione della Giornata mondiale senza tabacco, che si celebra ogni anno il 31 maggio.

Qualche dato

Sempre secondo le fonti ministeriali, in Italia si stima che siano attribuibili al fumo di tabacco oltre 93mila morti ogni anno. Il tabacco provoca più decessi di alcol, aids, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme. Il fumo di tabacco, in particolare, è una causa nota o probabile di almeno 25 malattie, tra le quali bron­copneumopatie croniche ostruttive e altre patolo­gie polmonari croniche, cancro del polmone e altre forme di cancro, cardiopatie, vasculopatie.

Circa il 50% dei fumatori muore in media 14 anni prima dei non fu­matori e i fumatori sono affetti per più anni da condizioni precarie di salute nel corso della vita. 

Il fumo materno durante la gravidanza aumenta il rischio di basso peso alla nascita, prematurità, mortalità perinatale, morte improvvisa in culla, affezioni broncopolmonari, deficit mentali e comportamentali; mentre l'esposizione al fumo passivo durante la gravidanza è legata a un aumento del rischio di aborto e di malformazioni congenite. Anche il fumo paterno, prima e durante la gravidanza, ha un impatto negativo sulla salute del nascituro, causando un aumento del rischio di leucemia linfoblastica acuta ed è associato a tassi più elevati di altri tipi di tumori.

Alcuni studi evidenziano anche che il fumo passivo può avere un impatto intergenerazionale: per esempio, nipoti di donne che hanno fumato durante la gravidanza hanno maggiori probabilità di sviluppare l’asma. I bambini esposti al fumo passivo sono più a rischio di bronchiolite, polmonite e altre infezioni respiratorie e hanno anche maggiori probabilità di essere ricoverati in ospedale per l'asma, di sviluppare malattie dell'orecchio medio e di morire prima dei 5 anni; inoltre, sviluppano maggiormente problemi comportamentali e scolastici e bambini con caregiver che fumano hanno quasi il 70% in più di probabilità di iniziare a fumare entro i 15 anni.

Fonte: Ministero della salute

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