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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Cosa vuol dire essere il guardiano di una diga

Custodire un tesoro naturale: l’acqua che dalle piogge si riversa nei corsi d’acqua piacentini

La diga del Molato e quella del Mignano da un secolo danno “da bere” alle campagne della Val Tidone e della Val d’Arda.
Entrambe sono a uso multiplo, ossia assolvono diverse funzioni tra cui quella irrigua.
Due impianti strategici che necessitano di essere mantenuti in sicurezza, attraverso il controllo continuo da parte dei guardiani e dei tecnici preposti.

Ogni dato viene poi passato al Ministero delle Infrastrutture che vigila tramite l’ufficio dighe di Milano e fa delle visite periodiche.

Un’interessante intervista a Maurizio Castagnola – guardiano della diga del Molato – e a Domenico Cavaciuti – guardiano della diga di Mignano - spiega come funzionano queste due dighe piacentine.                                           

Domenico, quando è iniziata la sua esperienza come guardiano della diga?

Mio papà (Claudio) è stato custode prima di me e, avendo l’obbligo per legge di abitare nella palazzina vicina alla diga per svolgere il servizio di guardiania, la mia casa è sempre stata questa. Al piano terra c’è l’ufficio e al piano superiore il mio appartamento>.

Maurizio, anche lei vanta un’esperienza ventennale. Ci racconti come funzionano le dighe di Molato e Mignano.

< Entrambe le dighe (in gestione al Consorzio di Bonifica di Piacenza) sono ad uso multiplo perché assolvono diverse funzioni tra cui quella irrigua e, proprio per quest’ultimo scopo, vengono portate a massimo invaso trattenendo la pioggia dei mesi autunnali, invernali e primaverili per poi essere progressivamente abbassate di livello in estate per la distribuzione all’agricoltura. La diga del Molato sbarra il torrente Tidone mentre la diga di Mignano l’Arda. Esse raccolgono le piogge che si riversano negli affluenti dei corsi d’acqua a monte degli invasi formando un lago.

Per il deflusso delle acque verso valle movimentiamo gli organi di scarico (paratoie) che sono presenti alla base delle dighe, in una posizione intermedia e nella parte più alta del coronamento (camminamento). In base al livello dell’acqua presente in diga ne apriamo una piuttosto che l’altra >.

Domenico, quali sono le funzioni assolte dalla diga di Mignano?

< La diga di Mignano ha un volume massimo autorizzato di 9,8 milioni di metri cubi e, oltre alla funzione irrigua, è fondamentale per la difesa dei territori di valle perché durante gli eventi di piena viene gestita secondo quanto disposto dai Documenti di Protezione Civile (DPC) approvati e la procedura prevede che vengano scaricate a valle portate uguali o inferiori a quelle in ingresso (a monte). In pratica vengono attenuati gli eventi di piena trattenendo le piogge che altrimenti transiterebbero verso valle. In aggiunta poi la diga è a scopo idropotabile e di valorizzazione turistica per la zona >.

Maurizio, per cosa si differenzia la diga del Molato?

< La diga del Molato ha un volume massimo autorizzato di 7,6 milioni di mc. Le funzioni assolte sono le medesime ma la diga del Molato non trattiene acque utili all’uso domestico. Per contro però solo questa è utile alla produzione di energia idroelettrica avendo delle centraline in corpo diga e altre più a valle dello sbarramento.

Gli sbarramenti sono poi diversi dal punto di vista architettonico. La diga di Mignano è del tipo a gravità massiccia in calcestruzzo con blocchi di pietrame, una sorta di grande muro. Mentre quella del Molato ha un’architettura a volte sostenute da contrafforti ed è inclinata di 45 gradi. La si distingue perché la facciata verso valle è caratterizzata da una sequenza di immensi vuoti, interrotti da archi in successione. La diga di Mignano ha compiuto 88 anni da quando è entrata in funzione, mentre quella del Molato ha appena festeggiato i cento anni dalla posa della prima pietra. Entrambe sono perfettamente funzionanti e al passo con i tempi nonostante gli anni >.

