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L'intramontabile Perego: «Gioco ancora perché mi diverto»

A 41 anni sembra un ragazzino, e nonostante la lunga carriera ha vissuto per la prima volta un bel episodio: «Non mi era mai capitato, per questo mi ha fatto piacere»

A 41 anni corre sul parquet con la voglia di un ragazzino, sorride, si diverte, e visto che è un veterano con una lunga carriera in serie A2, si ricorda che è anche piuttosto bravo e per gli avversari arginarlo è cosa ardua. Così ha trascinato in diverse occasioni la propria squadra al successo. Stiamo ovviamente parlando di Riccardo Perego, ala-centro del Piacenza Basket Club del presidente Paolo Zanchin che ha dominato con 26 vittorie in 31 gare tra regular season e playoff il campionato di Promozione. Peccato per l'amaro epilogo, visto che la compagine biancorossa ha perso la finalissima contro il Reggiolo, vedendo sfumare il sogno del salto di categoria in serie D.

Ma cos'è che ti spinge ancora oggi ad indossare canotta e scarpette?

«A 41 anni qualche acciacco ce l'ho - ha esordito il giocatore -, infatti ho giocato la finale con uno stiramento al polpaccio e dopo aver saltato qualche allenamento. Il segreto però è non fermarsi, e visto che io non l'ho mai fatto penso sia questo. E' normale che ci vuole anche un pizzico di fortuna con gli infortuni più seri, cosa che può rendere tutto molto più difficile. Io non ne ho mai avuti, e non ho smesso mai di allenarmi durante l'estate quando i campionati terminavano. Poi ci vuole una bella dose di passione, di voglia, cose che di certo non mi mancano perché mi diverto ancora tanto. Giocare, divertirsi e stare insieme ai compagni, questo è il vero sport».

Perego ha sin da piccolo inseguito un sogno. Giovanissimo ha lasciato la sua Desio per trasferirsi a Montecatini, dove ha iniziato sul serio a cullare la possibilità di diventare un professionista. Poi ha giocato in tante piazze importanti, come Bologna, sponda Virtus 1934; Soresina dove con coach Trinchieri ha dato il là alla cavalcata sino in massima serie della Vanoli; Casalpusterlego, oggi Piacenza, con cui ha vinto due Coppe Italia di categoria; ma ha giocato anche alla Bakery prima di scendere in serie C con Fidenza. Solo causa la pandemia si è fermato, prima di tornare a giocare con il Piacenza Basket Club.

Cosa diresti ad un ragazzo che oggi insegue quel sogno?

«Sono andato via di casa a 16 anni, aiutato certamente dal fisico visto che ero già molto alto, per intraprendere il percorso che volevo fare. Ci credevo molto nel diventare un giocatore professionista, e con la testa dura, la determinazione, i tanti allenamenti e i sacrifici ci sono riuscito. Ad un ragazzo, oggi, dico che è difficile ma non bisogna scoraggiarsi. Nessuno ti regala niente anche nello sport - ha sottolineato l'ala-centro -, e quindi bisogna impegnarsi e metterci tanta passione anche se nei primi anni le cose non vanno come uno ci si aspetta. Lo sport è una vita di sacrifici, bisogna essere costanti e passare tante ore in palestra».

Eppure, nonostante la lunga carriera quest'anno gli è capitata una cosa che non ha mai vissuto. Un bel gesto di grande sportività che gli ha riempito il cuore. Stiamo parlando di gara 3 degli ottavi di finale contro il Guastalla, quando la squadra ospite pur avendo perso ha lasciato nello spogliatoio un bellissimo messaggio. «Nelle categorie definite minors alla base dell'attività deve esserci il divertimento, lo stare insieme, fare aggregazione, che sono i veri valori dello sport. Quando poi si sale di categoria, si persegue ovviamente la vittoria e ne derivano tutte le conseguenze. Normale che quando si scende in campo tutti vogliono vincere, perché a nessuno piace perdere. Ma in questa circostanza sono altri i valori, e nonostante i tanti anni di carriera non mi era mai capitato un gesto del genere. Quel bel messaggio che ci hanno lasciato nello spogliatoio - ha continuato Perego - è stata una cosa che mi ha fatto veramente piacere. Non abbiamo fatto nulla di particolare per meritarlo, visto che li abbiamo anche battuti. Ma dopo la sconfitta, pur immaginando che fossero arrabbiati, con simpatia ci hanno lasciato questo messaggio che abbiamo molto apprezzato, perché hanno riconosciuto i meriti sportivi».

Peccato non aver coronato il campionato con la promozione!

«Sicuramente siamo contenti del percorso che abbiamo fatto nell'arco dell'intera stagione. In finale bisogna sempre arrivarci, e c'è rammarico perché quando si arriva fino in fondo si vuole vincere. La partita col Reggiolo è stata equilibrata, giocata dalle due squadre che avendo vinto il rispettivo girone meritavano di essere lì. Siamo partiti bene, con gli avversari più contratti di noi. La loro difesa ha poi aumentato l'intensità e sono risaliti sfruttando anche la loro esperienza. Noi abbiamo fatto fatica a trovare canestro - ha analizzato il giocatore -, siamo incappati in una giornata non felice al tiro con percentuali basse, tant'è che il punteggio ci ha visto segnare meno di 50 punti. La finale è stata una gara un po' bruttina, certamente non spettacolare ma di sicuro dura. Reggiolo l'ha spuntata nel rush finale, e noi purtroppo abbiamo sprecato una bella occasione».

Adesso cosa c'è nel futuro di Riccardo Perego?

«Quest'anno mi sono divertito tantissimo. Siamo stati un bellissimo gruppo ed ho avuto tanta voglia di giocare. Nonostante i tanti anni, non mi è mai pesato andare in palestra per allenarmi. Ad una certa età, con la famiglia e il lavoro ti puoi anche stancare, ma con grande sincerità non ho sentito alcuna fatica. Per l'anno prossimo non so se ricomincio, ma se dovessi andare avanti spero di ritrovare tanti ragazzi di questo gruppo e la stessa dirigenza, perché è stata davvero una bellissima esperienza, molto positiva».

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