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Se si sta attenti all’illuminazione ci guadagnano ambiente ed economia

La Regione approva una nuova direttiva sull'inquinamento luminoso per promuovere il risparmio energetico e salvaguardare l'ambiente

Se dallo spazio si scattasse una fotografia, risulterebbe subito chiaro: l’Italia è uno dei Paesi a maggiore inquinamento luminoso e spreco energetico. Lo ha fatto, recentemente, l’astronauta italiano Paolo Nespoli, che, in orbita sopra la Terra, ha distinto nettamente la nostra penisola proprio per via dell’illuminazione notturna.
Si tratta di luci in molti casi inutili, dannose per l’ambiente e comunque insostenibile per un Paese come il nostro che non è dotato di importanti fonti energetiche.

A dare sostanza con i numeri a questa realtà è la recente ricerca svolta dall'Enea nell'ambito del Progetto Lumière, che ha l’obiettivo di promuovere l’efficienza energetica nel settore dell’illuminazione pubblica e in particolare favorire la riduzione dei consumi di energia elettrica degli impianti d’illuminazione dei Comuni. Risulta infatti evidente come l'illuminazione pubblica costi molto cara alle casse degli enti locali: complessivamente circa un miliardo di euro all’anno, vale a dire poco meno di 20 euro ad abitante. Secondo la Fire (Federazione italiana per l'uso razionale dell'energia https://www.fire-italia.it/), il costo dell'illuminazione pubblica si aggira fra il 15 ed il 25% del totale delle spese energetiche di un Ente locale, e può raggiungere il 50% di quelle elettriche.

A consumare il grosso dell'energia sono ovviamente i lampioni per l'illuminazione stradale, per i quali viene impiegato circa il 90% della cifra, il restante 10% va speso per i semafori. Spendiamo così molto più della Germania (consumiamo il doppio dell’energia dei tedeschi) e di altri Paesi industrializzati, quando basterebbero semplici tecnologie per abbassare drasticamente i consumi, con beneficio per le nostre tasche e per l’ambiente. Ad esempio impiegando alimentatori elettronici si riducono  i consumi di energia elettrica fra il 5 ed il 10%, mentre con l’installazione di riduttori di flusso si risparmia dal 15 al 30%. Abbassando il livello di illuminazione nelle ore in cui il traffico è più scarso si conterrebbe ancora di più la spesa.

Nella direzione di una sempre maggiore attenzione alla salvaguardia della salute e dell’ambiente va la  DGR 1688, l’ultima direttiva regionale in materia di Inquinamento Luminoso e risparmio energetico in applicazione della LR. 19/2003, recentemente approvata dall’Emilia Romagna.
La Nuova direttiva, sostituisce quella precedente e integra i contenuti della Circolare esplicativa delle norme, introducendo nuovi e importanti elementi finalizzati a una sempre maggiore attenzione alla salvaguardia della salute e dell’ambiente.
Per la prima volta in Italia in una legge regionale sull’inquinamento luminoso – che riguarda il settore dell’illuminazione esterna sia pubblica che privata -, le maggiori tutele richiamano i principi del Green Public Procurement.

L’inquinamento luminoso viene infatti definito come ogni forma di luce artificiale che si disperde al di fuori delle zone a cui è funzionalmente dedicata e se orientata oltre la linea di orizzonte È poi ora anche identificabile come quella luce artificiale che induce effetti  negativi conclamati sull’uomo o sull’ambiente ed è emessa da sorgenti, apparecchi, impianti che non rispettano la legge o la direttiva.

Sono tre le novità più importanti volte ad aumentare la salvaguardia per l’ambiente naturale (inteso come animali, piante e visione e conoscenza del patrimonio celeste).
Innanzitutto vi è un’estensione delle aree individuate come Zone di protezione:  si confermano le Aree Naturali Protette ed i Siti della Rete Natura2000 (SIC e ZPS) e si aggiungono anche i corridoi ecologici.
Vi è poi una riduzione del numero di Zone di protezione attorno agli osservatori, ed aumento dell’estensione della zona più piccola. Mentre nella vecchia normativa venivano attribuite 3 zone, la prima di 25 km attorno agli osservatori professionali, la seconda di 15 km attorno agli osservatori non professionali di rilevanza nazionale e regionale e la terza di 10 km attorno agli osservatori non professionali di rilevanza provinciale, con la Nuova direttiva sono confermate solo le due zone più estese, attribuendo pertanto quella di 25 km agli osservatori professionali (osservatori gestiti per lo più con fondi pubblici, dove è svolta attività professionale) e quella di 15 km a tutti gli osservatori non professionali (osservatori gestiti con fondi privati dove è svolta attività amatoriale), a prescindere dalla rilevanza territoriale.
Sono, infine, state introdotte delle limitazioni nell’uso del tipo di sorgenti: è permesso solo l’uso di  sorgenti luminose al sodio alta pressione.

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