Domenico, come si può mantenere due impianti quasi storici in sicurezza e in buona funzione?

< La gestione delle dighe prevede un controllo continuo e una gestione attenta. Noi abbiamo un Ingegnere responsabile e uno sostituto, il guardiano e il suo sostituto e in più altre tre figure tra tecnici e operaio stagionale. Alle dighe viene fatta una manutenzione ordinaria a cadenza giornaliera, quindicinale, mensile e semestrale. A questa, negli anni, sono state affiancate anche manutenzioni straordinarie per allinearci all’evoluzione normativa. Ogni dato viene poi passato al Ministero delle Infrastrutture che vigila tramite l’ufficio dighe di Milano e fa delle visite periodiche >.

Maurizio, quali sono i compiti che portate avanti come guardiani?

< Noi ci occupiamo in parte da soli, e in parte con i tecnici, della gestione ordinaria che comprende l’acquisizione, la registrazione giornaliera e il monitoraggio dati meteo, idraulici e strutturali; la valutazione dei dati acquisiti; la verifica funzionale degli impianti; le disposizioni e regolazioni e le piccole manutenzioni. Inoltre ci occupiamo della gestione della traversa (del Lentino a valle della del Molato e di Castell’Arquato a valle di Mignano) che, come una sorta di piccola diga, ri-sbarra il torrente e viene utilizzata a solo scopo irriguo >.

Domenico, il vostro lavoro, a parte la manutenzione che è costante, immagino abbia un andamento diverso a seconda delle stagioni, giusto?

< Sì, in estate dobbiamo regolare i flussi in uscita secondo le esigenze delle aziende agricole di valle. In pratica gli agricoltori fanno riferimento al proprio “camparo” di zona (l’operaio che si occupa della distribuzione delle acque irrigue regolando a sua volta le paratoie che sono poste all’interno dei canali di valle) che mi riferisce le necessità e, in accordo con i responsabili dell’attività, mi dà le indicazioni a cui do seguito con lo scarico della risorsa. Durante gli eventi di piena invece dobbiamo regolare le portate in uscita verso valle per la sicurezza dei territori con un occhio sempre attento alle condizioni dei territori di pianura. Pur non avendo competenza su fiumi e torrenti (Arda e Tidone in questo caso), come ente gestiamo il reticolo che collega il territorio da monte fino al fiume Po >.

Maurizio, la vostra sede di lavoro che è anche abitazione, è abbastanza isolata. Non le pesa questo?

< No, anzi, amo la tranquillità in cui è immersa. Poi mi ritengo fortunato perché la diga di cui sono guardiano mi piace molto dal punto di vista strutturale. Spesso facciamo delle visite guidate, sia a gruppi di adulti sia di studenti, e tutti rimangono affascinati da questo sbarramento che si è perfettamente armonizzato alla natura in cui è immerso >.

Domenico, lei cosa ama del suo lavoro?

< Qui ho le mie origini e quelle della mia famiglia e già questo è impagabile. Poi il mio è un lavoro che mi permette di stare all’aria aperta facendo cose anche diverse tra loro perché, oltre alla manutenzione ordinaria, facciamo spesso interventi che portano in diga ditte e tecnici da seguire e con i quali confrontarsi. Da loro imparo sempre cose nuove. Poi questo è un posto di passaggio dove ci sono sempre amici e conoscenti con cui condividere il pranzo o un caffè dopo lavoro. Infine io che sono anche cresciuto qui ho avuto la fortuna di vedere realizzati tanti interventi, anche grandi. Per esempio, dopo lavori straordinari, nel 2018 abbiamo portato la diga a sfiorare nuovamente (l’acqua è stata fatta tracimare dello scarico di superficie verso il piede della diga). Questa solitamente è una procedura che si vede una volta nella vita mentre io ho avuto la fortuna di vederla da spettatore già quando avevo 7 anni durante una fase di test della struttura >.

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